L’inverno dei leoni – Stefania Auci : recensione

L’inverno dei leoni è il seguito di I leoni di Sicilia, scritto da Stefania Auci e edito dalla casa editrice Nord. Insieme formano La saga dei Florio, uno dei fenomeni letterari italiani più interessanti degli ultimi anni.

Ho letto I leoni di Sicilia in pieno lockdown del 2020 e le pagine di Stefania Auci sono state per me come un lungo viaggio immaginario tra le strade della Palermo di primo Ottocento. Sono rimasta con l’acquolina in bocca come se non avessi mangiato abbastanza arancini/arancine. In più ci sono diversi rumors su una serie tv in cui Vincenzo Florio potrebbe essere interpretato da Francesco Scianna (anche l’occhio vuole la sua parte, non si vive di sola immaginazione).

Se I leoni di Sicilia è caratterizzato da una forte vitalità – Vincenzo Florio è emblematicamente un vero leone – L’inverno dei leoni è immerso in un’atmosfera malinconica che, come una nebbia, avvolgerà il lettore per l’intero romanzo.

La morte di Vincenzo chiude il primo romanzo e riapre il suo seguito. Murìu…Sarà Ignazio, erede maschio della famiglia, a tenere le redini di Casa Florio e tutto ciò che questo comporta. Ignazio non è un leone, non ha quella grinta che aveva il padre: è un fine calcolatore e con la sua calma – così simile a quella del prozio di cui porta il nome – condurrà le sue tante imprese fino al massimo splendore.

Il sangue non è tutto e i suoi figli, Ignazziddu e Vincenzo, lo scopriranno troppo tardi, quando avranno perso tutto, perfino gli eredi maschi. Rimarrà loro un’unica cosa: il cognome Florio.

Si dice che dietro ogni grande uomo ci sia una grande donna, nella famiglia Florio non si fa eccezione. Dietro a Ignazio e Ignazziddu ci sono rispettivamente Giovanna e Franca, tanto diverse quanto importanti ai fini della narrazione. È proprio questa la parte più stimolante ed avvincente di questo romanzo, quell’ingrediente che lo ha reso piacevole al mio palato letterario (non è un momento di bieco girl power, le donne Florio in questo episodio sono molto meglio degli uomini).

Nel primo volume, le donne, per quanto importanti, rimanevano sempre all’ombra degli uomini; nel secondo la situazione cambia gradualmente. Giovanna, per quanto fragile e ancorata alle tradizioni (sotto alcuni aspetti è ignorante rispetto al marito), viene descritta come una donna di una certa tempra. Amerà fino alla propria morte Ignazio, che la ha amata tiepidamente, sposata solo perché di famiglia nobile e lasciata troppo presto. Dopo la morte del marito, sarà lei ad incarnare il glorioso passato della sua famiglia.

Il personaggio di Franca Florio titaneggia a fianco a quello del marito Ignazziddu nonostante tutte le perdite materiali e immateriali. I tradimenti che le vengono sbattuti in faccia, non cede mai il passo a quel marito che sembra non vedere fino in fondo quanto lei sia importante per lui. E soprattutto per la famiglia. Donna di grande fascino e ammirata da chiunque l’abbia conosciuta Donna Franca Florio è il personaggio più complesso e moderno del romanzo. Da semplice consorte, anche tradita ripetutamente, Franca diventa capitolo dopo capitolo una donna emancipata, almeno nei contenuti – il divorzio non esisteva neppure nelle fantasie più pregiudicate. Leggiamo più volte del suo fascino che pare abbia colpito tutti, perfino Gabriele d’Annunzio che la giudicò di “miracolosa bellezza”.

Un altro grande personaggio è, come nel primo romanzo, la grande storia. Stefania Auci, infatti, ci guida all’inizio di ogni capitolo. Attraverso le vicende storiche del nostro paese riportando alla nostra attenzione temi che sono tuttora dibattuti come la cosiddetta questione meridionale o la mafia, e lo fa usando le vicende della famiglia Florio come cartina da tornasole.

Come mi è successo con il primo romanzo, anche la lettura di L’inverno dei leoni mi ha portata altrove nello spazio e nel tempo. Nei palazzi affrescati, durante i sontuosi banchetti o i balli sfrenati ma anche in tutti quei momenti intimi, gioiosi o drammatici dei leoni di Sicilia.

Villino Florio (1899-1902): Fatto costruire da Vincenzo Florio nel parco di Palazzo Olivuzza, residenza storica della famiglia Florio e ora scomparso.

Ph. Federica Di Bianco.

Laura Perrotti

Nata quasi trent’anni fa, non ricordo un momento della mia vita in cui non ho avuto un libro sul comodino. Amo tutti quei romanzi che riescono a farmi andare lontano (ma non troppo) con la fantasia… sarà per questo che sono finita a voler occuparmi di cinema? Ho uno strano debole per i classici dell’Ottocento francese e del Novecento italiano ma non sono la tipica snob che tira dritto davanti alle nuove uscite.

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