Andrea De Spirt, col suo romanzo d’esordio Ogni creatura è un’isola, mi ha conquistato.
Il viaggio del protagonista è costellato di incertezze: vorrebbe finire il romanzo che stava scrivendo suo fratello, e per farlo decide di andare sull’isola dove viveva e cercare tracce che possano raccontare quei pezzi di vissuto privato così difficili da raccogliere. Il testo di Andrea De Spirt è frammentato, un susseguirsi di appunti e brevi segmenti che catapultano nel racconto più di tanta letteratura lineare.
Lo sperimentalismo di Ogni creatura è un’isola è costante in tutto il suo scorrere, ma non è mai invadente; manca, per fortuna, la tentazione di inserire elementi formali sorprendenti per il semplice gusto di farlo: tutto ha sempre una giustificazione ed è al servizio del libro.
4. Prima di partire la dottoressa mi ha detto di eliminare la parola paura dal dizionario. Dalle un altro nome, un nome carino.
«Tipo pinguino?», ho chiesto.
«Sì, tipo pinguino.»
Pinguino mi sembra un’ottima parola, sono animali carini.
L’autore gioca con le convenzioni linguistiche, col modo di riportare le parole su carta, con l’elemento che plasma il mondo che ci circonda. Per questo possiamo sentir parlare di pinguini imperatori al di fuori di disquisizioni faunistiche e trovare parentesi dove non ce le aspetteremmo. Sì, perché il fratello del protagonista è dell’idea che bisogna mettere «sempre tra parentesi quello che ti sta a cuore».
50. Se credi nella sfortuna sull’isola ci sono più gatti neri che gatti bianchi o rossi o beige. Qua nascono molti gatti neri. Se credi nella sfortuna o sei superstizioso è difficile muoversi sull’isola. Ma se hai pazienza puoi aspettare che un viandante attraversi prima di te una strada dove un gatto nero è appena passato. Se sei superstizioso e pensi di venire sull’isola devi essere un superstizioso molto paziente.
L’andamento frammentario permette di tirar fuori ottimi aforismi continuamente, quasi come se si leggesse un testo di Flaiano. Dei quasi 500 pezzetti – sono numerati, non sono ancora così pazzo da contare il numero di paragrafi di un libro – ne ho sottolineati parecchi, quasi un quarto. Molti sono dei veri e propri trampolini fecondi da cui far saltare un’idea e trovarsi a riflettere per ore.
Tra elenchi, email, trascrizioni di telefonate e messaggi, inventari e simboli logici, Ogni creatura è un’isola è una sorpresa dopo l’altra. È vero, negli ultimi anni i Premi Internazionali Flaiano hanno intrapreso una linea particolare e da noi tanto apprezzata, e pensavamo fosse arrivata al suo massimo con Lingua madre; l’asticella, con il romanzo di Andrea De Spirt, si alza ancor di più.