Giorni felici – Zuzu : recensione

Non penso sia molto semplice trovare delle parole adatte per descrivere Giorni felici di Zuzu perché l’unica cosa che posso dire di primo acchito è “wow, è bellissimo, stupendo”. Credo abbia lasciato senza parole un po’ tutti: Aniello, che mi ha portato direttamente a Milano questo volumone, mi ha detto di leggerlo assolutamente perché era per me e che mi avrebbe rapita. Mentre cerco di trovare le parole per iniziare finalmente una recensione, non posso che definirlo il regalo più bello che potevo ricevere dalla Coconino press, a pari merito con Scusa e Grazie editi da Rulez.

Cosa accomuna queste due opere? L’uragano di emozioni, la purezza e il tratto a matita che mi affascina sempre. Non sono una amante del disegno perfetto, io adoro quello a matita, reale, sporco, che non rispetta i canoni classici di bellezza ma che va dritto al punto. È più facile immedesimarsi perché la realtà presentata non è artefatta, è vera, e spesso la vita che viviamo va oltre i bordi del prestabilito, del prevedibile.

Proviamo a procedere con ordine:

Giorni felici di Zuzu è disarmante.

Perché? Claudia, con la sua storia, è come un fiume in piena che ti travolge, ti fa sorridere, tremare e fa commuovere. Senza fare alcuno spoiler penso di poter dire che forse, nella mia vita, è una delle poche letture che mi ha fatto piangere e singhiozzare; premetto: non sono nei miei giorni lì, sto solo cercando di trovare il mio posto in un oceano di squali. Nel ventaglio delle letture che mi hanno commosso ci sono Johnny Freak (lo so, banale), Cecità di Saramago e I dolori del giovane Werther di Goethe.

Claudia penso mi somigli un po’. Come lei anche io sognavo tantissimo di fare l’attrice. Ricordo ancora di quando a 19 anni provai a mettermi alla prova con un provino importante. Il mio monologo non era Giorni Felici di Beckett ma era tratto da Il critico di Sheridan.

La protagonista di Giorni felici di Zuzu è timorosa, si sente incompleta, divisa in due tra il voler essere e il dover apparire.

In realtà come dice Piero tu sei solo due persone in una sola. Non sei incompleta, fatta male. Sei sfaccettata. Per me sei bellissima nel tuo essere umana e felina. Ti lasci travolgere dalle emozioni senza reprimerle. Claudia intimorisce le persone perché si mostra per quello che è.

Piero ti ama perché parli con le pietre e ti preoccupi di come si possano sentire. Dall’altra parte c’è il grande amore del passato. Giorgio, che come dice il cantante Giorgio Poi in un’intervista per Repubblica, non è il classico bravo ragazzo e affidabile come invece ci si aspetta da un uomo con quel nome. Lui è messo in soggezione dai sentimenti che provi, il timore, senso di inadeguatezza ma anche la forza che hai nell’amare e li inquina con la sua tossicità. Non è un problema altrui se ti senti impotente e frustrato per la tua pavidità.

Claudia mi ha fatto ripensare a tutte quelle volte che le persone si sono permesse di farci sentire inadeguate solo perché vogliamo essere noi stesse. Essere delle anime vive nel bene e nel male, farsi travolgere da tutti i sentimenti, viverli senza soffocare tutto in una scatola; altrimenti l’unica realtà possibile è solo quella di Winnie di Giorni felici:

Winnie vive una condizione esistenziale estrema, disperata, che prova a celare con l’illusione di una realtà ben diversa, scritta per un altro protagonista che non è lei. Si circonda di oggetti quotidiani per vivere in una illusione che scacci via la solitudine e il dolore a cui non può porre fine nonostante la presenza di una pistola. Claudia supera l’inettitudine del non agire della protagonista beckettiana e affronta la sua realtà da protagonista senza essere una semplice attrice e interprete.

Come ho già detto, Giorni Felici di Zuzu mi ha lasciata senza parole; l’interpretazione di Claudia al provino, però, è oltremodo splendida.

Zuzu, sei appena diventata una delle mie autrici preferite. Non vedo l’ora di leggere le tue prossime opere e mi hai fatto tornare la voglia di scrivere qualcosa di mio, quindi Grazie.

Federica Andreozzi

Leggo da sempre, e ho deciso di diventare miope e astigmatica solo per provarlo a tutti. La mia compagna di vita si chiama Ansia, che mi somiglia ma ci vede benissimo. Recensisco di tutto, anche le etichette delle camicie, ma se mi date un fantasy non potrò che assumere l’espressione schifata in foto.

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