Non muoiono mai – Francesco Spiedo : recensione

Non muoiono mai di Francesco Spiedo: è da molto che la lettura di un libro non mi divertiva così tanto. Leggerlo è stato davvero un piacere.

Sarà che per me la bella stagione coincide con la lettura di storie familiari. Invece che con il recupero della giallistica, come vorrebbero spronarci a fare le correnti di vendita e commercio; possono confermarlo Un’estate fa vol. 1&2 e Prendila come viene.

Tutte queste storie hanno in comune una malinconia di fondo. O forse più semplicemente un segreto, che poi in una famiglia un segreto è sempre un po’ il segreto di Pulcinella.

Perché: “Un segreto che conoscono due persone non è più un segreto.” Questa citazione mi trasmette molte Pretty little liars vibes, ‘cause two can keep a secret if one of them is dead (like se l’hai letta cantando).

Non disperate, nessuno dei protagonisti di Non muoiono mai, quelli al corrente del segreto perlomeno, è in pericolo di vita.

La storia è ambientata durante un’estate a casa della nonna a Palma Campania, provincia di Napoli. Protagonisti La nonna e tre nipoti, Enrico, Margherita e Pasquale, che alle soglie dell’età adulta si rifugiano nelle radici più solide della loro infanzia, appunto i nonni. Ma che succede se anche le radici iniziano a vacillare?

Durante la lettura sono stata accompagnata, come era accaduto per Niente di vero, dalla voce di Giorgia Fumo e dal suo sketch sulle famiglie italiane rappresentate nella cinematografia italiana; sempre sul punto di rottura, e nascosti sotto il tappeto chili di polvere.

La struttura del romanzo mi è piaciuta molto. Un capitolo ciascuno, cambiando sempre i punti di vista tra i protagonisti, Enrico, Margherita e Pasquale. Che impariamo a conoscere nelle loro fragilità, paure, da cosa scappano, e che cosa li tiene fermi.

La loro risposta ufficiale? La nonna. Un’anziana donna che ha il tempo di rivivere tutte le tappe fondamentali della vita che ha vissuto, grazie ai ricordi che conserva. Mentre i nipoti, proiettati in un futuro tutto da costruire, ne sentono il peso e ignorano quanto si possa imparare nell’ascolto senza pregiudizio o comunque sincero, altruistico.

Non muoiono mai si apre con il capitolo di Enrico, il suo cinismo, il suo disincanto e le sue bestemmie/preghiere affinché la nonna raggiungesse presto il creatore. Probabilmente questo primo capitolo non gliel’ho mai perdonato, se non verso la fine, poiché è stato il personaggio con il quale è stato più difficile entrare in sintonia.

Enrico è segnato dalla rottura di una lunga relazione e dalla perdita di un figlio durante la gravidanza. La perdita del bambino corrisponde anche alla perdita del futuro, che d’un tratto si fa incerto e solitario. Rifugiatosi nella casa della sua infanzia spera che possa essere per lui un nuovo inizio.

Per Margherita è il secondo capitolo. La nipote preferita, segnata dalla perdita della madre e da un brutto rapporto con il padre. Torna da Parigi dopo tanti anni di latitanza, anni a fingersi qualcun altro, finalmente torna a casa.

L’ultimo, anche in ordine d’età, è Pasquale. Quando anche lui raggiunge Palma Campania il vecchio trio si riforma, ma a separarli ora ci sono anni di silenzi. I cugini un tempo inseparabili devono imparare a conoscersi di nuovo. E proprio Pasquale, con la sua indole da mediatore, con il suo talento nello schivare i conflitti, darà il via ad un gioco tra di loro, facendo della nonna un oracolo da interpretare, una Sibilla cumana, una moderna Cassandra.

Tutti i capitoli sono al presente, tranne quelli della nonna, Anna, il cui nome scopriremo solo alla fine, che ripercorrono gli eventi da marzo ad aprile del ’44.

Eventi che cambiarono per sempre la sua vita. La storia d’amore tra Anna e Nicola, nella povertà delle strade di Napoli e lo strazio della guerra. Il dolceamaro delle cose che non vanno mai precisamente come devono andare, ma ci vanno più o meno, a modo loro, ma che comunque vanno.

Il tempo che sfugge è la costante che unisce i protagonisti, anche se in modi diversi. Alcuni con il rammarico di non poter cambiare le cose, altri nel non riuscire a capire che forma dargli.

“Chi tiene un briciolo di sale in zucca si accorge subito che la vita non ha senso. […] Però poi ci sta una differenza. […] Chi tiene solo un poco di intelligenza si lascia sconfiggere dall’inutilità, si avvilisce e non vive più. […] Chi di intelligenza ne tiene qualche grammo in più, invece, intuisce che la vita è bella proprio perché non tiene senso. È bellissima. Proprio perché non tiene scopo. […] Tutto puoi fare. E che ci può stare di più bello della libertà di fare quello che vuoi?”

Come si nota dalla citazione, il testo è pieno di colloquialismi. Prestiti dal dialetto, che contribuiscono a creare un’aria di familiarità, priva di formalismi, ad istituire quel famoso Lessico famigliare di cui parlava anche Natalia Ginzburg.

Proprio la colloquialità dei discorsi, la scelta stilistica delle parole, i verbi estrapolati dai costrutti dialettali hanno contribuito a creare il mio legame di lettore con l’opera. Sebbene non sia napoletana, né tanto meno campana, posso ritrovarvi tanta famigliarità con il modo di parlare del mio sud Italia e del mio nucleo famigliare.

“Quello tocca a loro di costruirsi una famiglia e le famiglie si costruiscono sulle verità. La famiglia sono loro e loro devono essere meglio di quello che siamo stati noi.”

In Non muoiono mai, ciò che veramente non muore mai sono i ricordi. Belli e brutti, reali o presunti tali, accompagnano il vissuto di ognuno. Ci aiutano a ricostruire i pezzi mancanti, a capire le mancanze e le assenze ma possono diventare anche nuova base sulla quale costruire una nuova realtà familiare.

“Ti ricordi quando ci siamo conosciuti, io e te?”

“Era la notte del 14 e il 15 marzo del ‘44 che pensavo di morire sotto le bombe.”

Invece stamme ancora ‘cca. Gli innamorati non muoiono mai, manco si l’accire.”

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

Lascia un commento