Ho deciso di leggere Radiomorte di Gianluca Morozzi per due motivi:
1. Sono circondata da persone che adorano la sua scrittura e che ne parlano costantemente, a volte anche per intere serate;
2. Un autore che scrive un libro intitolato L’elogio di Federica la mano amica non può che conquistarmi; vi dirò che è una agevole lettura da recuperare e che non risulta mai volgare, nonostante il tema trattato, si intende. Non vi svelo altro, non parlerà di questo la mia recensione.
il romanzo sopracitato che rinominerò per compiacere il SEO, ovvero Radiomorte di Gianluca Morozzi, è un thriller che parte con la citazione di una canzone che fa intendere che il sangue non mancherà assolutamente. Sto parlando di If you want blood (You’ve got it) degli AC/DC. In realtà l’autore non descriverà situazioni splatter, ma renderà ugualmente l’atmosfera portando il lettore a vivere una tensione tale che si aspetterà da un momento all’altro trappole, torture e morti imminenti.
I protagonisti sono la famiglia Colla composta da Fabio, un marito e padre all’apparenza impeccabile che ha raggiunto una notorietà tale da aver lasciato alle spalle la spontaneità nelle conversazioni, e per lui è tutto meramente calcolato e collaudato a puntino;
Patrizia, la consorte perfetta che non sbaglia mai, nemmeno nell’abbinare scarpe e tipo di piega ai capelli;
il figlio maggiore Davide, bello e vuoto. Non sa cosa ne sarà della sua vita perché, essendo una promessa del calcio caduta in disgrazia, non ha avuto modo di coltivare il benché minimo interesse che si possa fruire con l’uso della materia grigia.
E, forse più interessante, la bella Giulia, una Liv Tyler che non si riconosce nei panni costretta a vestire, ma che sa come compiacere il padre e vivere nel frattempo la classica crisi adolescenziale di rifiuto familiare e vivere però la propria vita, nel privato.
Fabio è noto nel campo della psicologia per aver scritto il manuale perfetto su come dovrebbe essere la famiglia al giorno d’oggi: “La famiglia felice al tempo della crisi”. Un prontuario aggiornato e migliore rispetto ai canoni della nota azienda produttrice Mulino Bianco. i Colla sono dunque oggetto di numerose interviste, ospitate televisive, probabilmente future serie Rai, ma loro non si scompongono. Nessun giornalista che riesca a smascherarli mettendoli in difficoltà. Hanno studiato molto bene la loro parte, almeno per ora.
Vengono invitati per una intervista radiofonica in una stazione sperduta nelle campagne bolognesi. Qui si ritrovano davanti Kristel che li condurrà in una sala di registrazione insonorizzata in modo da iniziare l’intervista; e fa lasciare per precauzione i cellulari in un armadietto.
Con questo stratagemma di togliere i cellulari, lo scrittore Gianluca Morozzi riesce a rendere credibile quella che sarà la trappola infernale di Radiomorte. Lo scrittore emiliano in una intervista raccontava di come sia oggi più complesso confezionare la storia funzionale senza incappare nei classici buchi di trama. Tutta colpa dei dannati telefoni. Spesso vengono usati mezzucci biechi come “non c’è campo, si è scaricata la batteria” ma qui abbiamo una più fine abilità nell’eliminarli dalla storia: creano interferenza durante la registrazione.
La famiglia Colla non sa che, entrando in quella sala di registrazione, resterà imprigionata in una gabbia che potrebbe richiamare un po’Saw; non ci saranno trappole e mutilazioni tremende – richiamo del sangue alla AC/DC – ma le loro torture saranno psicologiche, il sangue che scorre è metaforico.
I dialoghi che si presentano nella narrazione sono uno degli elementi più veri e interessanti perché sono credibili e ti permettono davvero di riuscire ad immaginare la situazione. Ogni personaggio parla diversamente dall’altro e lo scrittore riesce perfettamente nell’operazione.
Spesso nei romanzi i protagonisti maschili e femminili parlano nel medesimo modo, mentre qui ognuno ha la sua identità ben distinta. Mi chiedo perché Morozzi non scriva per il cinema. Il narratore esterno è la tipica voce fuori campo, un po’americana, che si compiace nel dirti i fatti e nello spiazzarti nei momenti clou. Sono indecisa tra un Massimo Rossi, doppiatore in Thank you for smoking, o un classico e sempre attuale Roberto Pedicini.
La famiglia Colla verrà dunque smascherata dimostrandosi reale. Viene meno lo stereotipo del politicamente corretto dove non si possono dire cose sconvenienti che fanno storcere il naso ai perbenisti e saranno costretti a rivelare i loro segreti più turpi, pur di salvarsi.
Non è uno spoiler perché lo trovate già scritto nella trama della quarta di copertina: solo tre persone si salveranno e potranno uscire dalla gabbia. Chi? Dovranno deciderlo loro.
Quale persona sarà meno fondamentale, e quindi sacrificabile? Chi buttare dalla rupe, o in questo caso far morire per soffocamento, la persona che si è macchiata del crimine peggiore?
E, in ultimo, perché accanirsi proprio con questa famiglia?
Radiomorte di Gianluca Morozzi non vi deluderà assolutamente! Non vedo l’ora di recuperare Blackout, per tanti il suo capolavoro.