Non leggevo un thriller d’azione da quando ho divorato Jo Nesbo, e leggendo Eddie deve morire mi sono chiesto il motivo della mia ritrosia. Il genere è difficile, soprattutto per i ritmi e la costanza nelle atmosfere. Antonio Biggio riesce a superare tutti gli ostacoli della categoria, a pieni voti.
Il romanzo segue le indagini del sergente ispettore Andrew Briggs di Scotland Yard, che scopre il cadavere di un suo amico giornalista e da lì raccoglie le tracce dell’inchiesta rimasta incompiuta dal fidato Luke.
Il libro è tripartito, dove la prima parte costruisce i personaggi e i loro rapporti, e semina le informazioni che fioriranno nel corso della storia. La seconda parte segue le indagini, mentre nel rush finale c’è una corsa contro il tempo per bloccare le tremende mire dell’organizzazione da combattere. Nel primo capitolo conosciamo due pedine della setta religiosa così radicata nella realtà del romanzo, una fratellanza che ha discepoli ovunque.
Devo ammettere che ho avuto qualche difficoltà nei frequenti salti temporali, all’inizio, dove però la lettura rimane scorrevole grazie ai capitoli brevi e i personaggi incisivi. Ci si orienta bene tra i luoghi, e soprattutto c’è un crescendo nella narrazione che porta a leggere il libro esponenzialmente: letto in quattro giorni, ogni giorno con un numero crescente di pagine. Dopo le ultime cento, sono uscito da quel mondo con la voglia di leggerne ancora.
Ma chi è l’Eddie che deve morire? Molti di voi avranno già la risposta grazie alla copertina, ma io sono lontano dall’universo delle chitarre distorte, pur avendo frequentato per almeno dieci anni un locale dove il metal e l’hard rock erano di casa. Eddie è la mascotte degli Iron Maiden, e il romanzo ruota proprio intorno a un particolare concerto del gruppo, durante il tour The beast on the road. Le loro canzoni sono fondamentali, anzi, per il proseguire delle indagini.
Proprio per la mia distanza con il genere musicale e con questa band, avevo paura di non poter apprezzare del tutto la narrazione. E invece…
Il volume contiene anche un QRcode che rimanda a Spotify, quindi ho ascoltato la playlist con le canzoni citate nel testo, scoprendo che dovevo fidarmi degli amici. Gli Iron Maiden sono una bomba.
Eddie deve morire è una scoperta dopo l’altra. Fuor di libro, mi ha fatto scoprire la casa editrice Blitos, nata da pochissimo e volta a scoprire gli autori emergenti senza richieste economiche. Sembra una cosa scontata, eppure non è così. Purtroppo molte piccole case editrici sono vere e proprie stamperie, e ultimamente mascherano le richieste di denaro con il contributo nell’acquisto delle copie. In più il team dell’editore è principalmente composto da autori a loro volta, e quindi è un mondo in cui gli scrittori vengono certamente compresi a pieno.
Non conoscevo Antonio Biggio, che nasce artisticamente a teatro. Lavora con Vergassola, Teocoli e Freak Antoni, che firma anche la prefazione alla sua prima raccolta di poesie. È attore, regista, direttore di produzione, e presto uscirà la sua traduzione di Loopyworld, the Iron Maiden Years. Una persona speciale, bravissima nel descrivere le sensazioni degli artisti sul palco e con un piglio registico nella scrittura. Gli ultimi capitoli di Eddie potrebbero esser diretti da un Richard Donner in stato di grazia.
Per rimanere aggiornati vi rimandiamo al suo sito, aspettando altre storie sull’ispettore Briggs.