Vivere il proprio presente spontaneamente o sognare di rivivere il passato cambiando le cose? Tralasciando il voler “fare” la differenza. Credo sia stato un desiderio che abbiamo provato tutti almeno una volta, però a che prezzo? Ne La strada Giusta di Loredana Lipperini, la protagonista si trova questa opportunità davanti, senza nemmeno averlo desiderato. È il 4 luglio, Francesca è una scrittrice che sta facendo il suo tour promozionale estivo e si ritrova alla stazione della città di L.; deve incontrare una persona che dovrà portarla in loco per la presentazione. Probabilmente è in anticipo e decide di passeggiare, prendere il sottopassaggio e girare a sinistra, direzione meno trafficata. Perché non a destra? Non penso per reconditi motivi politici, ma solamente per una questione di istinto.
Prometto, tra poco finisce la trama, fatemi arrivare al punto. Vede un bellissimo murales che le ricorda Cthulhu e poi un signore con un gilet che si offre di accompagnarla alla pensione Giulietta.
Si ritrova nel 1971, così. Un nuovo Giorno della marmotta (ricordate il bellissimo film con Bill Murray?) più fantastico e perturbante che permetterà a Francesca di rivivere i suoi 25 anni. In questo caso sarà costretta un intero mese in loop. Non fa molta differenza, rimane comunque un incubo a matrioska interminabile. In realtà lo strano signore con il gilet offre a Francesca la possibilità di poter scegliere di lasciare questo nuovo passato per tornare nel suo presente, con il rischio di perdere le persone più care e la propria vita. Nella lotta tra la sopravvivenza e il salvaguardare i propri cari decide di provare a rivivere l’estate del 1971, con la consapevolezza di poter tornare indietro in qualsiasi momento, cogliendo l’opportunità di vivere nuove esperienze, sperimentare e anche riposarsi.
Non saprei, forse pecco io di egoismo, però non sarei rimasta in quella parentesi temporale per il bene della mia famiglia. Avrei pensato a me, prima di tutto. Perché sacrificarmi per un bene più prossimo mentre gli altri se la godono? O forse questo stesso pensiero aleggerebbe nella mente di ogni componente della mia famiglia e quindi sono figlia delle persone che mi dovevano capitare. Probabilmente l’eroe di una storia fantastica deve essere altruista e poco umano. Non ricordo bene Il viaggio dell’eroe di Vogler, anzi, credo di non averlo finito. Rimedierò.
C’è da dire che almeno esistono persone più e meno egoiste di me, quindi dormo sogni tranquilli.
La strada giusta è un racconto fantastico ma a tratti così reale, non ci sono i tipici elementi fantastici come draghi, magie e sfide da risolvere. Credo sia più etico, il nodo da sciogliere. Accettare una nuova routine, rivivendola come un copione che, talvolta, è soggetto a piccoli accorgimenti per non rendere del tutto prevedibile la trama. Tranne per l’inizio e la fine, 4 e 31 luglio. Provare ad ingannare il tempo dando l’illusione di accettare la stessa cassetta e provando a sovvertire gli ordini con possibili fughe. Queste però non sono mai portate a compimento perché il passaggio da ripercorrere è chiuso.
La strada giusta che ti porta a nuove consapevolezze: non si può davvero scegliere il proprio percorso, perché certe volte non è realmente possibile tornare indietro nel tempo per sistemare il tutto. E allora riinizia una nuova giornata della marmotta fino a quando non giungerai alla migliore versione di te, credibile o meno, ma nuova, sicura, consapevole, spavalda, remissiva. Per ognuno è differente.
«Usa bene il tempo che hai. Non è detto che sia poco. Non è detto affatto. Immischiarsi in certe faccende confonde le idee».
Una lettura è in grado di confondere le idee, senza nemmeno dover prendere un treno. Non si può desiderare di più.