Ho scoperto Il viaggio di Elisabet di Jostein Gaarder quando avevo più o meno dieci anni per due semplici motivi: mi ero stufata di leggere libri per bambini (o meglio, li leggevo così in fretta che i miei genitori dovevano accompagnarmi in libreria ogni settimana) e amavo i calendari dell’avvento.
Jostein Gaarder è noto per Il mondo di Sofia, la storia di una ragazzina che scopre il magico mondo della filosofia. Ero davvero troppo piccola per una lettura del genere, ma… Il viaggio di Elisabet era il libro perfetto per me, avvincente, un po’ magico ed era proprio un libro “da grandi”.
Passiamo ora ai calendari dell’avvento: il viaggio di Elisabet è dentro il magico calendario dell’avvento comprato da Joakim, il bambino protagonista del libro.
Come ogni anno Joakim entra in libreria per acquistare il calendario dell’avvento e viene colpito da uno molto vecchio e bello; sembra non contenere né cioccolatini né pupazzetti di plastica e forse non è neppure in vendita. Il fascino delle cose antiche non svanisce mai e Joakim porta a casa questo oggetto così desueto.
La mattina del primo dicembre Joakim apre la casella numero 1 e ne esce un foglietto; sul foglietto è narrata la storia di Elisabet Hansen che insegue un agnellino di peluche il quale ha preso magicamente vita.
Per tutta la durata dell’avvento, fino a Natale, Joakim seguirà le avventure di Elisabet e il suo agnellino in giro per l’Europa e indietro nel tempo diretta, inutile dirlo, alla grotta di Betlemme.
Il fascino dei libri di Gaarder, professore di filosofia, sta dunque nel proporre concetti “difficili” in modo molto semplice e comprensibile da tutti, bambine divoralibri comprese.
Il mondo di Sofia sfrutta le basi del pensiero filosofico e fa sì che si pongano davanti alla ragazzina protagonista come dei quesiti di ordine pratico, quasi come un gioco.
Anche in Il viaggio di Elisabet Jostein Gaarder inserisce in un oggetto ludico, il calendario dell’avvento, qualcosa di didascalico: la storia.
Giorno dopo giorno Joakim scoprirà qualcosa sulla storia di piccole e grandi città europee tramite il resoconto delle avventure di Elisabet; l’ipotetico piccolo lettore viene in qualche modo invogliato ad andare oltre la pagina del romanzo.
Ora direte “eh… ma tu sei stata una bambina già curiosa ai tuoi tempi! Vai a sapere se i bambini di oggi si interessano ancora ai calendari dell’avvento, ai libri di autori norvegesi e ai viaggi per l’Europa…”
Tutto vero, però spero sempre che ci siano ancora bambini che non leggano solo perché le mamme li trascinano in libreria ma che siano loro a trascinare le mamme!