L’arte di non riuscire nella vita – Jean-Paul Lacroix

Tutti hanno un’aspirazione, e L’arte di non riuscire nella vita di Jean-Paul Lacroix è l’esempio di come tendere all’estremo opposto mantenendo fede alla capacità di porsi degli obiettivi. Il successo è una piaga che gli oziosi inseguono per poi pentirsene, perché vediamo solo un lato della medaglia: sorrisi, strette di mano, cene offerte, e l’elenco rischierebbe di allungarsi e tramutarsi in canto di sirene.

Non percepiamo tutta quella parte debitamente nascosta di telefonate, rapporti obbligati e tutto ciò che devia dalla vita che si aveva in mente prima di occupare una posizione di risalto. Questo manuale parodistico sottende però una giusta verità tra le righe delle risate, ovvero che bisognerebbe concedere più tempo a sé stessi e coltivare la propria parte immateriale. Ecco un estratto dalla prefazione dell’autore:

“Una vasta minacciosa cospirazione tramerà contro di voi, e vi faranno parte parenti, maestri, vostra moglie e persino il principale… si coalizzeranno per cercare di far di voi un «arrivista», per legarvi al successo… Siate vigilante, guardingo. Finiranno per scoraggiarsi.

Questo libretto non ha altro scopo che quello di aiutarvi nella lotta. Vuole essere un Vade-mecum… pardon… una Sta-mecum dell’immobilismo spicciolo.

Grazie a esso, eviterete di vendere l’anima al Moloc degli affari. Ve la terrete, invece, per vostro uso e consumo e per i vostri amici. E la coltiverete con cura, con amore… E forse un giorno, verso la quarantina, sarete diventato quel meraviglioso essere, quel fiore della civiltà cui si dà il nome di: fallito.”

Ma chi è Jean-Paul Lacroix? Il vasto mondo dell’internètt è il primo a latitare nelle informazioni sull’autore, e lo stesso curatore della presente edizione di L’arte di non riuscire nella vita, Riccardo Di Vincenzo, nell’introduzione coglie l’occasione per scherzarci su. Nato nel 1914 e morto nel 1993, Jean-Paul Lacroix seppe riempire questi quasi ottant’anni con un lungo lavoro editoriale su rivista. Anche questo, forse, è uno dei motivi per cui sappiamo poco di lui; la scrittura su rivista è ingrata, perché destinata al macero in tempi brevi indistintamente, senza discrimini legati alla bellezza di un testo.

Fonda L’Essor, settimanale satirico che raggiunge le 120.000 copie in appena quattro anni di vita. Passa poi a una delle riviste satiriche più importanti di Parigi, Le Canard enchaîné, dove scriverà per tutta la vita. La speranza è che i tipi di Sagoma pubblichino anche gli altri libri di Lacroix, perché l’operazione di riscoperta fa riemergere libri di gran livello e soprattutto di un’attualità disarmante.

L’arrivismo, sempre più esasperato, è una caratteristica che domina la società odierna. Si pensava, a quanto pare, anche decenni fa. Questo volume ne è la cura: potrete imparare a non arrivare in posti direttivi, a mancare le carriere militari o politiche, evitare il successo editoriale o in società. Qualora non riusciste nell’impresa descritta, potrete quantomeno imparare a ridere.

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

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