Abbiamo già conosciuto Antonio Di Loreto grazie al suo lavoro su D’Annunzio, e quest’anno torna con uno sguardo su Flaiano. I due opposti non si attraggono, basti pensare all’aforisma flaianeo “La figlia di Jorio fa le marchette alle Gole di Popoli”. Eppure, a Pescara, le due anime sono ben presenti e complementari.
Il testo biografico è Il mio nome è Ennio Flaiano. Il sottotitolo esprime benissimo il personaggio nella sua interezza: vita e carattere di un genio malinconico. E parliamo veramente di un genio in tutti i campi affrontati dall’autore.
Il primo e unico romanzo di Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, vince il primo Premio Strega. L’opera teatrale Un marziano a Roma diventa famosa dopo oltre vent’anni perché era troppo avanti coi tempi. I suoi aforismi sono tra i più citati nel mondo culturale italiano (quasi sempre senza citare l’autore). Come sceneggiatore firma film di alto prestigio, comprese le pellicole più note di Federico Fellini. Ennio Flaiano è poi un discreto grafomane: il rapporto tra testi pubblicati in vita e postumi è di uno a sei.
Antonio Di Loreto è il primo a mettere a fuoco una porzione di vita di Flaiano che spesso viene liquidata dagli altri biografi in poche frasi, ovvero il rapporto con la malattia della figlia Luisa. Lelè soffre di una grave forma di encefalopatia, che porta a frequenti attacchi di epilessia. Le cure dell’epoca, in Italia, non sono delle migliori, per questo dovranno andare spesso in Svizzera. Vivere un’esperienza del genere non è mai facile, figurarsi per un autore satirico e umoristico come Flaiano. Dal 1942 la vena malinconica sarà una costante dello sceneggiatore, anche perché la sfortuna è sempre in agguato; basti pensare a certi film che non partiranno per la mancanza di finanziatori, oppure ai due infarti, uno che l’ha rallentato, l’altro fatale.
Entriamo nel vivo di Il mio nome è Ennio Flaiano col suo autore, Antonio Di Loreto.
L’ultima volta che abbiamo chiacchierato su Bookrider hai accennato velatamente a questo tuo nuovo volume. Dal vivo abbiamo parlato spesso di Flaiano – e ti ringrazio per l’emozione del vedermi nominato nel volume –, ma dov’è nata la scintilla che ha portato a questa bella e particolare biografia?
Grazie per i tuoi apprezzamenti. È presto detto; come per d’Annunzio, avevo, molti anni prima, letto alcune opere di Flaiano: Tempo di uccidere, Una e una notte e molti dei suoi aforismi inseriti in una raccolta dedicata. Poi, casualmente, ho riletto un altro libro, promosso dalla fondazione Luisa Flaiano di Lugano, che si intitola Mi riguarda, pubblicato nel 1994 dalla casa editrice e/o, dove sono raccolti degli scritti di personaggi della letteratura e del giornalismo contemporanei, parenti di persone disabili, che hanno offerto le loro testimonianze per sensibilizzare il tema della disabilità. Rileggendo la parte dedicata a Flaiano ed alla figlia Luisa ho voluto approfondire la conoscenza della sua vita personale, ne è nata una biografia dedicata a coloro che vogliano comprendere la natura più intima, riservata ed a volte segreta dello scrittore pescarese.
Flaiano ha scritto davvero tantissimo e affrontando diversi modi di scrittura, dagli articoli giornalistici alle sceneggiature. Quali sono, per te, le tre opere imprescindibili?
Domanda difficilissima, anche perché Flaiano si occupava di tanti aspetti della società, dalla politica al teatro, dal cinema all’arte. Direi, comunque, Tempo di uccidere, Autobiografia del Blu di Prussia e Le ombre bianche, tanto per azzardare.
Sul finire del volume c’è un interessante confronto tra Ennio Flaiano e Woody Allen. Partendo dal fatto che sono in perfetto accordo, come è arrivata la folgorazione sulle due anime affini?
Nel mio libro non è citato, ma c’è un episodio singolare che sintetizza questo accostamento tra lo scrittore abruzzese ed il regista americano: il film di Woody Allen To Rome with love, del 2012, si svolge attraverso quattro distinti episodi che raccontano altrettante storie di personaggi che hanno in comune soltanto il luogo di svolgimento; Roma. In uno dei quattro, l’avventura dei personaggi, Antonio e Milly, è pressoché identica alla trama de Lo sceicco bianco di Fellini. Si sa che questo film fu ideato non solo dallo stesso regista, ma anche da Flaiano. Lo sceicco bianco è stato uno di quei prodotti cinematografici in cui i due amici creavano a livello simbiotico il soggetto per il film che ne sarebbe seguito, tanto che la famosa scena in cui appare sullo schermo Alberto Sordi su una lunga altalena, fu girata a Fregene, nel giardino della villetta dello stesso Flaiano.
Sei anche regista; hai mai preso in considerazione un’opera di Flaiano per farne una tua riduzione?
Così mi ricordi che devo pagarti la pubblicità del mese passato. Scherzi a parte, è come chiedere ad un insegnante di scuola guida di partecipare ad una gara di Formula Uno. Grazie, comunque, solo per aver formulato questa domanda.
Cosa riserva il futuro? Avremo una ideale trilogia?
Il terzo grande pescarese è stato l’economista Federico Caffè, maestro, fra gli altri di Mario Draghi e Vittorio Colao, famoso, purtroppo, più per la sua improvvisa scomparsa (intesa come sparizione) che per i suoi meriti nel campo dell’economia e della finanza. Di lui so ancora poco, ma se riuscissi a trovare materiale sufficiente, forse mi ci dedicherei con passione.
Per salutarci, sfruttiamo un gioco vecchio come il cucco per conoscerci meglio: cosa preferisci tra queste coppie?
D’Annunzio / Flaiano
Tempo di uccidere / Diario notturno
Teatro / Cinema
Meglio il libro / Meglio il film
Regia / Sceneggiatura
Domanda degna del Marchese De Sade. È come chiedermi chi potrei preferire tra Dostoevskij e Tolstoj, o fra Iron Man e l’Uomo Ragno. Ognuna delle voci che hai elencato è affascinante in sé ed apre un mondo che, anche se a misura della mia modesta persona, in qualche modo mi appartiene e mi entusiasma. Come avrai notato durante i nostri incontri, quando hai voluto, con grande sensibilità ed amicizia, aiutarmi nella scoperta dell’uomo Flaiano.