L’adolescente, è cosa nota, è come Balto: sa solo quello che non è. E Kat cosa non è lo sa molto bene: non è come la sua (ex) amica Lucy, sempre impegnata ad essere perfetta, con i suoi vestiti Abercrombie & Fitch e la sua pettinatura liscia e fluente. Ma non è neppure come Ashley, tutta “inchiostro sulla pelle e metallo in faccia”, ostentatamente ribelle, la punk più bella del suo giro. Al pianoforte non è brava come vorrebbe e la scuola è un vero disastro, ma ama moltissimo leggere ed è appassionata e curiosa, a differenza dei suoi amici, che cercano disperatamente di perdere il contatto con la realtà attraverso l’alcool e le droghe. Nessuno tra i ragazzi che frequenta in fondo le piace davvero, ma non sa rinunciare a cercarne l’approvazione, anche a costo di dire e fare cose che la feriscono e la umiliano.
Una sigaretta accesa al contrario è un romanzo parzialmente autobiografico. Tea Hacic-Vlahovic, scrittrice ed editorialista croata, che ha vissuto un po’ ovunque e che in Italia è principalmente nota per il podcast Troie Radicali e per aver scritto per Noisey e Vice (QUI per farvi un’idea del personaggio), mette nella storia di Kat tanto (forse tutto?) della sua adolescenza parecchio selvatica in Carolina del Nord. È anche un romanzo di formazione, pur se parecchio sui generis. Innanzitutto, perché il viaggio della sua protagonista non ha davvero una direzione chiara. Kat deve capire chi è, certo, ma sappiamo sin dall’inizio che la sua ricerca sarà vana, perché il suo è un carattere troppo complesso e stratificato per adattarsi ad un’unica definizione.
Si avvicina alla subcultura punk per sperimentare per la prima volta un senso di appartenenza che, è evidente sin dalle prime pagine, le sarà sempre precluso, perché la maggior parte dei suoi sedicenti amici, dietro alle pose da outsider e all’ansia di emergere nella “scena locale”, nasconde solo il vuoto ed un’insopprimibile infelicità. Non è un caso che quando va nel Laboratorio di Dexter, il punto di ritrovo del suo gruppo, una fun house sudicia all’inverosimile, non sappia mai come inserirsi nei discorsi, si chieda continuamente cosa sia giusto dire. Dexter, Timmino, Charlie, Jake, Ashley e tutti gli altri adolescenti disperati che le gravitano attorno non parlano mai di niente, non hanno davvero interessi o passioni, neppure per la musica, che funge solo da collante sociale. A Kat invece la musica piace davvero, il punk la fa davvero sentire libera, è nelle canzoni di Iggy Pop, dei Bouncing Souls e dei Ramones che trova una qualche forma di autenticità.
Per sentirsi meno sola e ottenere una qualche forma di affetto, Kat arriva a mettere a disposizione il proprio corpo, a lasciare che chi lo desidera ne abusi, a snaturare sé stessa nascondendo quanto in realtà sia intelligente e profonda. In fondo vuole solo sentirsi dire che è brava e bella, anche se a farlo è un ragazzo superficiale, con una scarsissima igiene personale, un uso discutibile della grammatica e un evidente problema di alcolismo, oppure il commesso di una fumetteria con la stempiatura incipiente e dieci anni più di lei.
Una sigaretta accesa al contrario spiega in maniera brutale una dolorosa dinamica che spesso si innesca tra le ragazze molto giovani, credere (per una qualche forma di maschilismo introiettato) che per risultare vincenti ed essere popolari si debbano ottenere soprattutto i favori maschili, e che per farlo sia fondamentale il sesso, anche quando non si avrebbe voglia di farne. La presa di coscienza di Kat (anche se sempre e solo parziale) ci sarà solo quando l’ultimo grande inganno, Josh, il ragazzo che credeva diverso da ogni altro, crollerà.
Per chi abbia vissuto anche solo per un breve periodo all’interno di una subcultura, con i suoi conformismi e le sue regole non scritte, Una sigaretta accesa al contrario sarà una lettura assolutamente adorabile. Ma si identificherà con Kat, almeno un po’, qualunque ex adolescente abbia dovuto imparare, a proprie spese e attraverso tanti errori, a mettere al primo posto la propria natura e i propri desideri.