Ottobre è il mese delle grandi domande e curiosità in tema di morte e l’ironica Caitlin Doughty è tornata nuovamente in mio soccorso. Lo scorso anno ho letto Il mio gatto mi mangerà gli occhi? e sono riuscita a trovare risposte su molte domande che mi ponevo da tempo.
Sin da bambini ci insegnano che la morte è un argomento tabù, che non bisogna pensarci, ma ognuno ha il suo modo per affrontare le proprie paure; se una cosa mi preoccupa particolarmente fino a mettermi l’ansia non riesco ad ignorare il problema e devo affrontarla trovando ogni risposta possibile e cercando di prevedere quasi ogni caso che può presentarsi davanti.
Mi spiego meglio: da bambina ero asmatica e crescendo sono riuscita ad eliminare l’inalatore però la paura del soffocamento è rimasta. La nota impresaria funebre Caitlin Doughty è riuscita a darmi molte rassicurazioni in caso di ipotetici risvegli post mortem nella bara sottoterra. Se siete curiosi, andate a leggere la recensione che trovate sopra in blu o acquistate il libro.
Ognuno ha dei campi di interesse che lo appassionano particolarmente, Oriana ha la cartomanzia e i rituali, mentre a me interessa tutto ciò che riguarda la morte. Mi sto portando avanti leggendo anche Il grande libro della morte di Testori.
Tutto questo cappello per introdurvi alla mia ultima lettura di cui proverò a fare più che una recensione, un resoconto: Fumo negli occhi e altre avventure dal crematorio.
È un memoir divertente e profondo dove l’autrice racconta di come sia entrata nel mondo delle imprese funebri e di come ha affrontato il suo rapporto con la mortalità. A 23 anni, terminati gli studi universitari specializzandosi nelle torture in epoca medievale, trova lavoro alla Westwind Cremation & Burial, una camera mortuaria a conduzione familiare a Oakland, in California.
Caitlin racconta tanti aneddoti divertenti come della sua prima rasatura al povero Byron durante il suo primo giorno di lavoro, delle varie fasi dell’iter di cremazione – sapevate che sono necessarie tre ore per cremare il corpo di un adulto? E non si cremano tanti cadaveri insieme ma uno per volta. Subito dopo vengono presi i resti e passati al setaccio per controllare che non ci siano residui metallici; ciò che rimane delle ossa viene sbriciolato in un polverizzatore.
Nella cultura giapponese le spoglie vengono riposte dai piedi fino al cranio in un’urna, in modo che il morto possa incamminarsi verso l’eternità in posizione eretta.
Ogni cultura segue una sua tradizione radicata nei secoli per commemorare la scomparsa dei propri cari: ad esempio la popolazione dei Wari in Brasile era seguace del cannibalismo come rito funerario. La veglia iniziale di pochi giorni era necessaria per permettere ai parenti stretti di salutare lo scomparso e solamente dopo gli organi interni venivano avvolti con delle foglie e gli arti tagliati a pezzi per fare un bel barbecue. Il lauto banchetto era per un gruppo ristretto o vicino (la famiglia allargata/ acquisita).
Naturalmente lo stato di decomposizione si era già avviato. E tra un boccone e l’altro si andava anche a rimettere per riprendersi e poi riiniziare a mangiare. Un po’ come facevano gli antichi romani per continuare a degustare ad oltranza.
L’autrice di Fumo negli occhi e altre avventure dal crematorio narra anche di come poi si siano adeguati alla pratica della sepoltura, nonostante non si possa definire un rito altrettanto rispettoso per la famiglia.
Caitlin Doughty preferisce fare altro per dare sollievo ai parenti, ad esempio tenere nella sala vicino a quella adibita al cordoglio un forno elettrico dove poter sfornare biscotti con le gocce di cioccolato. L’odore caldo di una casa accogliente coprirà la puzza di morte che è quasi impossibile togliersi da dosso quando si è del mestiere, non solo letteralmente parlando.
«Per quelli tra voi che non hanno mai avuto il privilegio di provare eau de décomposition, la prima nota olfattiva di un corpo in putrefazione sa di liquirizia con forte sottotono di agrumi. Attenti però: non si tratta di una fresca nota agrumata, si avvicina di più a un deodorante per il bagno all’arancia spruzzato direttamente su per il naso. Poi aggiungeteci un bicchiere di vino bianco rimasto fuori dal frigo che ha iniziato ad attirare i moscerini. E infine una cassa di pesce lasciata sotto il sole. Ecco, amici miei, qual è l’odore di un corpo in decomposizione.»
Sicuramente questo non è il primo aneddoto da raccontare ad un primo appuntamento, però non potete dire di non trovare davvero spassoso l’humor dell’autrice hawaiana. Se per caso siete tipi solitari da tisana e asociali perché non vi piace conoscere e socializzare con altre persone, questo è il canale youtube perfetto per voi: Ask a mortician.
Questo articolo sta diventando troppo nozionistico, per fare colpo sui lettori… però conoscete questo strumento?

(ringraziamo https://catalogo.beniculturali.it/detail/ScientificOrTechnologicalHeritage/0900918481 per la foto)
Il trequarti è uno strumento necessario per l’arte della imbalsamazione – disciplina della tanatoprassi – necessario per aspirare i fluidi interni e iniettare una soluzione conservativa chiamata cocktail rosa a base di formaldeide e alcol. Una variante di bloody mary o cosmopolitan. Per gli amanti dell’antiquariato forse è possibile ancora trovare impresari funebri che praticano il metodo egizio: circa quaranta giorni, dispendioso e articolato. Anche se sono davvero belli i sarcofagi antichi.
L’autrice dispensa lungo la narrazione tanti aneddoti ed esperienze in modo da saziare la fame del lettore. Sostiene che sia necessario affrontare questo tipo di argomenti in modo da esorcizzare anche il momento del trapasso, inevitabile per ogni essere vivente. Non vuole deridere la morte, assolutamente, ma conoscerne alcuni dettagli – quelli meno splatter per i deboli di stomaco – può rendere più sereno lo scorrere della vita senza avere come pensiero ricorrente quale fine orribile potrà sopraggiungerci un giorno. Essere un pochino informati sui metodi di sepoltura può permetterti anche di scegliere cosa vuoi per la tua salma una volta spirato.
Se sarai riuscito a non far scappare il tuo date dopo il primo appuntamento prova a chiedere come immagina il suo funerale e vedrai se può essere la persona giusta per te.
Il mio lo vorrei stile quello di Edward Bloom di Big Fish con un maquillage ben fatto (soprattutto dopo aver letto che le salme possono assumere anche colori fluo).
Awesomе post.