Non conosco molto l’opinione delle persone in merito alle capacità terapeutiche che può avere la lettura di un libro. Non stiamo parlando dei titoli che promettono grandi risultati in pochi passi tipo “Come curare un cuore spezzato in 10 semplici mosse” o “Come accrescere la propria autostima seguendo 5 semplici step”. Parlo di letteratura, non di marketing effimero.
Nel mondo siamo decine di miliardi di persone e, certamente, al suo interno è presente un ventaglio di persone molto considerevole che non si può quantificare. Io, dall’alto del mio non essere nessuno, posso dire che sicuramente nella categoria dei lettori è possibile fare un buon decalogo ma questa non è una top ten – aspetterete ancora per avere la nostra personalissima top sui tipi di lettore.
Il mondo si divide però in due: lettori e il resto del mondo. Non mi importa se gli altri si sentono discriminati, il problema è solo vostro, se non leggete :P.
Nelle due macrocategorie dei lettori troviamo i divoratori onnivori che cercano sempre nuove voci da conoscere, da cui farsi sorprendere (ad esempio un giallo impossibile da risolvere), un modo anche per viaggiare andando oltre i limiti delle pagine, e poi l’altra categoria, quello che cerca di trovare risposte ai dubbi esistenziali, lo sprono per superare le paure, il bisogno di rivedersi in qualcuno per sentirsi meno soli, un amico che non fa sentire sprecate le lacrime versate e riesce a farti sorridere nonostante il periodo di merda.
Kalina Muhova con Prego, il suo nuovo volumetto edito da Rulez, si riconferma una delle migliori ascoltatrici che un lettore può trovare. Diversi mesi fa ho letto Scusa&grazie ed è stato un immergersi nella raccolta di alcuni momenti che mi sembrava di aver vissuto personalmente negli ultimi due anni. Una delle grandi capacità di Kalina Muhova è di mettersi a nudo in una maniera originalissima – si alternano momenti in cui sorridi sfogliando i suoi i libri e pensi “non mi conosci ma stai raccontando la mia storia”. È come se fosse la terapeuta di tutti noi: rende oggettivo un sentimento a cui non riesci a dare le giuste connotazioni, ti abbraccia quando hai freddo, riesce a farti ammettere le paure e poi strappa il cerotto, ma con un sorriso rassicurante. Ti tende la mano.
Prego di Kalina Muhova è il resoconto dopo mesi di terapia che hai deciso di fare da sola per lavorare su te stessa. È lo specchio che ti dà quello schiaffo morale e che permette di dire “come sto ora che sono passati diversi mesi?”.
Ci sto lavorando, cara Kalina, però lo sai che non è così semplice. Mi piace tantissimo che in Prego hai deciso di parlare anche un po’ di noi che, in fondo, siamo parte di te.
Un dettaglio che non va a discapito della letteratura ma che potrà solo invogliarvi ad acquistare subito il nuovo volume dell’autrice è che ha deciso di rappresentare alcuni Scusa e Grazie dei suoi lettori, amici reali e del web.
Il più bello per me è questo:

Purtroppo sull’ansia bisogna lavorarci giornalmente però, a piccoli passi, è possibile raggiungere piccoli traguardi. Il piccolo volumetto puoi leggerlo da entrambi i versi: uno di questi fa sorridere di più perché diventi protagonista della storia, come se stessi vivendo un nuovo momento della tua vita, quello da cui ti puoi voltare indietro e dire che pian piano stai raggiungendo il tuo equilibrio, anche perché ti sei circondato di persone che davvero ti fanno stare bene, e l’altro, più malinconico, che ti dice che comunque bisogna ancora lavorare sulle proprie paure.
I finali non sono i più semplici da scrivere e forse questa recensione è andata fuoristrada, ma è iniziato da poco il 2022 e sono molti i buoni propositi da perseguire quest’anno. Per ora posso dire all’autrice
SCUSA se hai dovuto raccogliere anche i cavoli miei,
GRAZIE perché le tue opere sono terapeutiche.
E per il Prego, vedremo se riuscirò a trovarne uno nel corso dell’anno.