Pino Daniele – Qualcosa arriverà

Dopo qualche anno nella lista dei desideri, finalmente ho preso Qualcosa arriverà, libro su Pino Daniele curato da Giorgio Verdelli e Alessandro Daniele, presidente della Pino Daniele Trust Onlus. Suono la chitarra per colpa del magnifico live E sona mo’, di cui ricordo a memoria ogni nota (in macchina canto anche gli assoli), da lì ho esplorato il suo intero mondo musicale.

Con Qualcosa arriverà percorriamo l’intera carriera di Pino leggendo le parole di chi c’era nella parabola creativa o nella vita di tutti i giorni dell’artista. Ritroviamo grandi nomi a partire da Renzo Arbore, il primo disk jockey a dare fiducia a un suo singolo negli esordi. Parliamo di ‘Na tazzulella ‘e cafè, ironica e sferzante ma allegra, come i programmi radiofonici del presentatore foggiano.

C’è il fratello di sempre, James Senese, sassofonista con un legame speciale con le chitarre di Pinotto: il sax di Senese è realmente il controcanto perfetto in ogni fraseggio. Le testimonianze del supergruppo sono davvero preziose, da Tullio De Piscopo a Tony Esposito fino a Rino Zurzolo.

Anch’io, come Enzo De Caro, adesso sono fedele all’esprimere un a.P. e un d.P., perché Pino è un vero spartiacque nella musica.

Perché ho aspettato così tanto per comprare questo libro? Semplice: spesso i libri fotografici raccolgono immagini che ormai sono sul web, quindi internet rende vane molte di queste pubblicazioni. In questo caso però riceviamo parecchie sorprese mentre sfogliamo le pagine, e persino un fan come me può godere di foto mai viste.

Chick Corea Sicily Pino Daniele
Lo sguardo di Chick Corea dice tutto dell’ascoltare Pino Daniele dal vivo

Illuminanti le testimonianze inaspettate, come quella del fonico di palco Stefano Dinarello o del tecnico personale Michele Vannucchi; avvolgenti i racconti di Giuliano Sangiorgi, Clementino, Peppe Lanzetta e Roberto Saviano.

Il modo ideale per chiudere l’esperienza sarebbe la visione del documentario Pino Daniele – Il tempo resterà di Giorgio Verdelli e riascoltare album sparsi. C’è l’imbarazzo della scelta, io consiglio una mia scelta totalmente personale di canzoni purtroppo sottovalutate. È difficile capire il limite, da fan sfegatato. Un esempio: ero convinto che tutti conoscessero A testa in giù e Che soddisfazione, i primi due pezzi che suono ogni volta che imbraccio una chitarra. Ne avessi mai beccato uno che le cantasse con me!

Le classifiche sono in genere da dieci posizioni ma ne userò solo nove. La decima è vostra, potete scriverla nei commenti. Io ho inserito quelle che non ho mai sentito in radio tra le mie preferite e qualcuna legata a momenti ben fissati nella mia mente.

E cerca e me capì

Una musica tanto dolce ed essenziale per un testo ricco di disillusione non dimessa. Pino cresce con la voce fino ad esprimere la tenacia con cui lotterà, che diventa quasi rabbia. È la canzone di chiusura per l’album omonimo Pino Daniele, scaletta che verso il finale prende toni più riflessivi e lenti, una progressione verso l’acustico e l’intimista.

Chillo è ‘nu buono guaglione

Siamo nel 1979 e in questo testo c’è una modernità che per assurdo manca oggi (nonostante se ne parli tanto). Il disco è sempre Pino Daniele, ma la musica è ritmata e fa venir voglia di ballare. Le parole sono comunque importantissime e la narrazione è davvero un capolavoro. Purtroppo però le parole possono variare di peso e sancire il mancato passaggio radiofonico, almeno in questi anni.

E po’che fa

Tornando dall’università dopo la bocciatura all’ultimo esame per via di un professore che aveva fretta di tornare a casa, l’avrò cantata almeno una decina di volte. Ero io a sottovalutarla perché ancora non mi ero trovato nella situazione in cui avrebbe potuto aiutarmi. Pino è un balsamo. Dopo appena un mesetto è riuscita a guidarmi verso la calma. Mi conosco, senza questa canzone avrei passato quattro mesi nell’attesa del prossimo appello per poi invischiarmi nell’articolo 575.

Lazzari felici

Anche per l’autore è una delle canzoni più belle che abbia scritto. Anche questo è un pezzo di chiusura, e alla fine di Musicante rimane un nodo creato da Lazzari felici. È straniante nella musica, perché l’accordatura è insolita – mi sono dannato parecchio per poterla suonare. Parla dei giovani con pochi soldi e tanta volontà, il mondo dei “bassi” popolati e sempre vivi, ma senza la retorica della Napoli presepistica. In realtà è uno di quei pezzi conosciuti da tutti i seguaci di Daniele, eppure è quasi misconosciuta dal grande pubblico.

Keep on movin’

Da piccolo non capivo perché questo fosse un singolo. Certo, è movimentato e le sonorità sono estremamente interessanti. Poi ho compreso la forza del testo crescendo.

E a trent’anni nun può capì’

e vulisse nu munno onesto

ma te diceno sempe ‘o stesso

‘ncoppa ‘e sorde ‘a gente nun guarda ‘nfaccia a nisciuno, a nisciuno

E a trent’anni nun può capì’

‘e canzone te fanno fesso

votta ‘ncuorpo senza sentì’

s’addeventa malamente e quacche vota onesto

Arrivato alla soglia dei trent’anni molte dinamiche della vita cambiano, e le nubi che nascondevano la realtà disvelano un mondo di gran lunga peggiore rispetto a ciò che potevamo pensare. L’unica soluzione è reagire con l’energia dell’immenso cantautore.

Qualcosa arriverà

Mai abbandonare le speranze. Evitare di guastarsi l’umore per le circostanze. La cosa pazzesca è che il messaggio è chiaro persino ascoltando la traccia strumentale. La scelta dei suoni è impressionante, e penso sia inutile consigliarvi il film con la colonna sonora di Pino. Perché l’avete già visto, VERO?

Femmena

Nel 1994 sfrecciava un Mercedes bianco da Castellammare di Stabia, direzione Francia. Anche mio padre risente dell’influenza di Pinuccio, entrando nello spirito di Che soddisfazione. Dramma: dimentichiamo tutte le musicassette a casa. Dieci giorni ad ascoltare l’unico album che era già nell’autoradio, E sona mo’.  Devo ammettere che faccio fatica a sentire la versione in studio di questo pezzo, perché per me l’unica e inimitabile rimane la versione live molto più minimale.

Gay cavalier

Questa canzone è un duetto con Richie Havens, scritta insieme e con Pino che canta il ritornello. Mia scoperta tardiva, è a dir poco pazzesca. Quando parliamo della gran capacità del cantautore di legare generi tra loro, qui abbiamo un enorme esempio della fusione musicale che riesce a uscire dalla sua complessa penna. C’è una esibizione in Rai, robba de na vorta, playback e Pippo Baudo, una chicca che possiamo immaginare anche senza vederla. L’americano non sembra abituato a suonare per finta, loro queste cose non le fanno. Godetevi la versione in studio.

Suonno d’ajere

Pino Daniele è qui più napoletano che mai. Sviscera l’essenza di Pulcinella, che ormai gli stessi napoletani non riconoscono. Il riso provocato dalla maschera è diventato sardonico, un ghigno, fino a scomparire. Rimane una rabbia da gridare contro le miserie, La voce si alza per smuovere le energie infinite di un popolo. In nome della libertà Pulcinella non cambia indirizzo, eppure si è stufato di aspettare. Anche questo può essere una sorta di inno.

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

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