L’incanto del pesce luna – Ade Zeno : recensione

Se si supera lo straniamento iniziale dato dall’esordio de L’incanto del pesce luna di Ade Zeno in cui, sin dalle prime pagine, compare la figura della Signorina Marisòl e della sua fame ci si ritrova in universo a sé stante.

Qualcosa che cammina parallelamente alla realtà. Le atmosfere sospese, l’importanza dei luoghi mi riportano indietro alla prima volta in cui lessi L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón.

Soffia all’interno della trama lo stesso vento di mistero.

Sebbene la Signorina Marisòl, il cannibalismo e la Famiglia vengano presentati sin da subito, le aspettative dei lettori del mistero verranno presto deluse.

Questo non è l’ennesimo fantasy ma è un libro sulla fame. Su una fame insaziabile, inesauribile che muove ognuno di noi in modo diverso. Qualcuno ne è conscio, come la Signorina Marisòl con il suo appetito per la carne umana; o come Lentini la cui curiosità, il desiderio di sapere è bruciante; qualcun altro come Gonzalo, il nostro protagonista, meno.

È una ricerca introspettiva tra il prima e il dopo. Quella inconscia di Gonzalo, che un giorno è un brillante giovane dottorando, l’altro un entusiastico genitore che si affaccia al mondo del lavoro e infine un uomo a cui la vita ha negato il lieto fine che gli aveva fatto intravedere.

Gonzalo dopo la diagnosi di malattia di sua figlia Inés non esiste più. Tutto ciò che era stato si è spento, è morto. Non si permette più di nutrire sogni né speranze; pur di garantirle le migliori cure sguazza in un mondo orrendo, fatto di mostri, pterodattili e cannibalismo. Che si contrappone ai dolci ricordi di prima; di un Gonzalo capace di inventare storie d’amore a lieto fine, scenari rassicuranti per sé e per le donne della sua vita.

I ricordi del ragazzo che si scontrano con la realtà dell’uomo. Ma sarà davvero così?

La verità è che uno spirito puro avrebbe maledetto dio, il destino e tutta l’umanità, ma alla fine si sarebbe arreso, fuggendo senza pensarci due volte. Tu, invece, non hai battuto ciglio.”

Questo ci dice la Signorina Marisòl nel finale quando pone l’accento sulla doppia natura di Gonzalo, una visione labile del bene e del male già insita in lui e che la malattia di Inés ha solo portato a galla.

Come esiste il Gonzalo romantico, inventore di storie, esiste il Gonzalo contrabbandiere di uomini capace di decide chi vive e chi muore.

Il testo è legato ad una realtà onirica, dove Gonzalo sembra essere il Re Tristezza, che crea e distrugge mondi. È un dio creatore che pare al di sopra delle parti, nella speranza di trovare il pesce luna, di trovare Inés e costruire insieme un nuovo mondo che di tristezza è privo.

Nel finale ritroviamo un Gonzalo che sta lentamente riprendendo coscienza di sé, un uomo che si concede di sperare al futuro in maniera rosea, che forse sta tornando alla sua vita.

L’incanto del pesce luna di Ade Zeno è candidato al premio Campiello 2020 e, come ci fa notare l’autore stesso nelle note del libro, ha scelto di dare al protagonista qualcosa di proprio condividendone la professione di cerimoniere al Tempio Crematorio.

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

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