Golconda jazz club – Giovanni Esposito Quasirosso : recensione

La cosa più romantica e insieme dolorosa che io abbia letto negli ultimi tempi!

Seguo Giovanni Quasirosso Esposito su Instagram già da tempo, e quando è uscito il graphic novel Golconda jazz club sapevo già che mi sarebbe piaciuto. 

Se avete letto la mia bio sapete che amerei vivere in un noir, se mi conoscete sapete che adoro le donne disegnate da gio_quasirosso (correte a vederle su Instagram). Devo dire che su questo graphic novel non mi sbagliavo; un racconto che ho amato tanto, letto in una notte insonne trattenendo il fiato. 

Di Esposito come ho già accennato apprezzo sicuramente lo stile del disegno, l’uso dei colori, che permettono di entrare nella giusta atmosfera del racconto noir; un vago senso di tensione, sospetto, donne bellissime in uno jazz club che sembra riemerso intatto dal passato, come da un baule in cui era conservato sotto naftalina, e un investigatore che ti viene subito voglia di provare a disegnare. 

Una fan art, una riproduzione, chiamatela come volete, è il modo personale che ho per rendere mio un personaggio, per renderlo esistente al di fuori della pagina stampata; assume il valore di una fotografia; e la voglia di riprodurre un personaggio è un buon segno sulla validità di un investigatore (per approfondire la mia teoria sugli investigatori si veda Ricciardi); è segno della credibilità di una sua possibile reale esistenza, a cui è facile credere ed appassionarsi desiderando che ce ne venisse raccontata di più.

Golconda jazz club è un testo che ai miei occhi potrebbe avere un unico difetto, la brevità. Ma anche così direi una mezza verità, perché non sono sicura che più pagine lo avrebbero reso migliore. Probabilmente gli avrebbero solo tolto quel dolore intrinseco che deriva da un finale inaspettato.

Intrinseco non solo al testo ma anche a quello che è il dolore che si cela sotto la superficie del protagonista.

La storia di Diego, un investigatore al tracollo finanziario che insegue fantasmi di persone scomparse; è perseguitato dalle insicurezze dovute al suo fallimento lavorativo, quand’ecco arrivare dalla buca delle lettere un ultimo caso. Un’altra scomparsa, un’altra ballerina, stesso club molti anni dopo. 

Per uno che ha già perso tutto, cosa può un ultimo caso? Il fondo è già stato toccato, e un po’ di denaro che male può fare se non rimpinguare il dolce annegare nell’alcool? E Diego accetta.

Ma la trappola è tesa e aspetta proprio l’investigatore, che come Hansel e Gretel segue le mollichine di pane che sono state lasciate per lui; sono ami per catturare la sua attenzione, per intrappolare la mosca nella tela del ragno. 

Una scena a doppia pagina dal sapore quasi “Hopperiano” e l’ombra in controluce di una donna ci portano attraverso strade buie fino ad un Golconda jazz club cristallizzato nel tempo, in un’atmosfera fumosa, di luce soffusa, di vecchio club; Giovanni Quasirosso Esposito ci fornisce anche la colonna sonora, riportando in vita Chet Baker per fargli suonare My Funny Valentine, canzone che vi consiglio di ascoltare per immergervi meglio nel vecchio Golconda jazz club, sedervi accanto a Diego a bere un Pastis de marseille, ad aspettare e ad osservare. Fino a quando un ombra nella notte non viene a rapirvi, a portarvi via dai pensieri, riapre vecchie ferite e vecchi amori e infine lascia soli e più confusi di quando vi aveva trovato. 

La trappola scatta, la tagliola  si chiude sul collo di Diego. Ed è al freddo tocco del metallo che si aprono gli occhi e il club si mostra nella sua fatiscenza, in tutto il nudo squallore del tempo che passa. Eppure il tempo è un fantasma relativo per quelli la cui anima vive già in un limbo di ricordi e speranze passate. 

Un vecchio mago diceva che non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere; Giovanni Esposito invece ci invita a prendere parte ad un vecchio sogno, e ne mostra il prezzo: un prezzo altissimo, per un eterna fantasia d’amore. 

Sedetevi accanto a me dunque, il Golconda jazz club ci dà il benvenuto. 

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

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