L’occhio del pettirosso di Giuliana Altamura porta il lettore tra le pieghe della fisica quantistica, ambiente quantomeno inusuale per noi umanisti. Nonostante questo, la lettura è molto agile e appassionante, crea una passione verso l’inesplorato.
Il protagonista è Errico Baroni, ricercatore del CERN, sempre con le valigie pronte per dividersi tra Milano e Ginevra. Grazie al proprio lavoro ha scoperto che era possibile superare le leggi scritte fino a quel momento per interpretare il mondo; il suo nuovo obiettivo, dopo l’interpretazione, è la comprensione totale.
Capire la realtà oltre ogni cosa, conoscere i segreti dell’universo, superare i confini assoluti: capacità ultraterrene che portano a nuovi lidi. Il protagonista potrebbe essere una nuova versione del Faust di Goethe, e il magnifico testo immortale è anche citato nel libro più volte.
“In principio era la Parola, trovai scritto. Il Lògos. Quel lemma aveva sempre avuto un significato complesso, lo ricordavo dalle versioni del liceo: da una parte è qualcosa che lega, unisce – in fisica parleremmo di energia. Dall’altra, ha a che fare col nominare, col distinguere… in pratica, l’azione opposta, quella della coscienza.
Continuai a leggere e mi resi conto che anche Faust era immerso in un tentativo di traduzione simile. Parola, Pensiero, Energia, Azione…
Questa è davvero fisica, riflettei. Sono i principi della quantistica. Chiusi il volume e lo riposi sullo scaffale. Come immaginavo, siamo dei miserabili. Cerchiamo da sempre la stessa cosa.”
Fin dal principio coesistono quindi il bene e il male, unire e dividere, la medaglia e il suo rovescio. L’ambizione di Errico Baroni è sempre maggiore e tende a superare la fisica quantistica fino a sfiorare (ampiamente) la metafisica.
Dopo aver conosciuto un uomo capace di leggere passato, presente e futuro dei suoi “pazienti”, il protagonista di L’occhio del pettirosso decide di indagare sulla possibilità di uno sguardo quantistico, la capacità di vedere l’impossibile, superare la visione contemporanea che non può prescindere dal tempo.
Forse è proprio uno dei motivi che spinge Errico alla ricerca: i traumi del passato riemergono e bisogna farci i conti; il maggiore di questi è il suicidio del padre, ed è un punto nodale anche per il suo rapporto con Greta. La donna è uno degli opposti possibili del fisico inventato da Giuliana Altamura, infatti parliamo di una poetessa, guidata dall’estro anziché l’applicazione tecnica.
In qualche modo – ovviamente non svelo nulla – sarà proprio l’affrontare il passato che servirà a risolvere le vicende personali della coppia.
Il mistero vero e proprio de L’occhio del pettirosso sarà invece più complesso, legato ai quanti e la biologia. Esiste davvero la possibilità di guardare su un piano della realtà diverso?
Da un certo punto di vista c’è una risposta scientifica, ispirazione stessa per Giuliana Altamura (citata nella bibliografia), ed è l’articolo The quantum robin di Peter Hore. Più complicato è il poter trasferire o rimandare l’occhio quantico su di una figura umana, ma in questo caso bisognerà aspettare risposte. L’autrice costruisce una storia solida a partire dalla realtà e dai nuovi studi; inserisce in pratica le nuove scoperte in un mondo statico come può essere la letteratura degli ultimi anni. Speriamo quindi che inneschi una scintilla prolifica nel campo letterario, perché ne abbiamo davvero bisogno.