Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen; su questo libro avevo, ebbene sì, devo dirlo: un pregiudizio che impediva, come per i protagonisti del romanzo, la nascita di un grande amore.
Dopo un periodo di letture di classici inglesi, e anche di grandi delusioni ̶ ma di questo parlerò altrove ̶ ero decisa a non leggere Orgoglio e pregiudizio, giurando e spergiurando di averne fin sopra i capelli dei classici.
Ovviamente erano solo parole. Mi è capitato di vedere Orgoglio e pregiudizio in tv una tiepida sera di inizio estate in cui una gran noia regnava su tutto, al punto tale che persino il palinsesto era sfornito. Orgoglio e Pregiudizio rappresentava l’unica distrazione possibile. Una volta terminata la visione mi resi conto che non era poi così terribile come credevo, anzi, era stato un film piacevole. Mi approcciai al libro spinta da una grande curiosità.
La trama di Orgoglio e Pregiudizio è ormai ben nota, e ad un livello superficiale narra la storia d’amore tra Elizabeth Bennet e Mr. Darcy; e forse il mio millantato disprezzo verso il libro veniva proprio da questa parziale informazione. Unita all’apoteosi sacrale sul quale veniva posto il personaggio di Mr Darcy da numerose commedie romantiche che non facevano altro che allontanarmi dalla lettura.
Quando poi ho cominciato a leggerlo, ho capito che c’era molto di più. In primo luogo è divertente! La famiglia Bennet, con le sue cinque figlie tutte dai caratteri diversi, è un vero spasso. È una commedia dell’equivoco portata al limite.
Mr. Bennet è intelligente, sarcastico, solitario e irriverente, per tutto il romanzo viene da chiedersi come mai abbia potuto sposare la signora Bennet, non esiste donna che possa essere più lontana da lui! La risposta è poi delle più banali, soprattutto per un tipo come lui: sposata per la sua bellezza, della quale si è anche stancato piuttosto presto. Con la sua indole schietta e solitaria, che mal si addice alla società londinese dell’Ottocento, decise di ritirarsi in campagna per poter centellinare i contatti e poter godere in privato delle due stramberie; negando però così anche alle figlie delle occasioni di recarsi a Londra per una più accurata istruzione.
All’interno del libro, al contrario del film del 2005 con Keira Knightley, il ruolo di imbarazzare la famiglia viene svolto totalmente dalla madre, Mrs. Bennet, donna la cui unica ambizione è di maritare le sue cinque figlie prima e meglio rispetto agli altri. Se da un lato le sue preoccupazioni possono ritenersi fondate, poiché nessuna delle ragazze potrà ereditare la proprietà alla morte del padre, che andrà invece ad un lontano cugino, dall’altro tendo ad escludere che maritare le sue figlie non sarebbe stata la sua unica ragione di vita, anche qualora avessero potuto disporre di trentamila sterline per figlia come la piccola Georgiana Darcy.
Mrs. Bennet è tra i miei personaggi più odiati; capricciosa e la cui unica aspirazione è presenziare ai balli, e sentirsi dire che le sue figlie sono carine. Se i suoi desideri non sono accontentati, è subito pronta con teatrali mancamenti, tremori e sofferenze per i suoi poveri nervi, salvo poi dimenticare ogni cosa appena la situazione volge a suo favore.
Le famose cinque figlie sono Jane, la maggiore, la più bella e un po’ ingenua, sempre pronta a credere nella buona fede di tutti e incapace di dir male di qualcuno. La seconda è Elizabeth, detta Eliza oppure Liz, tanto cara a suo padre perché dotata di più acume e spirito d’osservazione rispetto alle sorelle. Jane ed Elizabeth sono le maggiori, e quelle che rientrano di più nei canoni della società ottocentesca; invece Mary, Kitty e Lydia sono quelle sulle quali la troppa libertà educativa lasciatagli dai genitori ha gli effetti peggiori.
I Bennet, quasi tutti, sono una famiglia stravagante per l’epoca; Mary si sente oscurata dalle altre sorelle e cerca rifugio nella costruzione di un personaggio, che vuole essere colto ma che le riesce pedante, austero e privo di vero talento. Kitty è totalmente succube di Lydia, l’ultima figlia, quella che, per mia sfortuna, caratterialmente somiglia di più alla madre.
Svogliata, ignorante, senza alcuna voglia di migliorare, sfacciata; al pari della madre ama solo i balli e i corteggiatori. Peccato che, come si vedrà poi, non abbia neppure le capacità necessarie per sceglierne uno che abbia le possibilità per permetterle di continuare ad avere questo tenore di vita. Se ritenete che il mio ultimo giudizio sul matrimonio di Lydia sia un po’ maschilista, ci terrei a precisare che si tratta di un giudizio basato sulle possibilità del quadro narrativo, e che se dovesse essere rapportato ad una Lydia Bennet del 2021 cambierebbe.
In ogni caso, a turbare la tranquilla pace dell’Hertfordshire arrivano, come un’improvvisa caduta massi, troppi eventi, tutti insieme.
Primo fra tutti l’arrivo di Mr. Bingley con le sue cinquemila sterline di rendita annua e del suo amico del cuore, Mr. Darcy, accompagnato da altre diecimila sterline. Ah sì, e poi da due sorelle e un cognato. E poi l’arrivo di un reggimento della Guardia Nazionale, tradotto giovani ufficiali in divisa con cinquemila sterline.
Dal primo gruppo, quello formato da Bingley&Darcy resteranno più colpite le sorelle maggiori. Jane e Bingley si innamorano, Darcy resta suo malgrado colpito in positivo da Liz, mentre lei lo trova insopportabile per il suo carattere altezzoso e per averla definita “appena passabile” (diciamoci la verità).
Il reggimento però porta con sé Mr. Wickham, una vecchia conoscenza di Mr. Darcy; e qui, se prima era solo l’orgoglio ad essere entrato in gioco per Elizabeth, adesso si aggiungerà il pregiudizio. Darcy nell’allegria campagna inglese si fa già da solo terra bruciata attorno, ma a porre il carico da cento sulla già cattiva opinione che in paese avevano di lui ci pensa quell’affabulatore di Mr. Wickam.
L’orgoglio e i pregiudizi che all’interno del libro ruotano intorno alla coppia Elizabeth-Darcy si ripercuotono su tutti quelli che attorno a loro si muovono. Se ̶ come ho detto ̶ per Elizabeth si parte da un’antipatia per una ferita dell’ego, a cui si aggiunge il pregiudizio alimentato dalle dicerie di Wickam, per Darcy l’orgoglio gioca contro l’amore rendendolo restio a volersi imparentare con una famiglia non solo meno abbiente della propria, ma soprattutto un po’ stravagante e a corto, alle volte, di buone maniere. Il pregiudizio nasce in lui per colpa di Mrs. Bennet (da non crederci!) che ciarlava sulla convenienza del matrimonio tra Jane e Bingley; cosa che fece pensare a Darcy che la famiglia, figlie incluse, cercassero solamente matrimoni d’interesse.
Inutile dirvi che la coppia di piccioncini Jane-Bingley verrà presto separata.
Jane Austen in Orgoglio e pregiudizio crea un manipolo di personaggi che è straordinario; è abilissima a destreggiarsi in questa matassa ingarbugliata di persone, chiacchiericci ed opinioni. Tiene le fila delle vite di tutti come un’abile marionettista e anche i personaggi secondari ci appaiono ben delineati nelle loro idee e caratterialità. Ad esempio, Mr. Collins, il famoso lontano cugino che eredita la proprietà. Lo vediamo due volte in croce, e la sua presenza è sempre secondaria o finalizzata allo sviluppo più ampio della trama. Eppure ci risulta facilissimo da comprendere, così come la sua patronessa Lady Catherine De Bourgh, le cui uniche funzioni sono di risultarci antipatica e di permettere lo scioglimento finale della vicenda.
Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen resta un testo attuale anche quando i tempi cambiano, poiché la società nella sua commistione, nei suoi meccanismi e relazioni non è cambiata poi molto. Determinanti all’interno del romanzo sono le chiacchiere da salotto, le dicerie non supportate da fatti e i giudizi affrettati; persino i due protagonisti per buona parte del romanzo sono inermi vittime di questa sequela di voci, che potranno smentire soltanto passando del tempo assieme.
Ora ditemi se questa società inglese legata da rapporti di vicinato, amicizia e parentela, non vi ricordi anche lontanamente dei microcosmi che conosciamo. Se non lo avete ancora letto, non vi ho fatto alcuno spoiler tranne un’aberrante sequela di nomi. Orgoglio e pregiudizio è un testo che è pronto a rivelarsi, con le sue scene comiche, con i fraintendimenti, i ritardi, le occasioni perdute; è un testo allegro, divertente, carico di energia e allo stesso tempo riposante, senza troppe pretese. Ottimo anche per superare il blocco del lettore. Un libro insieme al quale si sta in ottima compagnia e poi sì, magari si organizza qualche matrimonio.
D’altronde “È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.”