La mente sbagliata di Francesco Forestiero è un libro sì breve, ma interessante per come capovolge la visione letteraria di un protagonista perfetto.
Ovviamente non è il primo libro che pone sotto i riflettori un protagonista imperfetto. Proprio tra i miei libri preferiti potrei citare Chiedi scusa Chiedi scusa, dove la scoperta e la successiva ammissione della codardia da parte del protagonista avvengono come conseguenza alla morte del fratello. Morte avvenuta sotto i suoi stessi occhi e che, per l’appunto, non ha trovato il coraggio di provare ad impedire.
Si può essere sbagliati per questo? Ci si può sentire ̶ o definire ̶ sbagliato, se le nostre azioni non corrispondono ad un sentire convenzionale?
Questa è la domanda con la quale mi lascia La mente sbagliata alla fine della lettura.
Claudio e Jacopo sono amici per la pelle. Una classica amicizia nata sui banchi di scuola, in un paesino, le cui dimensioni favoriscono l’interazione e la vicinanza dei due bambini anche all’esterno delle mura scolastiche. Inseparabili, sognatori, accaniti giocatori di calcio, la loro infanzia scorre tra interminabili partite su campetti improvvisati. Uno in porta e l’altro in attacco, come Holly e Benji.
Crescendo, i corpi cambiano, e all’interno del libro se ne farà sempre più accenno, come se questa caratteristica andasse via via assumendo sempre più peso nella narrazione o forse proprio nella vita dei ragazzi. Jacopo alto, magro e atletico e Claudio, grassottello che continua ad arrancargli dietro, nello sport, e pian piano anche in altri ambiti della vita.
Il divario infatti si allarga con la crescita e con l’aumentare delle variabili in campo. Come possono esserlo le prime cotte, le prime delusioni amorose e l’aumentare delle interazioni con altre persone esterne al loro storico duo. Tutto in realtà contribuisce a mettere sotto pressione il loro legame d’amicizia.
Più che di una mente sbagliata, mi sembra di osservare una mente nella quale piano piano si fa largo l’invidia. Un sentimento che neppure il protagonista riesce a comprendere e ad ammettere. Soprattutto nei confronti dello storico amico, come se, non avendolo mai provato, non lo riconoscesse.
Sicuramente Claudio è strano, non si può negare. Alcune sue reazioni sono eccessive, come quando sfoga paura, adrenalina e rabbia su Alberto, cugino di Jacopo, dopo una spericolata corsa in motorino alla quale aveva, sotto sforzo e suo malgrado, acconsentito.
Credo che per un adolescente l’accettazione sia importante, e Claudio si sia visto costretto, incastrato, nell’acconsentire alla richiesta di Alberto e che, finita la corsa, tutte le emozioni represse, la paura, l’incapacità di rifiutare siano convogliate in superficie, spinte dell’adrenalina, sfociando in un apparentemente immotivato atto di violenza.
Claudio mi sembra, più che sbagliato, diviso tra il dentro e il fuori. Tra quello che può fare, tenendo conto dei limiti che il suo corpo gli impone e quello che vorrebbe fare.
L’amicizia tra i due ragazzi andrà sempre di più allentandosi man mano che, soprattutto Jacopo, comincerà a cogliere i segnali negativi dell’invidia dell’amico e lo allontanerà.
La ferita nata da questo allontanamento non si risanerà mai più. Gli ex amici prenderanno strade diverse e si perderanno, senza mai più ritrovarsi. E anche quando Claudio rivedrà Angela, nello sfortunato momento della morte di Jacopo, e la sua reazione sarà quella di baciarla, ad Angela sembrerà strano, inappropriato, l’ennesima conferma della mancanza di rispetto che Claudio infliggerà, persino alla memoria dell’amico.
Eppure, non mi sembra altro che la conferma di una mente invidiosa che anela ad ottenere una vita che non gli appartiene, la vita di Jacopo.
Non penso che Claudio sia sbagliato, e non penso neppure che il suo bene per Jacopo non fosse reale. Credo che siano venute a crearsi situazioni che la mente di Claudio non sia riuscita a gestire. Rendendolo, prima, un amico tossico per Jacopo e poi un ostacolo anche per il sé stesso adulto.
Non penso sia la mente ad essere sbagliata, ma come ci poniamo a quello che ci succede mentre viviamo, alle nostre risposte.
Forse in modo diverso Jacopo e Claudio sarebbero rimasti amici, o forse no, si sarebbero allontanati comunque diventando due adulti diversi. Magari senza una vera lite, solo cambiando interessi, come succede spesso.
La mente sbagliata di Claudio mi sembra più che altro una trappola, per lui, per irrealizzazioni che si è ristretto a vivere. Per le possibilità che si è negato, diventando un adulto ancora più infelice.
Chissà se la felicità dipende veramente da noi e da quello che possiamo fare ogni giorno per costruirla, la nostra, senza guardare al percorso degli altri, soprattutto di coloro che amiamo.
Anche perché poi la conseguenza è di perderli, e quanto può giovare questo alla nostra felicità?