La più piccola di Fatima Daas è edito da Fandango libri, che io continuo a chiamare con il suo titolo provvisorio di La figlia minore, dal francese La petite dernière, la più giovane.
Fatima è la mazoziya, La più piccola.
Fatima Daas esordisce in Italia con un libro, un monologo, un diario. Frammenti di una vita in cui pubblico e privato sono due mondi divisi e invalicabili, interno ed esterno, famiglia e amici, amore e religione.
La più piccola è una confessione, un preghiera privata, qualcosa che non avremmo dovuto sentire eppure coinvolgente, comunitaria.
Fatima cerca tra le pagine della sua vita una definizione, una definizione per sé stessa, o meglio un insieme di definizioni che vadano a comporre lei, Fatima.
Francese di origini Algerine, mussulmana, lesbica, figlia minore.
È una continua ricerca di identità, di equilibrio tra chi si vuole essere per sé stessi e chi si vuole essere agli occhi, non degli altri, ma della propria famiglia, di quelli che non vogliamo deludere.
All’interno della narrazione, il peso più importante viene dato alla famiglia, alla religione e alla sessualità.
La componente familiare è molto importante nella vita della protagonista e, ancora una volta, in un gioco di opposizioni, troviamo qui, ancora divisi, la madre e il padre. Non un nucleo ma poli, tra i quali orbitare, dall’uno all’altro, soprattutto durante l’infanzia.
Nonostante i rapporti con i genitori siano tesi o freddi, forse ostacolati da una certa incapacità ad esternare i sentimenti, per Fatima restano due opinioni importantissime all’interno della sua vita. Nel libro si susseguono ricordi tra passato e presente, alcuni molto belli, legati al suo rapporto d’infanzia con il padre, altri molto meno, soprattutto con il sopraggiungere dell’adolescenza; Fatima, in cerca dei suoi spazi, si allontana progressivamente dai genitori, soprattutto dal padre, con il quale non recupererà mai il rapporto.
Solo verso la fine del volume ci sarà una riscoperta del rapporto madre-figlia.
Il tema più delicato e bello è quello che lega la sessualità di Fatima al suo modo di vivere la religione, l’Islam.
Fatima è lesbica, una verità che ha sempre saputo, anche quando non sapeva darle un nome. In questo viaggio alla scoperta di se stessi, assistiamo alla crescita della protagonista, sia come giovane donna lesbica, sia come fedele.
Il rapporto di Fatima con Dio è un rapporto bellissimo, interiore, un rapporto d’amore e fiducia.
La sorella Hanane usa le relazioni umane per parlare della pratica dell’Islam.
“[…] se ami qualcuno investi su di lui, offri il tuo tempo, la benevolenza e le attenzioni. Alimenti la relazione. Con Dio è la stessa cosa, non puoi non amarLo senza dargliene prova.”
La relazione con Dio è quella più solida che Fatima riesca a costruire per tutta la durata del libro. È una relazione “alimentata”, non è scontata, Fatima sceglie di essere mussulmana, di continuare la sua relazione con Dio.
Il rapporto tra Dio e Fatima è di vicinanza, e non vacilla mai, non ostante la ragazza sia costretta ad ammettere che per l’Islam l’omosessualità sia un peccato.
“Ma chi siamo noi per interferire con la fede e la pratica di qualcuno?”
Dice la ragazza a sua madre. Il rapporto tra sessualità e credo dovrebbe restare una questione privata di ogni individuo, invece siamo abituati ad una società che soppesa tutto, che giudica e che è giustificata a farlo.
In questo percorso di crescita amorosa, verso se stessa, verso gli altri e verso Dio, Fatima riuscirà a venire a capo di molte cose. A capire molte cose, a dare di più anche nelle relazioni umane, a pretendere di più, perché tutti meritiamo di essere amati.
Ancora una volta possiamo riscontrare delle dicotomie tra amore e fiducia, tra relazioni umane e relazione con Dio.
“So che odi parlare di merito, ma tu meriti di essere amata e che ti venga dato tanto indietro. E anche se ti fai sempre la donna sicura di sé, quella irraggiungibile, distaccata, che non soffre io so quanto è dura per te. Nina non ti ha mai dato abbastanza, ma ti ho offerto la sua fragilità. E questa è la fiducia, Fatima.”