Per questo mi chiamo Giovanni – Luigi Garlando : recensione

I consigli di lettura possono coglierti davvero alla sprovvista, soprattutto se inaspettati. È passato un anno però, come avevo promesso a Luca, il mio alunno della 2N, ho finalmente recuperato Per questo mi chiamo Giovanni di Luigi Garlando.

Questa premessa è dovuta perché un anno fa ho interrogato una classe di seconda media su delle letture che avevano affrontato con la loro docente. C’era questo alunno di 12 anni tutto animato, con la mascherina rigorosamente abbassata e gli occhialini, che continuava a ripetere “Prof, lei deve leggere questo libro perché è veramente bellissimo”; aveva ragione, peccato l’averla procrastinata per un anno, ma finisce sicuramente nella lista di libri che assegnerò ai miei studenti.

I protagonisti di questa agevolissima lettura sono papà Luigi e il piccolo Giovanni, nato il 23 maggio del 1992. Insieme ripercorrono la storia del noto magistrato che ha combattuto il clan di Cosa Nostra: Giovanni Falcone.

Ma non è semplicemente un narrare la biografia di un uomo straordinario che ricordiamo, con un giorno di ritardo, qui su Bookrider; insieme a Luigi Garlando ripercorriamo le vie di Palermo, il Palazzo della giustizia, le ipotetiche serate passate a giocare a ping pong e l’Albero Falcone, dove tutti possiamo appendere messaggi di speranza e di buon augurio.

In Per questo mi chiamo Giovanni vengono affrontati dei temi non semplici da affrontare, soprattutto con un pubblico di giovani lettori.

«L’omertà è la più grande qualità dell’uomo d’onore: nun lu sacciu, non lo so, non ho visto. Per me è vero il contrario: la più grande qualità di un uomo è aiutare la giustizia a punire i colpevoli e a liberare la gente dalla paura dei prepotenti»

L’autore propone questo precetto morale applicandolo, nel piccolo, anche nella realtà di tutti i giorni, come nel bullismo. È normale provare del timore di fronte a delle ingiustizie, come Giovanni nei confronti di Tonio, il bulletto della scuola che pretende ogni giorno il pizzo da alcuni compagni.

 La paura non è un sentimento di cui vergognarsi, ma uno stadio che può risultare necessario prima della presa di coscienza e raggiungere la volontà di agire, nel rispetto del diritto di sé e delle altre persone, che temono e non riescono a tirare fuori il loro coraggio.

Luigi Garlando ci racconta di come in realtà la mafia è tutt’oggi intorno a noi, che esistono i buoni e i cattivi, e che lottare per la propria libertà può fare la differenza, anche se si prova timore.

«Giovanni non ha dovuto difendersi solo dalla mafia: ha dovuto lottare anche contro l’invidia, contro l’indifferenza, contro i corvi, contro i sospetti, contro i propri colleghi; ha dovuto abbandonare Palermo perché non lo lasciavano più lavorare e si è ritrovato a Roma.»

Per questo mi chiamo Giovanni è la storia di un nostro caro amico che ha combattuto con dei “mostri”, mettendo a repentaglio la sua vita, per noi, per darci il coraggio di camminare a testa senza provare più paura.

Federica Andreozzi

Leggo da sempre, e ho deciso di diventare miope e astigmatica solo per provarlo a tutti. La mia compagna di vita si chiama Ansia, che mi somiglia ma ci vede benissimo. Recensisco di tutto, anche le etichette delle camicie, ma se mi date un fantasy non potrò che assumere l’espressione schifata in foto.

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