Le tre stagioni – Sabrina Cinzia Sorìa : recensione

Le tre stagioni di Sabrina Cinzia Sorìa è una nuova uscita firmata da La torre dei venti.

Il racconto si divide in estate, autunno ed inverno; e segue le vicende della protagonista, in quelle che sono tappe di passaggio fondamentali nella vita di ogni adolescente.

La protagonista è presa nell’estate che si inserisce tra le elementari e le medie, in quel limbo di novità e paure che accompagnano il dover affrontare qualcosa di nuovo.

Ce ne accorgiamo forte in estate, e proseguirà nelle prossime stagioni un sentimento di attaccamento all’infanzia. Una voglia di restare bambino che si contrappone alla voglia di crescere, di colpire il proprio corpo, di osservarne cambiamenti, di paragonarlo a quello delle altre.

Durante l’adolescenza, ne abbiamo parlato spesso, c’è sempre un forte desiderio di omologazione, quanto meno fisica, desiderata da tutti, ragazze e ragazzi; invece, nella nostra protagonista, sebbene ci sia un desiderio di omologarsi fisicamente alle altre, vengono a mancare i compromessi di base, a cui lei dovrebbe scendere per potersi ritenere uguale.

Eppure, la nostra protagonista va sempre a testa alta; con la sua irrefrenabile curiosità, con la sua voglia semplice di giocare a palla in mezzo al cortile, o di scendere a scavezzacollo giù da un sentiero in collina, dal semplice orgoglio con cui indossa gli occhiali.

Sebbene, come le altre ragazzine, sogni fortemente un primo bacio, non ha fretta di crescere, di spezzare una routine che conosce e di cercare, al di fuori del nucleo familiare, ciò che crede essere all’interno.

Ne Le tre stagioni, la fase familiare della protagonista rappresenta di fondo una solida base di partenza per costruire quello che sarà il rapporto di lei con l’esterno.

In un periodo in cui tutto cambia e si trasforma, una bambina cerca i suoi luoghi del cuore, cerca momenti già vissuti, ampi spazi e lunghe ore di solitudine.

Le tre stagioni è un libro caldo, con un intrinseco sapore d’estate, anche in inverno, scandito da ore lunghe e ritmi lenti. Seguire i passi dei nonni, stare dietro ai genitori, alle ore dei raccolti, delle vendemmie. Eppure il sottile velo di mistero che copre il libro funge da catalizzatore nella lettura, che è bella e scorrevole.

Quanti e quali segreti è giusto e/o possibile custodire in una casa?

Il racconto di una famiglia imperfetta, ma che sa starsi vicino, con gesti semplici, di una crudezza tipica di chi è cresciuto in povertà e in campagna, dove i silenzi la fanno da padroni.

Il libro si chiude con la mancanza dell’ultima stagione, per chiudere il cerchio o per cominciare un salto e via così, di seguito, cambiamento dopo cambiamento, verso l’età adulta.

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

Lascia un commento