Le ossa parlano – Antonio Manzini : recensione

Le ossa parlano, lo sa bene Rocco Schiavone, che in questa nuova indagine si vede costretto a fare di nuovo i conti con una rottura di scatole di decimo livello.

Questa volta però c’è qualcosa di più, un desiderio feroce di fare giustizia, di trovare il colpevole, non solo da parte di Rocco ma di tutta la questura di Aosta.

Le ossa ritrovate nei boschi, vicino Saint-Nicolas, appartengono ad un bambino. Parlano le ossa, ma anche i pochi oggetti che conserva ancora addosso, come la spilla di Capitan America assicurata nella tasca dei pantaloni.

Manzini, con Le ossa parlano, ci propone un’indagine tristissima, probabilmente perché non ci si abitua mai alla morte di un bambino e al dolore che porta con sé.

Rocco e la sua squadra si gettano a capofitto nell’indagine, tentando molte strade pur di dare un nome a quelle ossa abbandonate. Mirko, questo il nome che viene fuori dopo una lunga ricerca, ma alla questura non basta, qualcuno lo ha soffocato, e bisogna assicurare il colpevole alla giustizia.

L’ispettore, con la strana abitudine di catalogare i volti delle persone in un bestiario, in questa indagine, mostrerà il suo lato animalesco, con quella testardaggine e con il fiuto di un segugio che sembra girare a vuoto attorno alla preda, ma che è consapevole di aver trovato qualcosa.

Per i più avvezzi al genere dell’investigazione rintracciare il colpevole non risulterà difficile, ma seguire le indagini non è per questo meno avvincente.

Ogni avventura di Rocco Schiavone ha un sapore estivo per me. Non importa in quale stagione si svolga il racconto e non conta neppure che, ambientato ad Aosta, ci sia sempre la neve.

Ho legato questa serie di romanzi all’estate. Forse perché, per me che ho sempre vissuto al mare, mi permette di vedere Aosta attraverso i racconti di Manzini, un po’ come se andassi in vacanza. O forse perché Vecchie conoscenze l’ho letto in spiaggia!

In questo libro, che ovviamente si ricollega al precedente, ci siamo finalmente liberati di alcuni spettri del passato dell’ispettore Schiavone. Come le indagini per l’omicidio di Enzo Baiocchi e il primo dirigente di polizia Mastrodomenico, proprio quello che aveva fatto in modo che Rocco fosse spostato da Roma ad Aosta.

Alla fine tutti i nodi vengono al pettine e Mastrodomenico verrà processato, accusato di traffico di stupefacenti, organizzazione di banda armata, omicidio e spaccio. Facendo venir giù tutto un castello di carte; svelandoci il vero ruolo del viceispettore Caterina Rispoli nella faccenda; coinvolta solo al fine di incastrare il superiore e, purtroppo per noi, trascinando a picco la figura di Sebastiano.

Seba, l’amico di una vita. Un fratello per Rocco, si rivela, ora possiamo dirlo, coinvolto nei traffici di Mastrodomenico e responsabile quindi della morte di Marina, l’amata moglie di Schiavone.

Ma ormai Sebastiano Cecchetti è uccel di bosco. Sparito chissà dove, grazie ai numerosi contatti con la mala vita e ai soldi accumulati in conti esteri. Se per Rocco però si chiude un capitolo, e lo scorgiamo nella rottura del suo legame con la città eterna, simbolicamente rappresentata dalla vendita dell’attico a Monteverde Vecchio, Brizio, e soprattutto Furio, non sono di questo avviso, il tradimento di Sebastiano brucia, è inspiegabile, e va pagato con la vita.

Rocco tenta di dissuaderli, è stanco, tutti hanno perso in questa storia e anche troppo, persino Sebastiano, che ha perso Adele.

In questa reazione si scorge, secondo me, un grande cambiamento nella persona di Rocco. Un distacco da quello che rappresentava Roma e i suoi legami, i suoi intrecci, le sue leggi e le due punizioni. I legami si sono spezzati, Schiavone si sente un ospite nella sua stessa città. Mentre ad Aosta qualcosa piano piano cambia, ora che è un uomo “libero” dal passato il presente sembra diverso.

Sotto la sua fredda coltre bianca la città della Val D’Aosta non sembra più così inafferrabile. Lo attendono nuovi legami, che piano piano si stanno formando, mentre altri cambieranno.

Marina come sempre gli sta accanto e gli indica la strada. Ancora abbarbicato nella sua solitudine, perso tra Sandra e Caterina, tra il cuore e la passione, deciderà ancora di restare fedele al fantasma della moglie.

Anche Marina è ormai esasperata dalla cocciutaggine del marito. Dal suo attaccamento al dolore senza dare mai spazio alla felicità, ma questo accanimento è un sentimento che può avere un altro nome ed è paura.

Paura di quello che verrà, di quei nuovi dolori che la felicità futura porta purtroppo con sé. Restiamo anche noi in bilico insieme a Rocco, che accadrà? Riuscirà l’ispettore a fare di Aosta la sua nuova casa?

Non possiamo ancora saperlo, però riuscirà sicuramente ad incastrare il colpevole, ci riesce sempre.

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

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