La breve vita di Lukas Santana – Elvira Dones : recensione

Nella valle del Rio Grande si nasce e si muore predestinati alla miseria, all’abbandono, all’abuso di sostanze, alla violenza. In pochi si riscattano, dove l’unica possibilità di redenzione è andarsene, dimenticare ciò che si è stati e passare il resto della propria esistenza tormentati dai sensi di colpa verso chi ci si è lasciati alle spalle. Lukas non fa eccezione, e in più si porta dietro la sciagura di essere sensibile, e pertanto vulnerabile. Per amicizia, senso dell’onore e ed essere visto più forte di ciò che è davvero, finisce in una gang. Si illude di non farne davvero parte, in fondo non ha mai sparato, ha incarichi di poco conto, spostare armi e soldi, niente di più.

Ma, Lukas non può saperlo, in Texas vige la law of parties, la legge delle bande: chiunque sia coinvolto, anche solo marginalmente, in un’organizzazione criminale, può essere condannato a morte anche qualora non abbia materialmente commesso alcun omicidio. Così, quando i Chicanos Rabbiosi uccidono il membro di una gang rivale, viene arrestato e interrogato. Lukas ha solo diciott’anni, è ingenuo ed emotivo, divorato dall’ansia e dalla paranoia. I poliziotti lo sanno, e lo convincono prima a rinunciare ai suoi diritti, poi ad ammettere di essere a conoscenza dei piani dei Chicanos. Tanto basta, perché Lukas non veda mai più la luce del sole.

Io sono quella che l’Istat definirebbe una “lettrice forte”. Che La breve vita di Lukas Santana sia il romanzo più bello che ho letto quest’anno dovrebbe essere un’informazione sufficiente almeno ad incuriosirvi (e siamo già a luglio, ho già sette mesi di letture alle spalle).

Elvira Dones ha realizzato due documentari sulla Law of Parties, ed ha avuto occasione di conoscere un uomo detenuto nel braccio della morte e che costituisce la principale ispirazione per questa storia. Uno dei personaggi, Thierry Morel, un dottorando in Criminologia che intrattiene una fitta corrispondenza con Lukas, è per stessa ammissione dell’autrice il suo alter ego. Eppure questo non è un trattato di denuncia socio-politica. È un romanzo, è pura letteratura, in cui le vite di chi è rimasto fuori, e che per dieci anni aspetta la morte di Lukas morendo un po’ a sua volta, contano quanto quelle del protagonista.

L’autrice torna sul femminile negato, come aveva fatto con lo splendido Vergine giurata (Feltrinelli, 2007) ma anche Piccola guerra perfetta (Einaudi, 2011). Stavolta sceglie di narrare le latinas, che tentano di emanciparsi dal contesto che sembra non voler altro per loro che marginalizzazione, che accumulano rimpianti partorendo un figlio dopo l’altro, il prezzo da pagare per aver cercato un po’ d’amore da uomini violenti, che prima le illudono, poi le abbandonano. E allora bisogna fare due, tre lavori per dargli almeno da mangiare, a questi figli, sperare che almeno loro si salvino.

Ma ai figli servono anche amore e presenza, altrimenti vanno a cercarseli altrove, in una gang se sono maschi, tra le braccia di qualcuno che promette loro un po’ d’affetto se sono femmine. E così il ciclo riparte, inarrestabile. Ho pensato a più riprese allo splendido Amores Perros di Iñárritu e all’atroce “Sai cosa diceva mia nonna? Se vuoi far ridere il buon Dio, raccontagli i tuoi progetti”.

Se empatizziamo con Lukas, che in cella perde la testa e si abbandona a un feroce autolesionismo, a colpire de La breve vita di Lukas Santana è quindi soprattutto la sua coralità, e la capacità dell’autrice di passare dall’una all’altra vita restituendo a tutti una grande intensità. Miriam, la madre, e il suo dolore dignitoso. Maya, la sorellina, che prova a proteggersi l’infanzia e l’adolescenza nonostante tutto. Il Santo, il mentore, che in carcere prova a salvare a Lukas almeno l’anima. Ynez, la zia, che se n’è andata in California e prova a non fare la fine di ogni singola donna che ha conosciuto. Ma ho amato soprattutto Beatriz, la fidanzata di Lukas, moderna Ragazza di Bube che resta ad aspettarlo perché lo ama, perché non sa immaginarsi diversa da così.

Se vi serve un altro motivo per leggere La breve vita di Lukas Santana, è il modo in cui viene raccontata lei, la sua bellezza sfiorita, il suo dolore che non può guarire.

Dopotutto lei era stata la Beatriz dai progetti grandiosi, lui questo se lo ricorda? Dov’erano adesso i suoi piani, i suoi sogni di gloria? Seppelliti, e non per colpa di Lukas. […] Aveva rinunciato a tutto di sua volontà, camminando a occhi serrati nel labirinto di specchi, andando a sbattere contro il suo vecchio io. Lei non c’era più, o non voleva esserci.

Fiorenza Fortini

Fiorenza Fortini nasce e attecchisce tra le colline abruzzesi. Nella vita è un’insegnante di italiano e storia (o latino e greco, dipende dagli anni). Scrive racconti sulla pagina Instagram @ritrattiscartati e sogna di pubblicare il grande romanzo generazionale italiano. Ama la fantascienza, lo smalto semipermanente, i podcast e le storie in cui alla fine il protagonista muore.

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