“Alessandro Febo è un artista con una bontà d’animo sempre più rara. Potrei banalmente dire che è evidente dal suo sguardo, ma la sua professione potrebbe tradirlo. Da attore potrebbe fingere occhi melliflui fino a ingannare anche il più scafato critico. Eppure la mancanza di malizia sgorga in piena nel corso delle sue produzioni scritte, come avrete osservato nel presente volume (o siete così scriteriati da aver letto la postfazione prima del libro?). La frase tra le parentesi tonde è indicativa, perché la mia indole viaggia all’opposto. Laddove Alessandro potrebbe ironizzare, opterei per un malsano sarcasmo sardonico. Per quale motivo, quindi, mi sono legato a La solitudine del mare e L’ultimo round?
È presto detto: yin e yang hanno bisogno l’uno dell’altro, e le due grandi categorie sentono una pressione costante verso il centro di questo cerchio perfetto. Febo sprigiona una luce interiore che mi spinge a uscire dall’antro tenebroso per una boccata di purezza. Gli eroi di Alessandro sono così come li leggiamo, diretti a far trionfare il bene sul male. Le sue storie sono percorsi di iniziazione verso una positività che stiamo (non più lentamente) abbandonando.”
Così inizia la mia postfazione alla seconda opera di Alessandro Febo, un testo che seguo da prima della pubblicazione – figuriamoci, non ero ancora partito alla volta di Milano! Con gran felicità ci siamo visti per festeggiare la pubblicazione, anche se solo ora. Per l’occasione abbiamo chiacchierato molto del libro e non, ma bando alle ciance, eccovi l’intervista:
L’ultimo round è il tuo secondo romanzo. Porti una storia di passione ma anche di redenzione del protagonista Alessandro Silvestri. Ma dov’è che nasce l’idea de L’ultimo round?
L’ultimo round nasce per una serie di situazioni che si sono create nella mia vita passata di sportivo e atleta, prettamente vicina al film perché ho scritto di pari passo romanzo e sceneggiatura. Ho ripreso un mio soggetto che ho sviluppato nella quotidianità, durante i miei allenamenti intensi di pugilistica stando vicino ad altri campioni del pugilato di livello nazionale e di più. Ho avuto grandi maestri che mi hanno allenato; tra la mia storia e la loro, ho cercato di rendere omaggio a tutti noi. Lo sport una volta era visto come sacrificio e modello di vita per affrontare tutte le difficoltà.
Ecco, oltre la vita reale che tu hai potuto trovare nella scrittura di questo romanzo, ci sono altri riferimenti artistici che hai preso a esempio nella stesura?
Riferimenti artistici ci sono sempre, è inevitabile prendere spunto da ciò che si legge o si studia o si vede; sicuramente c’è tanto del mio passato nei film e nei libri, e magari c’è anche un’idealizzazione di cosa vorrei dallo sport o dalla quotidianità, far uscire personaggi migliori rispetto a ciò che ci offre la realtà.
Alessandro Febo combatte, così come combattono i suoi protagonisti, per migliorare ed equilibrare tutto ciò che c’è intorno. Queste tue lotte come si sono evolute dal primo al secondo romanzo?
Innanzitutto il tempo passa e divento grande, quindi mi stanco di più (ride, ndr.). Nello stesso tempo si sono evolute con più maturità. Il primo romanzo è stato scritto solo ed esclusivamente buttando fuori tutto quello che avevo, mentre questo è più ragionato. È più attento nelle scelte narrative e nella formazione dei personaggi. Il protagonista incontra molte donne e la redenzione… beh, forse sto dicendo un po’troppo. È un percorso da scoprire.
Nel tuo romanzo combatti anche certi stili di vita, principalmente contro gli eccessi che finiscono per essere negativi non solo per il singolo ma anche per chi sta intorno. Coincide col tuo punto di vista?
Certo! Nella mia vita ho trovato gli eccessi, li ho scelti, ma li ho anche vinti perché avevo una base molto forte tra valori, famiglia ed educazione. Ovviamente i valori sono usciti fuori e mi hanno aiutato nei momenti più difficili. Regalano una via migliore per il protagonista e per tutti quelli intorno.
Questa scelta pesa, perché è più facile essere un cattivo che un buono. Il teatro insegna a mettersi nei panni degli altri, ed è perfetto per capire l’importanza del rispetto verso l’altro, la comunità. Io amo la libertà intellettuale, diversa da quella anarchica. Purtroppo è pieno di persone che se ne fregano, anche nel piccolo. Forse ho un’idea che sembra di un’altra epoca, ma non credo di essere io il problema.
Possiamo considerare L’ultimo round un balsamo per chi è arrabbiato per la realtà che ci circonda, una sorta di prodotto da applicare per stare meglio con sé stessi?
Lo spero, il mio obiettivo sarebbe quello. Durante le presentazioni mi è stato proposto anche di fare lezioni su bullismo, droga, discriminazioni, … Ci sono sempre state e ci saranno sempre; vivremmo meglio con pene maggiori. Rispettare le regole dovrebbe essere la normalità. Io spero e mi auguro che il romanzo possa aiutare chi ha deviato dalla linea retta, perché è difficile rialzarsi quando tutto sembra andare contro, anche i sistemi che ruotano intorno alle persone.
I messaggi del libro sono molto positivi. Lo consiglieresti per le scuole?
Io lo consiglierei, avevo già in mente di farlo col primo romanzo ma a quanto pare il sistema è complesso e bisognerà aspettare settembre per diffondere questi messaggi quanto prima. La bontà e la rettitudine non sono caratteristiche da “sfigati”, come molti sembrano pensare al giorno d’oggi.
C’è anche un film legato al libro. Quando potremo vederlo, pur sapendo delle difficoltà degli ultimi due anni per produzioni e distribuzioni?
Questa domanda mi porta a una risata con una punta di nervosismo, perché purtroppo L’ultimo round sembra non trovare la luce. Abbiamo avuto la pandemia, ho fatto una prima scrematura di montaggio, ho dovuto eliminare personaggi marginali e bisogna girare nuovamente delle scene per migliorare lo stile per via dei problemi riscontrati nel filmare con le varie restrizioni. Sto cercando comunque soluzioni, perché non ci si ferma mai.
Ci leggono tanti scrittori in erba, quindi ti chiedo: come ti sei trovato con la LFA Publisher di Lello Lucignano?
Devo dire che si sono rivelati dei veri professionisti. Ho avuto la fortuna di avere il contatto tramite un amico autore, Beniamino Cardines. Mi sono venuti incontro da subito, dalla correzione delle bozze fino al Salone del libro di Torino. Non è un caso che stia viaggiando molto meglio del primo romanzo. Avere alle spalle una casa editrice che crede in te fa la differenza. Ora con loro stiamo pensando già alle prossime pubblicazioni, una raccolta poetica e un nuovo romanzo. Il prossimo libro probabilmente vi farà piangere, le tematiche sono forti e importanti.