Ci troviamo in un futuro lontano dove la società è gestita da donne, mentre gli uomini sono in isolamento e ridotti a bestiame perché ritenuti i “diffusori” di un morbo che ha decimato la popolazione mondiale. L’editore premette subito che il romanzo dell’autrice Jessica Schiefauer è stato scritto circa una decina di anni fa, prima che arrivasse il covid nel 2020.
Le donne vivono liberamente in singoli stati e tutte svolgono mansioni utili alla comunità per un certo numero di ore durante la settimana; non si mangia più né carne né pesce e si sta cercando di salvare l’ambiente. Naturalmente, come in ogni distopico, è presente la politica che dibatte su come amministrare le risorse della terra, sul portare avanti sperimentazioni scientifiche e le leggi. Solo le donne possono votare, grazie ad uno schermolibro che le identifica.
La lingua è lo specchio della società e muta in base all’uso che ne fanno i parlanti: in una realtà votata verso il femminile e lo schiacciamento della mascolinità ritenuta tossica, così come il patriarcato, tutti i termini sono declinati al femminile e vengono come banditi i vocaboli come padre, bambino. Le donne vengono definite “portatrici” perché sono dotate della capacità di poter portare la vita. Si riducono però all’inseminazione artificiale, in modo da evitare qualsiasi contatto con i diffusori e dando così alla luce solamente bambine, che a loro volta continueranno a portare avanti la specie.
Questo era solamente il cappello introduttivo per parlarvi del romanzo Le portatrici, edito dalla Fandango libri.
Simone, la compagna di Nikki (la protagonista), desidera ardentemente di votarsi alla genitorialità, che nel libro viene espressa come il voler diventare una portatrice, contribuire alla crescita e salvaguardia della società. Dopo diverse sperimentazioni di inseminazioni artificiali fallite, Nikki decide di compiere il suo più personale atto d’amore nei confronti della sua compagna: donare il suo utero dopo aver portato in grembo per quattro mesi il feto.
Il tema della maternità muove buona parte del libro ed è filo conduttore nell’ordine degli accadimenti. In un mondo dove la gravidanza è ormai vista come semplice atto di proliferazione della specie, però, spiccano come eco lontano gli ultimi ideali che vedono invece questa azione come un atto d’amore nei confronti di un altro essere. Questo porterà poi a far cambiare l’ordine delle idee a Nikki, che inizialmente non provava nessun tipo di trasporto nei confronti della gravidanza. Verrà influenzata dall’arrivo di Neon, un giovane xerxes, un uomo nell’aspetto, ma provvisto di utero poiché frutto di un esperimento genetico. Verranno a galla le tantissime bugie e la protagonista avrà un crollo delle certezze, una realtà che viene svelata e fa cadere a picco tutti i capisaldi in cui credeva, imposti da questa nuova società guidata da leader assetate di potere e odio, quasi come ogni distopico che si rispetti.
Cercando di non fare troppi spoiler, Jessica Schiefauer in Le portatrici mostra come in realtà la sete di potere possa annebbiare anche le menti mosse dalle migliori intenzioni, ovvero salvaguardare il benessere della Terra (anche se in modi drastici). Inizialmente mi era parso una sorta di Girl power, la società femminile è quella perfetta, ma invece, andando avanti con la lettura, i messaggi trasmessi dall’autrice erano ben diversi. La cattiva informazione, il terrorismo mediatico dà sempre maggior potere a chi sa offrirsi come unica fonte possibile, a prescindere del genere. Unico neo che mi viene da segnalare è la poca caratterizzazione dei personaggi, elemento per me rilevante. Apprezzo molto quando lo scrittore dà la possibilità al lettore di avere anche una sua visione personale delle cose, durante il tempo di lettura; In questo caso può non risultare semplice quando ci sono molti attori all’interno della narrazione.
Il romanzo distopico lo sto scoprendo negli ultimi anni e sicuramente lo sto apprezzando sempre di più anche grazie a letture come La scuola dei disoccupati, e Le portatrici muove quelle corde sempre giuste come il potere che hanno le parole e di come esse possano essere un’arma veramente pericolosa.