Squeak the Mouse – Massimo Mattioli : recensione

Pensavo di non conoscere Massimo Mattioli, quando ho comprato Squeak the mouse. È un maestro del fumetto italiano e esploro questa dimensione da sempre, davvero potevo non averlo mai incontrato? Sono cresciuto a pane, Topolino e Giornalino, ed è proprio lì che trovo il collegamento; e quasi non sembra possibile che Pinky – coniglietto rosa simpatico e positivo – possa condividere l’autore con Squeak the mouse. Leggo il volume con la giusta carica di stupore.

La serie nasce sulle pagine di Frigidaire, storica rivista emersa dalle ceneri di Cannibale. Satira graffiante, psichedelia dietro le pagine e dentro la redazione, rivoluzioni del fumetto. Tanino Liberatore, Filippo Scozzari, Andrea Pazienza. E, appunto, Massimo Mattioli. Odio le frasi nominali, ma queste due – anzi, tre – erano necessarie.

In questo contesto spuntano le tavole di un fumetto estremamente sconsigliato ai minori, che potrebbero invece subire il fascino del proibito. Anche Bart e Lisa Simpson amano Grattachecca e Fichetto per tutte quelle caratteristiche che portano le associazioni dei genitori a scrivere alle emittenti. La differenza è che il meta-cartone animato è solo violento, come se i cartoni di Willy il Coyote facessero vedere il sangue. Censurarono i Griffin per una singola puntata, la prima in cui Stewie cerca di uccidere la madre. Ecco, quelle mammine dovrebbero invece leggere la Trilogia di Mattioli per capire che i Griffin non hanno fatto nulla di eclatante.

Forse è meglio di no, devo aver esagerato: denuncerebbero la Coconino che ha avuto il coraggio di ristampare un’opera che ho amato. All’origine Squeak the mouse è una parodia di Tom & Jerry, ma si spinge ben oltre. La comicità di base è slapstick, proprio come tante produzioni di Hanna & Barbera. Aggiungiamo vagonate di splatter e sesso. Non ne trovate la poesia? Ed è anche muto, escluse le onomatopee!

Avevo paura che potesse annoiarmi, il mio dubbio era sulla mancanza di dialoghi per centocinquanta pagine. Invece volano, al punto che bisogna tornare indietro poi per ammirare i dettagli pop e le parodie nascoste tra locandine, copertine e anfratti delle vignette. Perfette sono le parole del fumettista Ratigher:

«Gatto e topo si inseguono per ammazzarsi: così è la trama di questa pietra miliare del fumetto mondiale, che a quarant’anni dalla sua prima pubblicazione continua a essere avanguardia ineguagliabile… Adamantino nella forma, internazionale nella lingua, Squeak è un fumetto muto, un fumetto di movimenti e montaggio che si fa capire in ogni angolo del globo… Gag pulp, strip cult, gore pop: le esatte parole dei suoni perfetti di sua Maestar Massimo Mattioli. Tremila punti esclamativi!»

Io sono un po’pudico, di quelli che arrossiscono sfogliando Lando (che alla fin fine non è così forte come lo dipingono). Qui la pornografia mi ha divertito tantissimo; ho trovato anzi la scelta – anche estrema, e potrete verificare voi stessi sfogliando il volume – perfettamente azzeccata. Unisce comicità, porno, fantascienza, violenza meglio di un Tarantino qualsiasi, che in effetti non ha mai legato tutte queste cose ma è tra i registi più vicini a questo calderone, contando i più noti. Rimanendo nel campo cinematografico, sarebbe una fusione tra Jess Franco e Aristide Massacesi, se solo uno di loro si fosse mai cimentato nell’animazione.

L’occasione è per tutti: per chi non conosceva il fumetto e per chi l’ha letto all’epoca, perché il terzo capitolo era inedito!

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

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