Viva la Rai, cantava Renato Zero, e aveva ragione da vendere. Sì, hanno creato quello stile così tipico da guadagnare la presa in giro di Boris, ma ne è valsa la pena. Le luci smarmellate e la recitazione blanda è del resto una caratteristica molto anni ’90. Nei primi trent’anni invece produce sceneggiati tuttora magistrali, dai Promessi sposi all’Idiota di Dostoevskij. Negli ultimi anni lavora alacremente nello svecchiamento, dove Lundini spicca. Giovanni Benincasa dovrebbe avere almeno cinque o sei programmi l’anno. Rischierebbe l’esaurimento nervoso? Gli pago lo psichiatra, ma ne ho bisogno.

La Rai è sempre attiva nel campo culturale. I Bignomi di Benincasa? Ecco, appunto.