Sabrina Prioli è un’aid worker che svolge il suo lavoro con una passione travolgente che trapela nella trama del racconto.

Ma è anche un diario, un viaggio, che mi ha portato a riflettere su quanto sia lunga una vita e quante cose ci possano accadere.

Il viaggio della fenice nasce per parlare di una ferita di Sabrina, una ferita invisibile, tra le più brutte da curare. Forse ricorderete il fatto di cronaca di allora: l’11 luglio del 2016 a Juba capitale del Sudan del Sud il compound in cui alloggiavano alcuni operatori è stato assaltato da dei militari. Cinque cooperanti sono state stuprate, uno è stato ferito ed un giornalista sud sudanese è stato ucciso.

Si, Sabrina Prioli era tra quelle donne, era infatti in quel compound in quella lunghissima notte di luglio.