È da mesi che aspetto Volevo essere Freddie Mercury, dalle storie di Massimiliano Parente su Instagram che avvertivano l’imminenza dell’opera. Scritto in coppia con Giulia Bignami, il libro edito dalla Nave di Teseo sarà, a detta dell’autore, il suo ultimo romanzo. La speranza è che semplicemente manchi un elemento aggiuntivo della frase: l’ultimo romanzo in coppia, o l’ultimo epistolare o chissà cos’altro. Altrimenti posso sperare che sia solo un modo per confondere il lettore tra la realtà e la finzione letteraria.
Il protagonista è Massimiliano Parente nella parte di sé stesso, come la coautrice e proprio come tutti gli altri attori. Emilio Pappagallo, Giorgio Vallortigara e Piersandro Pallavicini compaiono “con la partecipazione speciale di” tra le mail dei due autori. Da una parte c’è uno scrittore che non ha più stimoli, consumato dalle sue opere e dai pensieri, dedito all’alcool e i videogiochi, con la depressione in agguato; dall’altra abbiamo una vera amica, oltre che chimica e scrittrice. Tra l’altro ho potuto saggiare la sua bravura con la penna e sono già curiosissimo nei riguardi del suo primo romanzo, La zattera astronomica.
Parente è ossessionato da Freddie Mercury, un uomo così grande nella sua arte da non avere eguali. Anzi, averlo definito “uomo” potrebbe valere come bestemmia nei confronti di un dio della musica. Nella realtà c’è un cartonato a grandezza naturale in casa dello scrittore, ma la finzione letteraria inizia con l’acquisto della giacca del cantante (quella del live a Wembley) per 86000$. L’essenzialismo molecolare vince sulla razionalità, e in effetti Giulia Bignami prova a far ragionare Parente molte volte, quasi sempre con scarso successo.
Con una truffa a diversi editori – ah, la bellezza degli anticipi! – e un aiuto dalla mamma, la giacca diventa il primo scalino importante verso una pazzia che sfocerà direttamente a Garden Lodge, l’ultimo domicilio di Freddie. Dacché l’autore avrebbe dovuto scrivere un libro su Mercury, si ritrova a conoscere persone che l’hanno conosciuto in vita o che possono aiutare a raggiungerle, e addirittura – qui vi arriva uno spoiler decontestualizzato – partecipa a un progetto scientifico per cui dovrebbe trasformarsi nel suo idolo (vi sembrerà tutto più chiaro e plausibile quando leggerete il libro, non prendetemi per un pazzo).
In Volevo essere Freddie Mercury sono parecchi i riferimenti a entrambe le carriere, e incontriamo citazioni a quasi tutte le opere di Parente, compreso quel Parente di nessuno che abbiamo letto anche sul nostro canale, video che trovate QUI. È una summa anche di pensieri e ragionamenti che, nella finta riservatezza delle mail, sembrano più veri (come i testi scritti sui diari cantati da Venditti).
Insomma, volevo dirti, come è iniziata? Per caso, durante l’ultima intervista che ho accettato di farmi fare, per una rivista culturale dicono prestigiosa, come se ci potesse essere in Italia qualcosa di cultura di veramente prestigioso. Tutti a parlare di cultura, qui, cultura di qui, cultura di là, datemi un premio di qui, datemi un premio di là, quando in linea di massima la vera cultura è sempre stata contro la cultura, la vera letteratura contro la letteratura.
E Massimiliano Parente è davvero un uomo contro, un vero scrittore, se non il più grande scrittore italiano. Lo disse al Maurizio Costanzo Show, e la promessa è stata mantenuta. Volevo essere Freddie Mercury è un ottimo romanzo di chiusura, e rimarrebbe ottimo anche qualora non fosse l’ultimo. Lo stile è sempre caustico e crudo, seppur così ben scritto con le sue strutture complesse di frasi e i voli pindarici ad hoc.
Come tutti i grandi romanzi, le occasioni per riflettere sono a ogni angolo. E come per ogni libro di Parente, è sempre il momento di rileggerlo. Prima di quanto io creda. Dopo riflessioni sulla materia e l’effimero, restano poche certezze: mai più il film con Rami Malek; Giulia Bignami è da approfondire assolutamente; John Deacon è l’unico ad aver capito cos’è successo quel 24 novembre 1991.