La crociera – Lara Williams : recensione

La crociera è il secondo, e da me, attesissimo romanzo di Lara Williams.

Come per Le divoratrici resta edito da Blackie Edizioni e la traduzione resta a cura di Dafne Calgaro e di Marina Calvaresi.

Per quanto mi riguarda, col secondo romanzo di un autore, ho un approccio difficile; soprattutto considerando quanto ho amato il primo.

Cosa, questa, che si è verificata anche con La crociera: il pericolo di restare delusi dalla lettura è sempre dietro l’angolo.

Se state pensando che sia andata proprio così un po’ avete ragione e un po’ no.

La crociera è sicuramente diverso da Le divoratrici, pur restando, nel suo nucleo centrale, legato alle tematiche quali la ricerca di se stessi e la costruzione di un proprio posto nel mondo.

I personaggi di Lara Williams sono estremamente complessi e sfaccettati e mai è stato così evidente come in quest’ultimo libro.

“Originale, malizioso e stimolante” dice il retro della copertina; sono stata un po’ ingannata, almeno per quanto riguarda lo “stimolante”.

O forse, alla ricerca di una lettura più “leggera”, ho voluto crederci e farmi ingannare.

Dicevamo, Ingrid è una donna complessa che scopriremo a poco a poco durante i suoi soggiorni sulla WA (la nave da crociera) e i brevi giorni di licenza a terra.

Proprio come l’ondeggiare altalenante del mare, così la vita di Ingrid, sempre in cerca di una stabilità, un controllo, che deve risultare imposto o comunque guidato.

Quando Ingrid sale a bordo della WA è una donna in fuga da se stessa, dal fallimento del suo matrimonio, che non sente “realizzato” data la mancanza dell’arrivo di un figlio.

Prigioniera nel perfetto rettangolo verde del suo salotto e schiava del suo alcolismo, scappa e si imbarca sulla WA.

Sulla nave, capitanata dal carismatico Keith, conosce la filosofia del wabi-sabi, tutto viene dal nulla e dal nulla ritorna. Grazie alle rigide regole a cui viene sottoposto l’equipaggio, la vita di Ingrid ritrova sì rigore, ma anche mancanze.

La nostra protagonista riuscirà ad apprezzare la mancanza di scelte, di “maschere” sotto le quali sulla terraferma era solita nascondersi, gli innumerevoli beni che era solita accumulare, solo per capriccio, i numerosi abiti, che la conducevano ad altrettante scelte “guidate”, gli uomini che era solita frequentare, e il tipo di marito che credeva di dover trovare.

Nella sua cabina bianca, con la sola compagnia di un oblò e le divise, sempre bianche, uguali per tutto l’equipaggio, Ingrid scoprirà la sicurezza che deriva dal lasciarsi guidare. Sentendo però dentro di lei sempre qualcosa che continua a resistere, una natura ribelle che stenta a volersi piegare.

Questa sua duplice natura si rivela nelle licenze concesse a terra, dove tornano in atto pessime scelte e mostri del passato; dove ritorna forte l’alcolismo e la voglia di farsi guidare da un unico desiderio, o da più desideri, tutti forti, tutti bestiali, tutti repressi.

Gli eccessi, il sesso occasionale, la violenza di una rissa, la mancanza di un ordine sociale e di comportamento, per poi tornare al sicuro sulla nave, sotto la solida guida di Keith.

Keith comincerà un programma di formazione destinato solo ad alcuni membri dell’equipaggio tra cui Ingrid; la finalità di questo programma è: riuscire ad essere la migliore versione di se stessi; e se inizialmente sarà Ingrid ad esserne succube presto inizierà a capire che anche lei è in grado di contagiare le azioni del capitano.

Come per una moderna musa Keith inizierà a prendere ispirazione dalla spontaneità animalesca di Ingrid.

La crociera è un libro sulla crescita personale e sulla scoperta di sé stessi, la presa di coscienza del mettersi al timone della propria esistenza.

Quello che personalmente non mi ha convinto è la non linearità della trama, da sempre mio limite personale, per quanto lo stile di scrittura riesca a risultare sempre allo stesso livello del primo romanzo.

Anche i gesti estremi compiuti dalla protagonista, sulla terraferma, o sulla nave, in nome di un più alto obiettivo mi hanno lasciato perplessa, sebbene abbiano un forte impatto riflessivo.

Altro mio limite grandissimo è inoltre quello di non riuscire a simpatizzare con la filosofia in generale, quindi, avrò fallito, ma non sono riuscita fare mio questo concetto del wabi-sabi.

Per quanto sia stato importante seguire Ingrid nel suo percorso di crescita, resto comunque più legata a Roberta e al suo Supper Club, in qualche modo sono riuscita a sentirla più vicina e quindi, se mai dovesse capitarmi, accetterei volentieri un invito al Supper mentre ci rifletterei due volte prima di imbarcarmi sulla WA.

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

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