Ennio l’alieno – Renato Minore, Francesca Pansa

Ennio Flaiano è, come abbiamo detto più volte, uno degli autori più sottovalutati dell’ultimo secolo. Per fortuna, da qualche tempo, si sta focalizzando una certa attenzione intorno allo scrittore pescarese, quasi come se per puro caso, all’improvviso, le persone si siano ricordate che di penne pescaresi ne abbiamo due. Lavorando al Mediamuseum di Pescara, ho letto davvero tanta saggistica su D’Annunzio e su Flaiano. Il merito maggiore di Renato Minore e Francesca Pansa, con Ennio l’alieno, è nella capacità di diffondere su canali importanti un saggio biografico su un personaggio così poco noto – nonostante la sua bravura fuori dal comune.

Trovare nel catalogo Mondadori una biografia del genere significa assicurare che almeno una percentuale deciderà di leggere almeno una o due opere dell’autore (ad oggi pubblicato da Adelphi). Fosse pure l’1%, la diffusione di Flaiano sarebbe comunque un atto culturale importante. Mentre in Sanguina ancora di Paolo Nori, sempre Mondadori, abbiamo una versione di Dostoevskij soggettiva e d’autore, qui possiamo esser sicuri della meticolosità d’indagine. Nonostante questo, non ci troviamo di fronte a un libro dalla prosa pesante e barbosa; Renato Minore dimostra la possibilità di esser certosino nella disamina senza però sbrodolare sull’erudizione.

Lo spettro d’analisi è ampio, e sono davvero felice di questo, nonostante non mi trovi d’accordo con certe affermazioni. Non è una critica agli autori, ma a un intero sistema che bolla il comico come inferiore. In Ennio l’alieno c’è una sezione che tratta degli stereotipi su Flaiano argomentando in modo diffuso.

“Il terzo stereotipo riguarda la sua natura di scrittore satirico che si confonde troppo spesso con quella del battutista dall’effetto folgorante ed effimero che passa e svapora di bocca in bocca. Gli stessi sostenitori di Flaiano, cresciuti di numero con il passare degli anni, sono stati spesso indotti all’errore: i più, con il tempo, non hanno più condannato Flaiano in quanto battutista. Ma in quanto battutista lo hanno salvato e lo salvano, e glorificano l’effetto persistente dei suoi aculei verbali.”

Anche le uscite più smaccatamente comiche sono di un livello elevato, che si tratti di un breve testo, un paragrafo o una sola riga. Era anche un battutista? Certamente, ma non per questo sono inferiori i motivi per cui certi personaggi danno gloria alle uscite più vicine a autori come Marcello Marchesi, che addirittura fece un romanzo composto da aforismi e segmenti comici.

Ciò non toglie il valore delle opere più legate alla dimensione nostalgica, alla vena malinconica e le fragilità, mai espresse in modo estremamente esplicito; il commento di Renato Minore aiuta parecchio, talvolta incanta nel suo grandissimo affetto verso Flaiano.

Tra i grandi meriti di Ennio l’alieno c’è tutta la sezione finale, L’altalena di Lè-Lè: tra i dolori dell’uomo c’era il duplice rapporto con la figlia, verso cui prova un amore smisurato ma al contempo fronteggia come può la dura malattia cronica che la colpì. Anche se l’argomento è trattato in altri libri come Il mio nome è Ennio Flaiano, qui abbiamo una panoramica più ampia e una prospettiva migliore. Se un libro ti porta all’acquisto di altri volumi, se riesce a far fiorire il seme della lettura successiva, ha già vinto.

Voglio assolutamente recuperare Mi riguarda, a cura di Rosetta Flaiano, con nove dichiarazioni di autori con situazioni simili, che sanno cosa significhi amare a priori, che seguono un percorso comune anche se sempre diverso per ognuno.

Le parole possono aiutare, portare al riso, guidare verso una meta, ma soprattutto riescono nella difficile arte dell’immedesimazione. Ed è così che potremo capire al meglio l’altro, motivo per cui i lettori conoscono il vero valore dell’empatia.

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

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