La protagonista de La vertigine del tutto, Manuela, è un personaggio complesso e delicato. L’arresto del padre, la separazione dagli affetti, le ansie, gli attacchi di panico, un lavoro che finisce per consumare energie e sorrisi. Il distacco dalle proprie radici non è mai semplice, e lo stesso accade a lei.
Ho scelto di leggere questo romanzo anche per la vicinanza emotiva con parte del vissuto di Manuela. A trentasei anni va a Milano per lavoro lasciando l’Abruzzo. Del resto noi insegnanti sappiamo bene che per fare punteggio bisogna “salire”, e in questo Milano è ancor di più una città di grandi opportunità, al punto che è possibile fare gli schizzinosi nelle scelte in graduatoria provinciale.
Manuela insegna scienze, ma la vita ce la mette tutta per complicarsi. Da un lato ci sono i ragazzi, che nello sconvolgimento della crescita non sono ancora bravi nel gestire emozioni e certi rapporti, e già questa è una grande difficoltà per la fragilità psicologica della prof.; dall’altro c’è una storia familiare tutt’altro che semplice, in cui i legami sono sfilacciati ma rimangono ingombranti nella mente.
Nel quadro arriva poi un collega che, con le sue accortezze, riesce a mettere insieme qualche coccio – seppur con le tante problematiche che potrete leggere nel libro. La vertigine del tutto è dunque un romanzo che racconta dei fili che legano le persone, di quanto sia facile rovinare quei collegamenti e quanto sia difficile recuperare, forse impossibile in certi casi. E quando c’è un equilibrio precario? Persino un sorriso rischia di diventare un elemento negativo. Anche i momenti migliori, senza la capacità di gestirli, possono degenerare nel panico. Lo Xanax dà, lo Xanax toglie.
Nel libro c’è tanta Milano, non solo nella toponomastica. Ogni palazzo è un microcosmo e Manuela cerca di evitare contatti che però la inseguono un po’perché i ficcanaso sono ovunque, ma anche perché ci si affeziona. In che senso? In una città dove si lavora tutta la giornata, i rapporti tra inquilini diventano gli unici possibili. Ho la fortuna di vivere in una casa di ringhiera milanese, e non saprei come fare altrove. In Abruzzo, invece, ero in un palazzo dove gli appartamenti sono quasi in guerra tra loro. Milano è fredda? Assolutamente no, ormai neanche più in base al meteo.
Manuela però soffre, e cerca una cura senza palesare la sua situazione. Passare per pazza non è una possibilità. La difficoltà maggiore è accettare sé stessi e la propria condizione. Tutti sono diversi ma, anziché notare questo, ci si focalizza sul “me e gli altri”. Alzare barricate è una delle cose peggiori che si possano fare per la propria salute mentale, eppure viene così naturale!
La vertigine del tutto diventa una cura a sua volta, perché Manuela trova la forza per salvarsi, decide di seguire la strada giusta, l’unica per riemergere. Dovremmo prendere esempio da lei, perché c’è bisogno della partecipazione di chi ci è intorno, ma è da soli che in definitiva ci salviamo.