Nel libro Il sipario sui sogni di Flaminia Nucci la protagonista è Frida Falk, psicoanalista junghiana che si trova, suo malgrado, coinvolta in una collaborazione con il Movimento dei Liberi Sognatori.
Lo so, detta così è un po’ poco. Ma vi assicuro che la trama è avvincente e, appena comincia a spiegarsi, vi farà subito pensare ad una realtà di tipo Matrix; somiglianza, questa, che verrà anche citata all’interno del libro, con mia grande gioia. Devo però avvisarvi (nel mio caso rincuorarmi) che la narrazione procederà sempre su un piano umano, sentimentale, legato alle possibilità di scelta individuale del singolo, senza condizionamenti e giudizi esterni; più che sul piano della speculazione metafisica, sulla possibile esistenza di realtà parallele.
Frida viene avvicinata da Magnus Ström che le svela l’esistenza del Movimento dei Liberi Sognatori che opera nell’illegalità. E che, basandosi su alcune teorie che vedono il mondo come una proiezione, a più livelli di realtà che vanno al di là dello spazio e del tempo, offre la possibilità, ad alcune persone, di potersi spostare da un livello ad un altro. Presumibilmente in quello nel quale sarebbero più felici.
Queste realtà parallele vengono chiamate “sogno”. Tutti gli incontri più importanti all’interno della narrazione avvengono durante il sonno, dove viene presentato un altro piano che è quello dell’ inconscio.
Il sipario sui sogni si alza, non appena comincia il romanzo, su quelli di Frida. Sogni realistici e spesso dolorosi di cui lei non comprende bene il significato.
L’incontro con Ström chiarisce alla psicoanalista che le visioni notturne che le sono state mandate erano degli scorci sulle vite di quattro persone.
I quattro futuri pazienti stanno attraversando un momento particolarmente doloroso della loro vita. A tutti loro il M.L.S. (amo le sigle!) offre la possibilità di cambiare la loro realtà e di passare ad un altro livello, una vita parallela dove questo dolore non esiste.
Questa realtà parallela viene mostrata e/o promessa nella dimensione onirica. Qui entra in gioco Frida che, in quanto psicoanalista junghiana, deve cercare di capire e accompagnare i suoi pazienti attraverso un percorso di scoperta dell’inconscio, in modo che possano decidere con serenità se restare nel loro reale o accedere ad un alto livello.
La difficoltà sta anche nella scelta, poiché dopo il percorso di analisi ci si trova davanti alla necessità di decidere, o l’una o l’altra. E poiché nulla ci viene dato senza sacrificio scegliere la realtà del sogno comporta la morte nella realtà attuale. Si può essere davvero così disperati da voler lasciare per sempre il presente?
Lo scopriremo insieme ad Alma, una madre che ha perso la figlia. Chiusa nel suo dolore e alla vita, sogna di riabbracciare la sua bambina. Attraverso il percorso di psicoanalisi scoprirà però che c’è un’altra bambina che ha bisogno di riabbracciare la madre ed è lei stessa che deve ricucire uno strappo di molto precedente.
All’interno del romanzo sono inseriti molti riferimenti a testi, che ho apprezzato molto; ad esempio, una citazione di Jung tratta da Aspetto psicologico della figura di Core, vol. IX t. I Gli archetipi e l’inconscio collettivo, mi ha portato a fare una piccola piccola orecchia alla pagina, cosa già di per sé strabiliante, per salvare un testo che mai avrei notato se Flaminia Nucci non facesse sembrare così semplice e poetica la filosofia.
Fino ad ora la cosa più vicina a questo argomento che era riuscita a catturare la mia attenzione era la serie tv Netflix Freud, solo perché l’ambientazione, i colori scuri e l’aria del thriller lo accomunano ad altre serie che amo, come Le cronache di Frankenstein e L’alienista. Sto divagando.
Tra gli altri pazienti inviati a Frida dal Movimento troviamo Olof, un pittore che ha perduto la vista, ed è purtroppo il personaggio a cui mi sono legata di meno. Fasari, uno scultore nigeriano che deve convivere con le urla dei morti in mare durante la traversata in barcone, scoprirà che l’arte sa essere strumento e cura, per sé stesso e per gli altri.
Ed infine il giovane Klas, intrappolato in un corpo di donna che non gli appartiene e che gli impedisce di vivere le relazioni nel modo in cui vorrebbe. Ma allo stesso tempo Klas vede il cambiamento del suo corpo, tramite terapia ormonale o attraverso l’intervento chirurgico come un artificio, una violenza. Nei sogni invece lo aspetta il suo corpo come lo ha sempre sentito ed una ragazza da cercare tra la folla.
In riferimento a Klas, nel testo è inserita la poesia Dolore minimo di Giovanna Cristina Vivinetto, racchiusa nella raccolta che porta lo stesso nome ed è edita da Interlinea Editore.
Quando nacqui mia madre
mi fece un dono antichissimo,
il dono dell’indovino Tiresia:
mutare sesso una volta nella vita.
Già dal primo vagito comprese
che il mio crescere sarebbe stato
un ribelle scrollarsi della carne,
una lotta fratricida tra spirito
e pelle. Un annichilimento.
Mi spiegarono la differenza
tra uomo e donna – le caratteristiche
elementari del maschio
e della femmina. Non mi rivelarono però
a quel tempo cosa
si trovasse nel mezzo, all’incrocio
imprevisto tra i due sessi.
Crebbi con una dicotomia nelle ossa
nel perenne adattamento all’una
o all’altra identità.
Solo dieci anni dopo compresi
che esattamente nel mezzo
– Indefinito, sfumato, disforico –
ce l’ho proprio io.
Non potrò mai ringraziare abbastanza Flaminia Nucci per avermi portato a conoscenza di questa splendida raccolta!
Per ultima troviamo Frida, che si scontra con l’M.L.S. proprio mentre si acutizza la nostalgia per la perdita del marito Ingemar e della loro quotidianità. L’idea di una vita parallela in cui ci sia ancora il marito tenta molto anche lei.
Il parallelismo che la vicenda mi richiama alla mente è quello dello Specchio delle brame in Harry Potter e la pietra filosofale; Silente ci spiega che lo specchio “ci mostra né più né meno quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in cuor nostro. […] E tuttavia questo specchio non ci dà né la conoscenza né la verità. Ci sono uomini che si sono smarriti a forza di guardarcisi, rapiti da quel che avevano visto, oppure hanno perso il senno perché non sapevano se quel che esso mostra è reale o anche solo possibile. […] Ricorda: non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.”
Un po’ lo stesso messaggio di cui si fa portatore Ingemar nei sogni di Frida. Un’opposizione tra realtà ed inconscio che ritroviamo anche nella coppia Ström-Blom, dove Blom è l’ispettore di polizia che tenta di mettere fine alle fughe proposte da Ström, alle sparizioni, a quelle che lui vede come abbindolamenti di soggetti sensibili.
In ogni caso anche io, come Fasari, farei volentieri un viaggio a Stoccolma per parlare con Frida, una terapeuta che ha saputo conquistare la mia fiducia e simpatia. In una Svezia ricca di emozioni e spiritualità, tra razionalità e antiche tradizioni, Frida trova anche il tempo per costruirne di nuove, familiari, come preparare il glögg con suo nipote Henrik.
Se non ricordate che cos’è il glögg e perché una volta ho simpaticamente detto che lo hanno inventato i draghi, potete scoprirlo qui.
Nel frattempo rinnovo il mio invito, se qualcuno lo prova per Natale, per favore invitatemi! Altrimenti sarò costretta a raggiungere Frida!
Non vedo altra soluzione 😉