Il peso dei segreti – Aki Shimazaki : recensione

Il peso dei segreti di Aki Shimazaki racchiude al suo interno ben cinque romanzi. Scritti in un arco di tempo che va dal 1999 al 2005, e sono: Tsubaki, Hamaguri, Tsubame, Wasurenagusa e Hotaru.

La narrazione di Aki Shimazaki all’interno de Il peso dei segreti si sviluppa in maniera molto complessa, partendo da Tsubaki dobbiamo prepararci a dipanare una matassa che copre molte generazioni. All’interno dei cinque libri ogni personaggio trova la possibilità di raccontare la sua storia. I titoli sono strettamente collegati al testo, poiché l’elemento che rappresentano si ripropone durante la narrazione ed è legato a luoghi e a ricordi.

Nel primo libro la narratrice è l’appena dipartita Yukiko Horibe, attraverso una lettera lasciata alla figlia Namiko. Yukiko è sopravvissuta alla bomba di Nagasaki, ma di quel giorno non parla mai perché quel giorno, confessa, uccise suo padre, Ryoji Horibe.

Yukiko e i suoi genitori si erano trasferiti da Tokyo a Nagasaki per via del lavoro di lui. Dove condividevano una grossa casa che era stata divisa per creare due appartamenti. L’altra parte è per il collega di lui, il signor Takahashi, sua moglie Mariko e suo figlio Yukio, della stessa età di Yukiko.

I due ragazzi si innamorano, e la casa nella valle dell’Urakami rappresenta un periodo felice, con il suo fiume e le fioriture delle camelie; fino al giorno in cui Yukiko non scopre la relazione di suo padre con Mariko. Ne resta sconvolta eppure tutto ai suoi occhi diventa chiaro. Le voci di una relazione di lui precedente al matrimonio, alcuni suoi ricordi legati ad un bambino a Tokyo. Lei e Yukio sono fratelli, e non potranno mai stare insieme. Yukiko amava suo padre, eppure ora si rende conto di quanta meschinità celi, e per i suoi desideri sta portando infelicità a due famiglie.

Yukiko comprende che il loro trasferimento a Nagasaki dipendeva solo dalla volontà di lui di rivedere Mariko, di restare anche con Yukio, di non lasciarli liberi di rifarsi una vita. Anche il trasferimento del signor Takahashi in Manciura dipendeva da lui. Yukiko sente la sua sofferenza per un amore negato, la vede negli occhi di Mariko e allora decide che per salvaguardare sua madre e Yukio da questo dolore deve uccidere suo padre.

Lo avvelena con il cianuro proprio la mattina dell’esplosione della bomba.

Dopo quel giorno i cinque abitanti sopravvissuti della casa nella valle dell’Urakami si perdono di vista continuando a vivere le loro vite separati.

Tsubaki significa camelia, il fiore preferito di Yukiko.

Hamaguri, sono grosse vongole giapponesi con cui si può fare il gioco del kaiawase, le regole sono semplici: trovare le due conchiglie che formavano la coppia originale. Fra gli hamaguri, solo due metà stanno bene insieme.

Lo ricorda bene Yukio, ricorda la bambina che glielo ha insegnato, ricorda l’hamaguri che lei gli aveva regalato, le conchiglie tenute insieme dallo scotch, come i loro nomi all’interno, e il suono del sassolino nascosto: kotokotokoto… Anni dopo, Yukio sa che quella era sua sorella, anche se non trova più gli hamaguri.

Yukio Takahashi è il narratore del secondo volume dove veniamo a conoscenza della vita di Yukio e sua madre Mariko quando ancora non era sposata con il signor Takahashi. Vivevano ancora a Tokyo e saltuariamente veniva a fargli visita il signor Horibe, desideroso di restare nella vita del bambino. Ma Mariko, sola e con un bambino, si manteneva facendo la sarta e aiutando nell’orfanotrofio cristiano dov’era cresciuta.

È lì che incontra il signor Takahashi, che si innamora di lei. Una volta sposati e adottato il bambino, i tre si trasferiscono a Nagasaki.

Hamaguri si divide in due parti, nella seconda si fa un salto nello stesso futuro in cui Yukiko è appena deceduta. È sempre Yukio a raccontare della sua vita ora, di come lo ferì sapere che Yukiko si fosse sposata e di come lo avesse fatto anche lui, alla fine.

Nella sua casa, assieme alla moglie Shizuko, assiste la madre ormai anziana e malata. Tra un ricordo sfocato e l’altro, quasi per caso Yukio scopre la verità sul suo amore perduto. La verità che ha allontanato Yukiko da lui, la verità sulla bambina che gioca con gli hamaguri. Lui e Yukiko sono fratelli.

I libri sono legati gli uni agli altri come gli anelli di una catena, infatti nel terzo libro, Tsubame, il narratore è Mariko. Forse questo è il libro che porta il segreto più grande e pesante. Veniamo a sapere che Mariko non è sopravvissuta solo alla bomba di Nagasaki, ma anche al Kanto-daishinsai, il terremoto che colpì la regione del Kanto nel 1923.

Anche Mariko era una figlia naturale. Viveva con la madre e il suo vero nome era Yonhi Kim, era coreana, in un periodo in cui essere coreani, essere yosomono, in Giappone era pericoloso. Infatti dopo il terremoto nel Kanto tra la popolazione si sparsero false voci sui coreani che avvelenano l’acqua dei pozzi; inutile dire che fu un massacro, una caccia all’uomo alimentata dalla paura. Mariko fu fortunata poiché la madre la lasciò presso una chiesa cristiana dandogli un nuovo nome e raccomandandosi di non svelare mai il suo segreto.

In Tsubame, l’ormai anziana Mariko si trova faccia a faccia con il suo passato che credeva dimenticato. Ecco perché credo che questo sia il segreto più pesante. Mariko rinuncia ancora una volta a qualcosa a cui tiene per salvaguardare il figlio e i nipoti. Semplicemente dimentica di essere stata Yonhi Kim, di essere stata coreana, spezzando l’ultimo legame con il ricordo di sua madre.

All’interno de Il peso dei segreti, Aki Shimazaki attraverso il personaggio di Mariko crea una donna forte e complessa, mi chiedo quante vite abbia potuto vivere, vedendo tutte quelle cose e continuando a portare da sola il peso dei suoi segreti.

Tsubame vuol dire rondine, ma non vi svelerò altro.

Per quanto riguarda gli ultimi due libri, Wasurenagusa e Hotatu, nel primo viene approfondita la storia di Kenji Takahashi, che dall’essere l’unico erede di un un’importante famiglia si scoprirà adottato, anche lui figlio naturale di una donna sola.

I wasurenagusa sono i nontiscordardimé.

Hotaru sono le lucciole, come quelle che si vedevano nella valle dell’Urakami; Mariko alla fine della sua vita ripensa alla grande casa a Nagasaki, alla sua relazione con Horibe e ripensa a Yukiko, a quando la sentiva cantare una canzone sulle lucciole che venivano ingannate dall’acqua zuccherata. Metaforicamente Yukiko metteva in guardia un’amica dalle avance di un uomo sposato e inconsapevolmente parlava anche a Mariko che si era ritrovata ad ascoltarle.

Il racconto di Mariko a sua nipote Tsubaki chiude il cerchio. Ci fornisce tutti gli elementi della storia e sempre inconsapevolmente aiuta a concludere la narrazione in maniera positiva, poiché anche a Tsubaki era stata proposta una relazione con un uomo sposato, ma grazie al racconto della nonna decise di rifiutarla. Almeno, dal peso di questi segreti Mariko è riuscita a trarne una felice conclusione proprio rivelandoli. Facendo in modo che i giovani potessero imparare dai suoi errori, non nascondendosi più.

Aki Shimazaki è una scrittrice formidabile, le pagine scorrono senza sentirne il peso, il suo tocco è delicato e struggente, le immagini ricorrenti nei libri sembrano ricordi sospesi, al punto tale che risulta difficile separarli dai nostri. Il lago con le lucciole di notte, era qui o l’ho visto davvero?

Il peso dei segreti di Aki Shimazaki è una lunghissima poesia, ricca di un’umanità sconvolgente, probabilmente piangerete tutte le vostre lacrime sulle ingiustizie della vita, vi sentirete svuotati. Ma quando guarderete una camelia o vedrete volare una lucciola vi accorgerete di essere pieni, di una storia che adesso è anche vostra.

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

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