Notre-Dame de Paris è una delle colonne portanti della letteratura mondiale. Intendo fisicamente. Victor Hugo si è dedicato, nel corso della sua lunga e prolifica carriera, a regalarci diversi mattoncini letterari e, come cantano nell’opera moderna tratta dal romanzo, «La scrittura è architettura!»
Pubblicato nel 1831, quando Victor Hugo aveva solo 29 anni, Notre-Dame de Paris è stato il suo primo vero successo letterario. Probabilmente è uno dei romanzi con più riadattamenti teatrali e cinematografici di sempre. Dai drammi in prosa ai cartoni animati, dai balletti all’opera moderna, la storia di folle passione narrata nel libro riscuote sempre un immenso successo.
Il titolo originale, Notre-Dame de Paris 1482, inquadra già da subito tempo e spazio della storia. La cattedrale è infatti lo sfondo principale di gran parte delle vicende che accadranno nel romanzo. La data scelta, 1482, non è casuale: siamo all’alba dell’età Moderna e proprio il conflitto tra Medioevo e modernità è uno dei temi che Hugo affronta nel corso del libro.
La mattina del giorno dell’epifania, sul sagrato della cattedrale di Notre-Dame, si sta celebrando la Festa dei Folli – una sorta di Carnevale – e c’è la bella gitana Esmeralda che danza; la ragazza è tanto sensuale da attrarre tutti gli uomini lì presenti.
Caso vuole che tra tutti ci siano nell’ordine: Phoebus di Chatoper, il capitano delle guardie, l’arcidiacono della cattedrale Claude Frollo e Quasimodo il gobbo campanaro. Inutile dire che il dramma è proprio dietro la porta della chiesa.
Tre uomini che manifestano tre tipi di amore, quello superficiale e carnale di Phoebus, quello proibito e sacrilego di Frollo e quello puro e mai ricambiato di Quasimodo; in mezzo c’è Esmeralda – ammettiamo che qui parlare di triangoli amorosi è riduttivo.
Tra i tre la gitana sceglie il bel capitano delle guardie il quale ahinoi sta per sposare Fleur-de-Lyse, ma non può farsi scappare la preda.
Mentre i due sono soli al val d’amore, un postribolo, Phoebus viene accoltellato da un uomo misterioso e la colpa ricadrà su Esmeralda.
Tutto è male quel che finisce male, e la povera ragazza viene incarcerata per stregoneria. Frollo le dichiarerà il suo folle amore e lei, rifiutandolo, segnerà in pratica la propria condanna a morte.
Come molti dei romanzi francesi dell’Ottocento – si pensi a Madame Bovary, La signora delle camelie o I miserabili – Notre-Dame de Paris ha, oltre ad una trama davvero ricca e complessa, una certa varietà di tematiche che lo rendono un grande classico immortale.
In Notre-Dame de Paris l’eroe è il diverso per eccellenza: Quasimodo. Gigante mostruoso, gobbo, sordo e orbo è uno dei personaggi più toccanti del panorama letterario di sempre. Il campanaro ama Esmeralda di un amore tanto puro da portarlo prima a salvarla dalla forca e, nel finale, a lasciarsi morire al suo fianco.
Inquadrato in una visione più generale del romanzo, il tema del diverso è uno dei cardini dell’opera. Esmeralda è perseguitata perché donna e gitana. Nel libro i gitani sono descritti come un popolo a sé, con una propria Corte chiamata dei Miracoli su cui regna Clopin Trouillefou, posta nelle viscere di Parigi. Il romanzo ci fa riflettere su cosa renda il diverso così sbagliato agli occhi della società (del Quattrocento? Dell’Ottocento? La nostra?).
Un grande libro non può che avere un grande cattivo: in Notre-Dame de Paris c’è Claude Frollo. È uno dei personaggi più complessi di cui abbia mai letto e ho sempre provato per lui un misto di paura, odio e fascino. Questo arcidiacono è infatti l’emblema della lacerazione tra l’integrità della fede medievale e l’umanesimo che stava nascendo nell’epoca in cui è ambientato il romanzo. Ci porta a riflettere sul radicale cambio di visione del mondo che sta arrivando (ndr. nell’opera di Cocciante, Frollo è uno dei personaggi con le canzoni più d’effetto).
Nel romanzo la modernità è incarnata da Pierre Gringoire, un personaggio che rimane sempre un po’ a lato della storia ma che è il collante della vicenda. Lui instilla dubbi non solo negli altri personaggi ma anche nel lettore; possiamo quasi considerarlo l’alter ego di Hugo. La vera chicca è che si tratta di un poeta davvero esistito.
Notre-Dame de Paris di Victor Hugo è uno di quei romanzi che non perderà mai il suo smalto e il suo fascino, sarà per il suo misto di romanticismo e impegno civile o per il fatto di farci stare con il fiato sospeso per più di 500 pagine.