La sottile differenza – Federico Fabbri : recensione

La famiglia viene considerata l’elemento base, il nucleo fondamentale, la tifoseria che non ti lascerà mai solo, nemmeno nel peggiore dei momenti. I nostri genitori ci insegnano sin dall’inizio che è un tipo di amore incondizionato e che non può essere eguagliato da nient’altro. Federico Fabbri, con il suo ultimo romanzo, La sottile differenza, edizioni LuoghiInteriori, decide di svelare una delle realtà spesso celate o raccontate solamente a tratti. Non sempre la verità è color pastello, alcune volte è caratterizzata da pennellate intense e scure o da un tratto tratteggiato.

Dalle mie letture avrete immaginato che non sono una grande amante dalle storie familiari, ma solamente perché le ho sempre viste come un qualcosa dove è giusto non entrare molto in merito. Ogni famiglia ha i suoi problemi e mette solamente il magone lèggere delle loro sciagure. Pensate alla povera famiglia Toscano del trinarcrino Verga. Storia bellissima, ma quante sfortune.

Solitamente non mi appassionano ed è anche per questo che ho deciso di non seguire il grande fenomeno sociale de I leoni di Sicilia, La saga dei Cazalet e molte altre. Nulla toglie che invece non vi parli prima o poi della famiglia Buendía (caso a sé, è impossibile non amare Márquez).

Il primo merito che si può certamente riconoscere allo scrittore Federico Fabbri è quello di raccontare i retroscena veritieri sul nido: la sottile differenza tra l’affetto legittimo dovuto ad un legame di sangue rispetto all’amore solido tra congiunti. Non è detto che bisogna per forza provare amore per un parente.

Vi ricordate la famiglia Colla di Radiomorte? Lotta per la sopravvivenza tra consanguinei, altro che spirito di sacrificio.

Le famiglie de La sottile differenza e quelle appena citate mi sono piaciute proprio perché l’apparenza viene subito scansata per una più triste realtà.

È la storia di Amanda, Baby, Rachele e Pietro che si troveranno costretti a smascherarsi, ricredersi e ridestarsi dagli abissi della depressione.

La scrittura di Federico Fabbri permette di entrare nel vivo della storia e di ascoltare le quattro voci che cercano di difendere la propria visione, i propri errori e le loro, spesso, prese di posizione inamovibili. Mi dispiace ma non sono riuscita a simpatizzare molto per Baby. Al massimo, sarebbe bello averla come amica con cui fare serata saltuariamente, stop. Una donna fuori dalle righe, egoista, inaffidabile, ambiziosa da asfaltare qualsiasi persona davanti, persino sacrificando il bene della figlia Rachele, giovanissima modella di successo; è una madre e moglie troppo precoce e poi anima spenta davanti alle puntate di Grey’s Anatomy. Giustamente dopo 17 stagioni mi sembra normale. Si scherza, si scherza.

Pietro è l’avvocato di successo, affascinante, marito fedifrago. L’unica certezza che ha è di poter comprare l’affetto dei suoi cari.

Amanda è una ragazzina di 15 anni che porterà, con il suo malaugurato incidente, a ridefinire i rapporti all’interno del nucleo familiare.

«l’amore è solo una variabile. Fuori da un’equazione, è una lettera priva di significato», e una volta compreso, il risentimento lascia finalmente spazio ad un nuovo inizio, sincero ma reale.

Federica Andreozzi

Leggo da sempre, e ho deciso di diventare miope e astigmatica solo per provarlo a tutti. La mia compagna di vita si chiama Ansia, che mi somiglia ma ci vede benissimo. Recensisco di tutto, anche le etichette delle camicie, ma se mi date un fantasy non potrò che assumere l’espressione schifata in foto.

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