Ho letto Morsi di Marco Peano appena uscito, e avevo deciso di parlarvene nel mese di ottobre, inserendolo tra quelle letture dal sapore un po’ horror che proponiamo in vista della notte di halloween.
Quello che è successo tra il dire e il fare si chiama FLA, Festival di Libri e Altrecose, che si svolge ogni anno a Pescara nel mese di novembre.
E che crea una divergenza temporale per tutti quelli che vi partecipano, o meglio, che lavorano alla sua realizzazione, siano loro volontari o retribuiti.
Quindi, comincerò chiedendo scusa per questo ritardo, e preferendo creare una scia, sulla traccia lasciata dall’ottobre passato; ve ne parlerò ora, invece di aspettare ottobre prossimo. Rimandiamo così, ancora per un attimo, il Natale, facciamo un passo indietro e reimmergiamoci nelle atmosfere cupe di ottobre.
Morsi, letto per assoluta curiosità, data la sua copertina candida è stato una scoperta interessante, non avevo assolutamente idea di dove la narrazione mi avrebbe portato.
Il racconto, avvincente e pieno di colpi di scena, getta continue ombre sulla trama che non sembra volersi sciogliere mai. E questo, per una lettrice di gialli, rappresenta una sfida e anche, alla fine, una possibile delusione.
Perché? Perché, come emerso da numerosi confronti con il mio massimo esperto di cultura del genere horror, il mio coinquilino, la differenza primaria tra i due generi sta nello svelamento del mistero. Se in un giallo è quasi normale che alla fine assisteremo allo scioglimento finale della vicenda, lì dove tutti i pezzi del puzzle saranno svelati e incastrati a dovere, in un racconto horror il mistero resta per lo più un mistero.
Il misterioso, insito in un racconto che appartiene alla seconda categoria, deve restare tale, e anzi ne incrementa il valore agli occhi del lettore amante del genere.
La vicenda è ambientata a Borgo Loreto, un paesello tra le Valli di Lanzo, in provincia di Torino, nell’inverno del 1996.
Sonia è la protagonista, colta sulla soglia del suo passaggio dall’infanzia all’adolescenza e quindi a quello che è il mondo adulto.
Quello che succede tra la quiete di un paese ammantato dalla neve è un vero e proprio inspiegabile massacro.
Tutta la popolazione è colta da un improvviso raptus di violenza, durante il quale, l’individuo che ne è colto, la riversa su sé stesso, cominciando a divorarsi in svariati modi; addentandosi direttamente la carne oppure, se in possesso di oggetti affilanti, asportandosene pezzi e mangiandoli, senza apparentemente riuscire a percepire il dolore di quel gesto.
Una lunga scia di sangue e viscere, che parte da un episodio isolato e si allarga pericolosamente su tutto il paese e che non risparmia nessuno, neppure gli animali.
Ma che succede? Sonia non riesce a venirne a capo, proprio come non riesce ad afferrare le parole che le appaiono in sogno. Protetta a forza dalla figura austera di nonna Ada, che le impedisce di vedere chiaramente quello che succede durante le notti tra Natale e capodanno, a gennaio del 1997 Sonia cresce, scavalcando di prepotenza quelli che sono i limiti imposti da sua nonna.
Una cosa davvero interessante nella narrazione e che si ricollega al discorso iniziale sul mistero è che in molti punti questo racconto mi ha riportato alla memoria la lettura di IT: il primo motivo è sicuramente la presenza e l’azione dei ragazzini, colti nell’atto della crescita, con la scoperta del sesso e del mondo adulto. Ragazzini perché Sonia non è sola, suo primo aiutante tra tutti, Teo. E anche per Teo e Sonia, come era già stato per i giovani Perdenti IT-iani, il confronto con la paura sarà preceduto dal confronto con il nuovo sentimento di attrazione verso il prossimo. Anche se, a differenza di Stephen King, Marco Peano si dimostra più gentile e soprattutto più realistico, facendogli scambiare solo una bacio.
Il mistero invece resta, resta anche dopo lo sciogliersi della vicenda, resta anche dopo l’ultima pagina del libro e questa è la stessa cosa che avevo lamentato nel già citato libro di King.
All’interno di Morsi, troviamo la figura della masca, la strega, la guaritrice. Una figura di tradizione popolare italiana, della quale devo confessare la mia ignoranza e che invece ho poi ritrovato in maniera molto simile anche in Puglia nella mascia, per cui la mia lacuna non trova giustificazione nel fatto che non ho mai visitato il Piemonte.
In ogni caso, la figura della masca, come tutte quelle delle tradizioni popolari è ammantata di segreto, timore e rispetto, tra chi ci crede e chi la teme.
E nel piccolo paese di Borgo Loreto ne troviamo più d’una.
Ed è proprio una masca la causa della scia di morte che si è abbattuta sul paese, vendetta, crudeltà, cattiveria, non ci è dato sapere cosa ne ha scatenato l’ira. Ma nel finale resta sempre quel senso di non ho capito, che da sempre mi appartiene quando leggo un horror.
L’implosione, del cattivo, del paese, del male più puro che sconfina nell’universo, mi basta e non mi basta.
Potrebbe però essere un mio personale accanimento sui finali, così come quando mi accanisco sugli incipit, quindi non sento di potermi sbilanciare di più.
Fatto sta che per la notte di halloween, anche se siamo quasi a dicembre, resta una lettura perfetta, intrigante, complicata e insanguinata che vi terrà con il fiato sospeso, e la lunghezza è anche meno spaventosa di quella di un King!