Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde – Robert L. Stevenson

Ti trovi nell’Inghilterra di fine Ottocento ed hai finalmente raggiunto i primi successi lavorativi. Sei riuscito a intraprendere la strada che stavi tanto sognando ma senza ancora raggiungere una stabile sicurezza economica: conti da pagare, spese continue e la salute che non aiuta molto. La sanità del XIX secolo lascia a desiderare ma grazie ad una notte tormentata arriva l’ispirazione.. un nuovo libro, geniale!

Dopo tre giorni di stesura notte giorno vede la luce. Ma la tua più esperta lettrice ti consiglia di andare a fondo e di scavare molto di più perché non può essere semplicemente “un thriller” (qui percepisco un velo di saccenza e una patina di snobismo, signora Fanny Osbourne, non credevo).

Fogli strappati, bruciati e quasi masticati e altri tre giorni di agonia sulle sudate carte e poi finalmente giunge a compimento Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde di Robert Louis Stevenson.

Esce inizialmente in una raccolta di racconti nel dicembre del 1885, e l’anno seguente viene pubblicato in volume. Solo nel Regno Unito furono vendute 40.000 copie!

Tra film, sceneggiati televisivi, corti e altri supporti ci saranno più di 100 trasposizioni e wikipedia non le riporta tutte, meglio fare ricerche altrove.

Prima di rileggere questo capolavoro letterario ho deciso di recuperare nel mucchio un po’ a caso due trasposizioni: una molto nota, quella del 1990 con il bravissimo Michael Caine, che rimane l’unica cosa bella di quel film con la sua disperazione interiore nella lotta tra uomo e mostro, ma il finale è veramente divertente nella sua bruttezza.

Il frutto di un amore. Ogni scarrafone è bello a mamma soja.

La pertinenza con la storia? Non molta. Se siete curiosi recuperatelo assolutamente.

L’altra trasposizione recuperata è davvero di una bruttezza imbarazzante, da non vedere nemmeno le sale nel 2007 ma finita direttamente nei cestoni dei dvd a 5,99. Una carriera stroncata sul nascere per il regista. Vi allego QUI il trailer per farvi due risate.

Il libro ha avuto dunque molto più successo di tutti i prodotti audiovisivi, fortunatamente.

L’ambientazione di questo classico è la Londra del 1860-1880. La vicenda è narrata dall’avvocato Utterson. La storia la conoscete tutti, quindi eviteremo di annoiarci con la trama.

Il romanzo è invecchiato molto bene e la trama non manca di colpi di scena. È da ammettere che la parte che brilla maggiormente è l’epilogo finale dove Henry Jekyll spiega nel testamento lo svolgimento dei fatti. Qui Stevenson dimostra infatti una capacità di scrittura tale da non riuscire ad interrompere la lettura.

Se nei capitoli precedenti può assaporarsi a piccole dosi un’atmosfera datata, nella conclusione il ritmo incalzante dimostra la sua capacità di essere ancora un romanzo attuale che va recuperato o riletto. L’autore è infatti tra i primi a sviluppare nel profondo il tema del doppelgänger, oltre la lotta interiore che vive ogni essere umano tra bene e male. Jekyll rappresenta l’uomo che riesce ad andare oltre i confini dell’ignoto esplorando la peggiore parte di sé, il suo Mr. Hyde.

Chi di noi non ha mai immaginato come potesse essere la nostra parte peggiore? Il dottor Jekyll è un empirico che non si lascia spaventare dal primo impatto. Mi fa pensare molto al Visconte dimezzato di Italo Calvino, ma il sanremese avrà probabilmente letto Robert Stevenson.

Quanti di noi non avranno provato a sperimentare i nostri limiti? Anche, banalmente parlando, nel caso di numero di cicchetti al rum prima di vomitare o quanti bicchieri di birra al Drink Game senza andare in bagno.

Il nostro dottore si cala nel profondo della sua anima più buia e un attimo prima di perdere del tutto il controllo delle azioni compie il gesto fatale in modo da non liberare la bestia. Da uomo di scienza, decide di interrompere il suo esperimento concludendolo prima del tempo. Quanti ci sarebbero riusciti? Si spaventa perché ricorda con gusto alcuni dei suoi crimini più efferati e si paventa di ciò che davvero potrebbe diventare.

In questa recensione sto facendo più domande del quotidiano Il Tirreno, ma ve ne faccio un’ultima:

Quante persone hanno riconosciuto il proprio baratro?

Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde di Robert Stevenson è lo specchio ideale per capire davvero i nostri limiti e quanto siamo disposti a sacrificare per raggiungere gli antri più bui nel nostro ego più nascosto.

Federica Andreozzi

Leggo da sempre, e ho deciso di diventare miope e astigmatica solo per provarlo a tutti. La mia compagna di vita si chiama Ansia, che mi somiglia ma ci vede benissimo. Recensisco di tutto, anche le etichette delle camicie, ma se mi date un fantasy non potrò che assumere l’espressione schifata in foto.

Lascia un commento