Ogni Teseo ha bisogno della sua Arianna (o meglio del suo filo) per uscire dal labirinto. Mettendo un attimo da parte ciò che penserebbe Sylvia Plath del paragone fra il labirinto di Cnosso e la creazione artistica e parlando più concretamente, ciò di cui tutti i lettori hanno bisogno è il filo, non quello di Arianna ma bensì quello conduttore.
Per questo è così difficile, alle volte, raccapezzarsi in una raccolta di racconti. Quasi sempre, per me almeno, ma non in Primo amore e altri affanni di Harold Brodkey (Fandango, 2022).
Quando ho scelto questo volume l’ho fatto perché un altro Harold – Bloom – aveva definito Brodkey “il Proust d’America” e Primo amore e altri affanni era l’opera che lo aveva consacrato e fatto conoscere in tutto il mondo.
Ma perché Proust? Ahimè (e shame on me!) non ho ancora letto À la recherche du temps perdu, il masterpiece del suddetto Marcel, ma chi non lo conosce? E, dopo aver letto Primo amore e altri affanni, si capisce ad occhio il perché del paragone.
L’opera di Proust aveva come tema principale ciò che ha dato vita al titolo stesso dell’opera: la ricerca del tempo perduto, ed è esattamente questo il tanto agognato filo conduttore con cui Brodkey conduce il lettore pagina dopo pagina nei nove racconti, i quali sì sono stati scritti a distanza di tempo l’uno dall’altro, ma non perdono lo stesso l’efficacia del legame datogli dalla penna dell’autore.
Primo amore e altri affanni è la ricerca del tempo perduto.
Quello dell’infanzia, soprattutto nel primo racconto Lo stato di grazia, dove il tema principale è proprio la perdita di un’infanzia normale e la ricerca spasmodica di recuperarla.
«Potevo sempre consolarmi col pensiero che il mio cervello mi avrebbe reso famoso (il cervello serviva a qualcosa, no?), ma allora sarebbero stati i miei bambini ad avere una buona infanzia, non io. Io ero irrevocabilmente defraudato ed era l’irrevocabilità che mi faceva male e mi allontanò da ogni ragionevole adattamento alla vita, fino a condurmi alla convinzione che i sogni dovevano avversarsi o altrimenti non valeva proprio la pena di vivere. E se i sogni si avveravano, allora, in un modo o nell’altro, avrei avuto la mia infanzia, un giorno.»
Un altro tempo perduto che si ricerca è quello dell’adolescenza, tema molto caro a Brodkey. In Primo amore e altri affanni (racconto che dà il titolo a tutta la raccolta), La lite, Educazione sentimentale e Allo specchio leggiamo la rabbia di questo momento della vita, la ribellione, anche e soprattutto dei personaggi femminili, la voglia di evadere dalle convenzioni, dagli stigmi e dai dogmi di una società che, in qualunque epoca, i giovani non li capisce.
Primo amore e altri affanni (il racconto)
Parla del primo amore, di ciò che ci si aspetta e di quello che in realtà è davvero. Narra le scelte della sorella del protagonista, mosse dalle pressioni della madre affinché “trovasse un buon partito” (alias un uomo ricco) che la meritasse, ma che in realtà salvasse l’intera famiglia donandogli ancora una volta la ricchezza che aveva perso. E di come lei dapprima si sia ribellata ma poi, complici le dinamiche della società che quando esci dal giro non ti fanno più rientrare, le abbia accettate. Racconta anche il primo amore del protagonista, che in una giornata di pioggia decide di andare a trovare la sua compagna di classe, Eleonora, e le dà il primo bacio.
E sì, ho un talento tutto mio nel ritrovare le “Eleonore” dei libri.
Un altro tema importante toccato in questo racconto, e che fa un po’ da trampolino di lancio anche per gli altri che seguiranno, è la felicità, nell’amore come nella vita, sempre e soprattutto per le donne.
«“Sai, credo di non essere sostanzialmente una persona felice”, spiegò Eleonora, a un tratto. “Ho sempre creduto di esserlo… La gente si aspetta che tu lo sia, specialmente se sei una ragazza.”»
Educazione sentimentale
Primo racconto dove si passa dalla prima alla terza persona, Educazione sentimentale è un proseguimento interrotto di Primo amore e altri affanni: è la storia di Elgin e Caroline, e di tutto quello che non ci aspetta possa succedere. Anche qui si sente moltissimo il contorno della società che li circonda, in particolar modo nelle scelte di Caroline. È un racconto in cui amore e letteratura si intrecciano con la poesia, sia quella vera sia quella creata dal primo incontro fra due anime in sintonia. Mi ha ricordato il perché io ami così profondamente la letteratura e mi ha fatto rivenir voglia di leggere i classici.
«Frequentava i corsi di letteratura inglese, tedesca e italiana, di storia antica e medievale, e ognuna di queste materie era piena di avvenimenti che sembravano farsi beffe di lui, poiché sembravano dire che il significato della vita, il culmine dell’esistenza, il nocciolo degli eventi era una certa emozione che gli era estranea e verso la quale aveva, molto probabilmente, un atteggiamento troppo razionale.»
«“Quello che amo è la poesia […] forse ricordava la neve. Così io sento la poesia”»
Allo specchio
È il mio racconto preferito, quello che mi ha fatto amare tutta la raccolta; è l’apoteosi del modernismo, attuale, introspettiva, dice mille cose senza esplicitarne poi molte.
Allo specchio è la storia di Laurie, giovane bellissima, che, allo specchio, si prepara per incontrare i genitori del fidanzato. Si trucca scegliendo le sembianze che vuole avere, a cui ha persino dato un nome. Si intrappola in vestiti che non la rappresentano, anteponendo l’aspetto e le aspettative al suo corpo e alle sue forme. Ricorda l’infanzia, quando non era bella come ora e l’avevano chiamata “strega” (e sul rapporto fra donne e stregoneria ne abbiamo da dire!) e si chiede cos’è ora. Alla fine però, per fortuna, Laurie sceglie sé stessa.
Mi ha stupito, ed è questo il motivo per cui mi è piaciuto tanto, la delicatezza con cui Brodkey è stato capace di tracciare l’animo femminile. Mi colma di meraviglia il come abbia fatto a passare dalla psicologia di un personaggio tanto simile a lui a quella di qualcun altro con tanta lucidità e leggerezza.
«[…] forse, l’essere una strega è qualcosa che puoi accendere e spegnere quando vuoi… […] Perfido mondo. Perfida Laurie.»
Gli ultimi quattro racconti, Laura, Trio per voci gentili, Pastorale e La Dama Bruna dei Sonetti, anche loro tessuti della stessa trama, raccontano la storia di Laura e del suo tempo perduto. Quello di una donna ancora infantile, ancora immatura, che si ritrova a non aver più tempo di essere La Dama Bruna dei Sonetti perché ora è la moglie di Martin e la madre di Fede.
Ancora una volta Brodkey mostra quanto le sue parole sappiano essere attuali e quanto sia stato bravo a scandagliare la psicologia dell’animo umano nell’epopea che ha tracciato in Primo amore e altri affanni.
Ma, soprattutto, Harold Brodkey ha mostrato, con la sua perfetta descrizione, come le fiamme e le passioni che ci tormentano durante l’adolescenza diventino poi (altri) affanni.
«Il guaio della felicità è che ti fa paura.»