Le rime – Dante

Siamo in dirittura d’arrivo, abbiamo quasi finito i testi di Dante, e quindi ci giochiamo l’ultimo pezzo forte: le Rime. Parliamo di rime e non di Canzoniere perché non sono poesie ordinate dall’autore per farne un libro omogeneo, infatti le edizioni hanno ordini diversi e classificazioni varie. Noi seguiamo l’edizione Garzanti, curata e commentata da Piero Cudini.

È superfluo dire che Dante sia un vero maestro nell’arte del poetare, però è esattamente ciò che avviene anche leggendo le poesie giovanili o quelle scartate. Con questo tomo entriamo nel laboratorio dantesco e scopriamo qualcosa in più sul fiorentino.

Una di quelle caratteristiche che meno sono trattate nelle antologie scolastiche è la tenzone, le poesie che sollevano temi a cui altri poeti risponderanno, sempre in rima. Il volume si apre con una nostra conoscenza già citata parlando della Vita Nova: Dante da Maiano. Il poeta aveva già discreta fama, a differenza dell’Alighieri. Il giovane, quindi, risponde al Maianese in merito a certe simbologie amorose anche con l’intento di far girare il proprio nome.

Già in queste prime prove dimostra di conoscere bene il lavoro di cesello dei versi e delle parole, per cui sa di poter rispondere ad altre tenzoni come quella del “duol d’amore”. Prendiamo quindi la controrisposta di Dante da Maiano:

Lo vostro fermo dir fino ed orrato

Approva ben ciò bon ch’om di voi parla,

ed ancor più ch’ogni uom fora gravato

di vostra loda intera nominarla;

ché ‘l vostro pregio in tal loco è poggiato

che propiamente om nol poria contarla:

però qual vera loda al vostro stato

crede parlando dar, dico disparla.

A parole di oggi: Le vostre parole eleganti e onorevoli dimostrano bene il buono che dice ogni uomo di voi e anche più. Tanto che ogni uomo sentirebbe il peso di lodarvi per intero. Il vostro merito è così in alto che non si può esporre con proprietà. Chi ritiene con le parole di esprimere lodi adeguate alla vostra condizione, straparla.

Il povero Dante da Maiano, molto noto all’epoca, non sa di aver scritto uno dei maggiori elogi all’omonimo che renderà famoso il nome per secoli. Non sentirete mai questo scambio:

«Ma che bel bimbo! Come si chiama?»

«Dante!»

«Oh, come il grandissimo e unico Dante da Maiano!»

Dante Alighieri è del resto così grande nelle sue Rime da fare scuola per generazioni. Lo stilnovo è il nuovo modo di far poesia per tutto il Trecento, con parecchi continuatori nel Quattrocento e una nutrita schiera di imitatori nel Cinquecento.

Una lunga sezione è dedicata alle composizioni stilnovistiche, ma lo sono la maggior parte. Anche quando si discosta con le “petrose” poesie di comprensione meno immediata, la ricerca della musicalità e i temi rimangono comunque costanti. Per cui, da Lo meo servente core in poi, troviamo tutte quelle particolarità del poeta che l’hanno reso il più importante letterato della sua (e della nostra) epoca.

Fa eccezione Guido, i’vorrei che tu e Lapo ed io, dove Dante riconosce la comunità d’intenti tra i tre. È una poesia bellissima, che però ho preso in odio dopo aver visto lo sceneggiato sulla vita dell’Alighieri del 1965. In pratica usano il componimento ogni volta che non sanno risolvere col montaggio, in una puntata c’è tre volte in voce fuori campo. Il troppo stroppia.

Comunque, tra le peculiarità che tanto mi piacciono, c’è la personificazione delle sensazioni. Tra le meno conosciute, cito un formidabile incipit:

Un dì si venne a me Malinconia

E disse: «Io voglio un poco stare teco»;

e parve a me ch’ella menasse seco

Dolore e Ira per sua compagnia.

E io le dissi: «Partiti, va’ via»;

ed ella mi rispose come un greco:

e ragionando a grande agio meco,

guardai e vidi Amore

Sembra un bozzetto con personaggi veri e propri, narrativo e poetico, e vi consiglio di recuperarla tutta.

Tra le Rime, troviamo anche prove poetiche di un Dante che sperimentava testi diversi per la Vita Nuova. Troviamo ben venticinque pagine di prove d’autore, dove è impossibile non notare le somiglianze tra sonetti e canzoni. Immagini parallele, incontri di suono e figure evocate sono evidenti. La cosa più bella è vedere che i componimenti scartati sono comunque bellissimi, e, nonostante questo, il poeta ha deciso di non farne un Canzoniere a parte. Fortuna che diversi manoscritti hanno tradito queste opere, perché avremmo perso dei veri gioielli letterari.

Ma passiamo a quella parte poetica che mai viene nominata. È sempre una tenzone, ma quella con Forese Donati tocca certe vette di interesse che non potete immaginare. Dante, quello delle Rime, della Divina commedia e dei trattati linguistici e politici, il serioso Dante. Proprio lui, che piglia a parolacce l’amico Forese, con begli scambi tra l’uno e l’altro. L’idea che la scuola italiana trasmette agli studenti è di un uomo pulito, casto, credente, quasi virginale. Invece abbiamo davanti una persona vivente, vera, che ride e scherza. E talvolta gli girano le palle al punto di dire che a Forese non tira più, e poverina la moglie che deve sopportare questo freddo…

Il Donati punta alle origini e tira in ballo il mestiere di Alighiero Alighieri, usuraio. Che poi non è tanto per il lavoro, ma perché era una pratica condannata dalla Chiesa. Sembra quindi doveroso il riferimento all’incerta natalità da parte di Dante, perché a un certo punto, vuoi o non vuoi, poeta o non poeta, si mettono in mezzo le madri in modi spiacevoli.

Non vi lascio di certo a metà! Per godere di questo scambio dalle vive penne di Forese e Dante (che risponde, giustamente, per le rime) vi rimando QUI. Per l’ultimo appuntamento di Un Dant’al chilo ci sentiamo il mese prossimo!

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

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