La cucina incantata – Casini, Fenoglio e Pasqua : recensione

La cucina incantata, edito da Trenta Editore, contiene, come ci suggerisce il sottotitolo, le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki.

Per entrare a fare parte del piccolo ricettario sono stati scelti, tra la grossa produzione del maestro, solo lungometraggi di cui firma la regia. Parliamo di film come: Nausicaä della valle del vento, Il mio vicino Totoro, Kiki – consegne a domicilio, La città incantata, Il castello errante di Howl e Ponyo sulla scogliera, solo per fare qualche esempio.

Dico piccolo ricettario perché si è scelto di dare una forma snella e pratica al volume, che si contrappone a quella dei grossi libri di ricette che poi, per paura o per scomodità, restano confinati sugli scaffali.

Le dimensioni sono sicuramente tra i punti a favore del volume; la pecca, se vogliamo toglierci subito i sassolini dalla scarpa, è la presenza limitata di illustrazioni. Il ricettario, realizzato nei toni del verde e del blu, include, oltre alla bellissima illustrazione in copertina tratta da La città incantata, altri piccoli disegni che precedono la ricetta e che rappresentano i personaggi del film che ci si appresta ad analizzare. Questo fa calare un po’ l’entusiasmo degli acquirenti più giovani, anche perché, come suo diretto concorrente, troviamo il libro della Kappalab In cucina con i film dello studio Ghibli, che è invece ricco di immagini.

In ogni caso è un libro che ritengo molto valido. Utile per tutti quelli che si vogliono approcciare alla cucina da sogno di Miyazaki anche senza essere dei cuochi esperti. O per venire in soccorso a genitori e parenti, pronti a soddisfare le richieste dei più piccoli. La semplicità di realizzazione delle ricette è un altro punto a favore de La cucina incantata.

Una cosa essenziale per ricreare gli autentici sapori giapponesi sono gli ingredienti come il miso, il mirin, la salsa d’ostriche e il brodo dashi. Spesso ho desistito dal realizzare alcune ricette proprio per la difficoltà di recuperare alcuni elementi o per il loro costo; poiché acquistati tutti insieme facevano lievitare il totale della spesa. Con La cucina incantata però si ha la possibilità di scegliere quali ingredienti utilizzare. Ad esempio per il bentō ispirato al film Il mio vicino Totoro è riportata sia la versione originale che una versione più semplice.

La trovo un’idea bellissima che, unita alla scelta di ingredienti che si ripetono, va anche contro gli sprechi. Cosa di cui l’ambiente e il maestro Miyazaki sarebbero contenti. Di cosa parlo? Se non avete modo di realizzare la marmellata di fagioli rossi Azuki, e decidete di comprarla, potrete sfruttarla per più di una ricetta all’interno del volume. Come la torta Siberia o i dorayaki per dirne alcuni; stessa cosa per la pasta di miso. Cosa davvero utile, per chi si cimenta in una ricetta dai sapori orientali, poter utilizzare a pieno gli ingredienti comprati appositamente.

Inoltre è spesso presente un alternativa vegetariana. Cosa questa che, secondo me, rende il testo davvero al passo con i tempi e con le esigenze di molti. Pensate alla possibilità di poter organizzare una cena con tutti gli amici amanti di Miyazaki. Poter far sentire tutti inclusi, senza preparare portate diverse e che esulano dal mondo “miyazakiano”. In effetti il libro si fa pienamente portatore, in questo modo, del sentimento di unità e di condivisione intimo e familiare che ci viene raccontato attraverso i film.

Ricollegandomi alla semplicità di esecuzione, un plauso va anche alle ricette scelte. Poiché per sentirsi subito parte dell’universo dello studio Ghibli basta una fetta di pane tostato con sopra un uovo fritto. Per sentirsi come Pazu e Sheeta di Loputa castello nel cielo.

Cosa proverò di sicuro? Ma il ramen di Ponyo! Sicuro, eh! <3

Sono innamorata di quella pesciolina! E del ramen, che provo sempre a rifare con nuovi esperimenti e ricette, come potete ben vedere ne La taverna di mezzanotte. Sebbene chef Hiro mi insegna che il tempo di preparazione del ramen è molto più lungo, anche io sono solita usare dei piccoli escamotage per una ricetta più veloce. Per cui non vedo l’ora di provare anche questa! Anche perché i toast al prosciutto li ho già preparati, come potete vedere dalla foto.

E tutto questo solo per quanto riguarda il ricettario preso nelle ricette in sé! Il volume mi è davvero piaciuto, anche se ho sentito la mancanza di qualche immagine.

L’intento è quello di analizzare il profondo legame tra gastronomia e cinema all’interno dei film di Hayao Miyazaki. All’interno dei suoi film il cibo si fa rappresentazione di una cultura, specchio di un mondo. Che non è solo quello orientale, ma è un mondo in senso unitario e totalitario, un mondo che si esprime attraverso i sentimenti. Basti pensare a Kiki – Consegne a domicilio e a Il castello errante di Howl che sembrano ambientati in città europee; Sophie non prepara forse una colazione a base di uova e bacon? Lontana dai piatti preparati da Satsuki ne Il mio vicino Totoro, eppure l’intento è sempre lo stesso, l’unità, il momento di comunione che si crea attorno al cibo, attorno ad una tavola, un sentimento di unione, di protezione, di familiarità.

Ho apprezzato molto come viene trattato il filo che dall’idea del cibo si srotola fino a penetrare in tutta la sua opera. Rendendone evidenti i temi portanti. Ho apprezzato come le immagini di srotolassero sotto i miei occhi. Ed un tema che era sempre stato lì, nascosto e pure ben visibile, fosse reso così chiaramente. Come il profondo legame con la natura i messaggi ambientalisti, la passione per il volo, una piccola mappa per inoltrarsi nell’universo “miyazakiano”.

Un volume con una bibliografia e sitografia molto curata dove si possono trovare spunti per chi vuole approfondire alcuni temi. Io, ad esempio, mi sono segnata almeno quattro titoli che approfondiscono il rapporto tra cibo & film all’interno della cinematografia di Hayao Miyazaki. Ma ce ne sono molti altri, se ad esempio vi è venuta voglia di diventare esperti creatori di bentō!

Voglio lasciarvi con la prefazione di Alessandra Korompay. Doppiatrice italiana di Fujiko Mine nel terzo doppiaggio di Lupin III – Il castello di Cagliostro che prova a racchiudere, molto bene, quello che è il mondo animato di Miyazaki:

“[…] Hayao Miyazaki è il maestro della magia, della leggerezza, della fantasia, della sensibilità, ma è un uomo serissimo. Ha fatto della sua passione un lavoro maniacale, della sua arte un’ossessiva ricerca della perfezione, della sua professione una dedizione totale. Il suo enorme potere immaginifico, le sue metafore eleganti, le sue creature sorprendenti, la sua animazione curata e poetica, rendono il suo cinema un vivo piacere per gli occhi e per il cuore. Perché i suoi film contengono messaggi umani, sociali ed etici. Il tutto condito da colori sfavillanti, panorami suggestivi, brani sognanti, e un omaggio perpetuo a Madre Natura. I suoi personaggi, poi, tendono continuamente alla trasformazione. Grazie alle esperienze e alla sofferenza, sperimentano un processo di guarigione, che germina in una sana rinascita. […]

E chi meglio di lui, che ogni giorno si sporca i dermatoglifi con grafite e colori continuando a guardare in faccia il dolore, è in grado di plasmare i sogni?”

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

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