L’oceano oltre la rete – Ettore Zanca : recensione

Ettore Zanca è tra i primi ad aver creduto in Bookrider. Forse è addirittura la prima persona che abbiamo ringraziato sui nostri canali per la sua prontezza e disponibilità. Da tanto tempo però ero curioso di leggere anche un suo libro (E vissero tutti feriti e contenti è nella lista dei desideri). L’occasione è arrivata col nuovo romanzo L’oceano oltre la rete, Arkadia editore.

Ero certo della sua bravura già dai pensieri che scrive sul web, per le interviste e, da non sottovalutare, è tra le poche persone di cui ho solo sentito parlare benissimo. Il modo in cui racconta la realtà è illuminante, i parallelismi che trova sono sempre particolari e rapiscono l’attenzione, ed è difficile riuscirci in un mondo così dominato dallo scrollare in modo disinteressato la home del social del momento o dal tap acritico delle storie Instagram.

L’oceano oltre la rete è una storia completa, un romanzo pieno e ricco di sfumature, con una costruzione che riesce ad essere originale senza cercare il colpo di scena a tutti i costi. Tutto accade con gran naturalezza, tra l’ordinario e lo straordinario. Ogni umanità si lega o si scontra con le altre come nella vita; i personaggi sono vivi, reali, è possibile riconoscersi anche nelle persone più distanti da noi.

Il protagonista è David Rojo, calciatore che torna, alla fine di una gran carriera, nella sua isola natia per salvare la squadra locale. San Vignan, circondata dal mare, riuscirà a rompere i luoghi comuni relativi alla chiusura degli isolani. Non elimina del tutto queste idee, e immagino faccia parte della poetica dell’autore: esistono gli estremi, che sono la minoranza, ma ci sono anche tutte le altre gradazioni nel mezzo. Il mondo del calcio, tessuto del libro, mostra un’umanità che solitamente chi non segue questo sport tende a negare. David non è solo un calciatore famoso, è un eroe suo malgrado.

L’intera famiglia Rojo offre personaggi che potrebbero reggere un’intera saga, dal padre che salvò dei profughi in mare sacrificandosi fino a Alma, sorella di David, rimasta sull’isola nonostante il tocco magico con il pallone. Gli stessi compagni di squadra sono un’ulteriore famiglia, ne conosciamo le croci e i modi con cui ci si aiuta nel portarle.

I temi del romanzo toccano tutti, perché in un’esistenza affrontiamo amicizie di ogni sorta, lotte particolari e singolari, lutti, gioie, determinazioni e parabole depressive. Antoine Gerard, personaggio controverso di L’oceano oltre la rete, ha una linea narrativa complessa proprio com’è la vita; il suo monologo finale è quasi commovente nel suo crescendo. La scrittura di Ettore Zanca coinvolge al punto che sentiamo sulla pelle i problemi nel racconto anche quando sono lontani, dalla lontananza coi figli alla difficoltà di raggiungere obiettivi sportivi.

Ho tenuto sul fondo l’unico neo, visto che è colpa mia. Ettore probabilmente pensava a una iperbole quando ho detto che le partite che ho visto si possono contare sulle dita di una mano. Le ho recuperate perché citate spesso, ne conoscevo il risultato, zero sorprese, al pari di un film di cui si sa bene il finale. Per la cronaca: parlo delle finali dei mondiali. Purtroppo ho potuto godere poco delle dinamiche descrizioni di gioco. Traspare però la passione e il gusto per uno sport che – ahimè – non mi appartiene. Ad ogni modo Ettore Zanca è riuscito nell’impresa di farmi seguire, seppur in formato scritto, partite immaginarie e comunque tridimensionali. Io sono un caso limite, prendete con le pinze quest’ultimo paragrafo perché nel mio nucleo familiare non avevo nessuno che potesse illuminarmi sulle dinamiche del calcio successivo all’82.

L’oceano oltre la rete è un gran romanzo, dove il nostro sport nazionale è un pretesto per raccontare storie più grandi e universali.

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

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