Recinzioni – Le serie – Johnny Palomba : recensione

Johnny Palomba recensisce qualsiasi cosa, infatti le prime “recinzioni” che ho sentito riguardavano addirittura Roma, usanze, vie e costumi.

Col tempo ho esplorato le sue recensioni cinematografiche, ma mancava ancora il tassello che ho tra le mani.

Recinzioni – Le serie è proprio quel che ci voleva, perché Johnny Palomba è sempre al passo. Palomba è quell’amico che dà la sua interpretazione cercando di non tirarla per le lunghe, senza quei lunghi pipponi che solitamente rischiano di tirar fuori i critici contemporanei. Non troverete – per fortuna – interpretazioni lacaniane o similari, ma tanto umorismo e descrizioni più reali di tutto il Morandini messo insieme, racchiuse in molte meno pagine e con tanta creatività in più.

chenfatti sto prete se chiama dommatteo che è umprete ma tanti anni fa faceva abbotte inzieme aun panzone colla barba e piiava a ceffoni forti tutti e allora infatti semparato. sennò nella teribbile gubbio faceva la fine dengatto surraccordo.

L’ironia romana è ben nota, ma il romanesco delle recinzioni di Johnny Palomba non è quello ripulito e storico del Belli; bensì parla la lingua contemporanea e mediobassa che possiamo ascoltare davvero per strada. C’è la velocità di racconto nel succedersi delle frasi, come l’amico che mentre parla fa pochi respiri per dire tutto ciò che gli passa per la testa per convincerti a vedere una determinata serie. Rimangono quindi parti sgrammaticate, raddoppiamenti fonosintattici, mancano persino le maiuscole. Lo scritto diventa non controllato come nella versione orale.

Ovviamente la scrittura è ben ragionata, così come l’organizzazione delle singole schede. Tutte terminano con un’ultima battuta, un guizzo, che collega la serie alla realtà prossima. Un esempio perfetto è alla fine di venticuattro. Parliamo di 24, la serie di Surnow e Cochran che mette in scena gli eventi in tempo reale: “io se dovessi fa venticuattro, du ore sto fermo sur raccordo”. E come dargli torto.

Il volume è agilissimo, al pari del linguaggio. Non bisogna per forza essere divoratori di serialità televisiva per godere del libro. Talvolta può aiutare. Leggere la descrizione del tenente Colombo mi ha divertito perché conosco bene il personaggio (oltre che per il ragionamento, che ho fatto innumerevoli volte con mio fratello):

Colommo è na guardia tenente che prima de vestisse accartoccia tutto cuello che se deve mette addosso, eppoi navorta che è tutto bello appallottolato inizia a vestisse. co le stesse scarpe a istessi pantaloni astessa cammicia e limpermeabbile da maniaco. tutti sdruciti macchiati de caffè e de cose improponibbili zozzone, unte e sugnose che se magna sempre colommo. chenfatti però annoi ce pare che lui è no zozzone, ma in reartà è tutta na tattica.

Eppure la mia recensione preferita è quella di Downtown Abbey, che non ho visto manco pe sbajo. In compenso conosco tanti amanti della serie, ma dai loro racconti ho capito proprio ciò che dice Johnny Palomba. Per scoprire di cosa sto parlando, non vi resta che recuperare Recinzioni.

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

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