«Forse la prima appartenenza è stata verso la terra, piuttosto che verso il sangue, e mi rendo conto di quanto questo sia limitante. Bisognerebbe avere il mondo intero, come casa di provenienza, ma a volte bisogna accontentarsi delle provenienze minime, dei gesti ripetuti da secoli sempre uguali.»
Non è l’incipit del romanzo Libro del sangue di Matteo Trevisani, ma la prima pagina del capitolo 4. Questo titolo chiude la trilogia pubblicata con Atlantide, Libro dei fulmini e Libro del sole: le opere di Trevisani sono, in realtà, slegate tra loro e non aver letto le due precedenti non compromette una perfetta fruizione del suo terzo romanzo.
Il protagonista è Matteo Trevisani, scrittore e appassionato di genealogia che nel corso degli anni ha ricomposto le sue linee famigliari, risalendo a moltissime generazioni precedenti. Il romanzo comincia con una mail anonima con allegato l’albero genealogico che riporta tutti i suoi avi e anche i discendenti: sono presenti date di nascita e morte, compresa la sua che avverrà tra cinque giorni, il 21 settembre (compleanno di Stephen King, pubblicazione Lo Hobbit di Tolkien, muore Carlo V d’Asburgo). Il mittente non è la signora con la falce, come nel romanzo Le intermittenze della morte di Saramago dove inviava missive viola per avvertire dell’evento. È una comunicazione tra vivi.
Matteo ogni mattina, nel suo studio, interroga i morti per cercare di risalire ad un ordine possibile del caos circostante, catalogare il passato, interpretarlo, in modo da comprendere meglio il proprio presente e trovare, ipoteticamente, una chiave di lettura del suo futuro. Almeno è quello che ha assunto grazie alle letture e gli insegnamenti di Alvise, massimo esperto di genealogia e araldica, suo mentore e amico. Non riesce a comprendere le piccole discordanze tra lo stemma familiare da lui ricostruito e quello ricevuto da un anonimo.
Deciderà di ricontattare vecchie conoscenze per cercare di svelare il mistero che si cela nella fine della sua linea sanguigna e di come siano condannati ad un destino comune i primogeniti maschi di ogni ramo di discendenza: dispersi in mare per naufragi o annegamenti.
Per Matteo il suo Libro del sangue diventa una ricerca spasmodica e quasi ossessiva perché sente molto il peso di non voler condizionare il futuro di suo figlio condannandolo ad una maledizione che si lega ai Trevisani da generazioni.
All’interno della lettura sono presenti blasonari, elementi dell’araldica e la storia della genealogia narrati in maniera interessante, chiara, anche per i non addetti ai lavori e il giallo da svelare come un lavoro filologico post collazione, quando inizi a delineare lo stemma codicum del manoscritto preso in esame.
Non è molto semplice parlare di questo romanzo senza svelare molti dettagli di una trama ricca di elementi che porteranno il lettore a voler compiere a sua volta questa indagine surreale.
Sono presenti molti spunti di riflessione riguardo il legame con la propria famiglia, le origini, retaggi familiari trasmessi nelle diverse generazioni e di come discendiamo tutti da un Eva, madre di tutti gli uomini.
Per quanto un lettore possa aspettarsi un finale, lo scrittore riesce a terminare il romanzo in un modo molto dark e un epilogo davvero sorprendente.