L’inconfondibile tristezza della torta al limone – Aimee Bender : recensione

L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimee Bender è un libro che mette in difficoltà i suoi lettori quando arriva il momento di volerne parlare; sicuramente esiste un tempo di lettura e quello in cui viene metabolizzato ma, in questo caso, non è semplice. Probabilmente come per la protagonista Rose Edelstein che scopre di avere un dono particolare la vigilia del suo nono compleanno. La copertina splendida della Minimum fax ci fa intuire che l’oggetto incriminante è una bellissima torta al limone – un pan di spagna, per la precisione.

L’assaggio furtivo porta la piccola Rose ad accendere un dono che non sapeva di possedere prima: riesce a leggere i sentimenti delle persone assaggiando pietanze da loro preparate o semplicemente raccolte, come il prezzemolo preso con tantissima “sgrazia” e disprezzo da un contadino da cui si riforniscono quelli del Bistrot dove spesso Rose va a mangiare.

Chi non ha mai desiderato almeno una volta nella vita di riuscire a leggere i pensieri delle persone? Io una infinità di volte e per i motivi più disparati come sapere già domande e risposte alle interrogazioni di storia e biologia al liceo. Aimee Bender ci racconta nel suo romanzo di come non sempre risulti semplice avere questa spiccata sensibilità nei confronti delle persone.

Rose ha nove anni, ha un dono troppo al di sopra di lei e si ritrova a violare la privacy, involontariamente, di una delle persone più care e vicine, sua madre. Si rende conto di come dietro un sorriso materno si celi in realtà dolore, amarezza, delusione e voglia di evadere. A nove anni però non ti rendi conto di come in realtà la tua famiglia non sia sempre limpida e sorridente come cercano di farci vedere i nostri genitori per proteggersi. Lei ha già compiuto quel salto in avanti che porta ad entrare nell’ottica delle mille sfumature di sensazioni. Non esistono solo rabbia, gioia, stanchezza e poco più.

La protagonista si renderà conto che, banalmente parlando, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, o che semplicemente deve convivere con questo suo dono, come viene definito anche da George, il migliore amico di suo fratello.

Se vi aspettate una lettura estiva e leggera, avete proprio preso un granchio, come è successo a me che avevo deciso di lasciarmelo per l’estate per rilassarmi un pochino.

«Odiavo quella situazione: era come leggere il suo diario, contro la mia volontà. Molti bambini, a quanto pareva, ci mettevano anni e anni a rendersi conto che i loro genitori erano persone piene di difetti e scombinate, e a me proprio non andava di arrivare a saperlo in modo così intenso, e così precocemente.»

Rose vorrebbe così strapparsi la bocca dal viso, pregando anche la famiglia di aiutarla, ma realizza di non essere compresa in quel momento. In ospedale verrà presa in giro, ridimensionata; anche il tuo nido può farti sentire davvero sola. Una delle piccole ferite che bruceranno sempre, anche a distanza di anni. Vorrei dire alla piccola Rose che passa, ma non è così.

All’interno del romanzo L’Inconfondibile tristezza della torta al limone vediamo come la famiglia cresca negli anni, con un padre sempre troppo preoccupato del suo lavoro e poco presente, la madre che si butta nel lavoro e amicizie parallele, un fratello che si svelerà poi avere anche lui delle capacità fuori dal comune. Non penso sia giusto svelare a pieno tutto il realismo magico che si cela in questa lettura. Un altro elemento che si può notare è comunque l’innato senso di protezione del genitore verso il figlio ritenuto più fragile: questo sarà per Rose un’altra corrente che la guiderà verso le sue decisioni da sola, senza la pressione della famiglia troppo concentrata per il figlio Jasper.

Probabilmente è una lettura che può essere davvero apprezzata da chi adora le storie familiari ed ha sorpreso anche me che non sono fan, probabilmente per le mie esperienze personali. Finalmente il mio 2022 di letture inizia un pochino di più a riprendersi. xD

Federica Andreozzi

Leggo da sempre, e ho deciso di diventare miope e astigmatica solo per provarlo a tutti. La mia compagna di vita si chiama Ansia, che mi somiglia ma ci vede benissimo. Recensisco di tutto, anche le etichette delle camicie, ma se mi date un fantasy non potrò che assumere l’espressione schifata in foto.

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