E un giorno divenimmo il nulla – Davide Fiorentini

La poesia è un genere che non muore mai, ed il suo sottobosco è sempre fiorente di nuove nascite e nuove proposte.

Ho sempre amato restare in contatto con i giovani ambienti poetici perché, ancora di più che con i romanzi, la poesia è espressione del sentire odierno, ma anche espressione di sentimenti universali immutati.

Per questo, spesso, davanti ad una poesia ci chiediamo se all’interno del testo ci sia di più o di meno rispetto all’episodio che l’ha ispirata. Leggere poesie è un ottimo modo per scoprire qualcosa di più sul sentire di chi l’ha scritta o di chi l’ha condivisa, ripostata, ribloggata o ricopiata.

Il mio esperimento personale di oggi è su Davide Fiorentini con la sua prima raccolta poetica E un giorno divenimmo il nulla.

Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Davide durante il nostro servizio di volontariato presso il FLA (Festival di Libri e Altrecose), per cui quando E un giorno divenimmo il nulla ha visto la pubblicazione mi sono subito incuriosita e ho deciso di comprarlo. Una scelta dettata non solo dal voler supportare un amico ma anche dalla curiosità verso il suo lavoro poetico.

E un giorno divenimmo il nulla raccoglie cinquantuno poesie in un arco di tempo che potremmo considerare breve, data la giovane età di Davide Fiorentini, eppure è un arco di tempo molto interessante perché va dall’adolescenza verso l’età adulta; l’età del cambiamento, di nuove consapevolezze e di grande forza nel voler abbattere quelli che sono i principi cardine tramandati dai genitori o stabiliti per noi da una società adulta alla quale fino a poco prima non appartenevano.

La forza della passione del giovane scrittore trapela attraverso testi come Banchi di scuola, che riecheggia di una critica verso il sistema scolastico limitativo, ma anche verso una società manipolativa, verso un processo di cambiamento che spesso sentiamo come imposto. Un esempio è Manipolare i bambini già grandi dove il poeta dice: “Bisogna procurarsi un posto dove scrivere / e cominciare a buttar giù qualcosa. / Ma bisogna stare attenti. / Bisogna passarla di mano in mano / senza dare nell’occhio”. La scrittura di Davide Fiorentini diventa evasione ed opposizione tanto che la parola scritta va protetta, nascosta, passata di mano in mano in un modo di fare che ricorda quello che hanno i ragazzini alle prese con le prime sigarette, allo stesso tempo troppo piccoli e già grandi.

Ma la protesta non è l’unico tema che ritroviamo all’interno della raccolta. I rapporti con la famiglia sono tema cardine di numerosi componimenti come quello Per il nonno Aldo o Per la nonna Camilla; qui è grande il sentimento d’affetto che traspare verso quello che è il nucleo familiare di provenienza.

Tra i versi e gli elementi che ritornano di frequente ci sono quelli legati ad una vita immersa nella natura. Il paesaggio è spesso rappresentato in modo che risulta facile da visualizzare e legato al luogo d’origine, come ne La bella addormentata dove protagonista è il profilo della Majella lì dove la leggenda vuole giaccia la ninfa Maja. Numerosi sono gli echi di un un’educazione cattolica come negli splendidi versi de La risposta: “e nel ventre si inginocchia l’agnellino / come in atto di preghiera.”

Tra i miei preferiti c’è invece la ricorrente metafora marina di una nave, spesso guidata dalla luna, come in Il mondo è in metamorfosi; questi vanno in diretta contrapposizione coi versi di Ricominciare tutto dove la stessa nave è ormai abbandonata senza rotta e timoniere.

Insomma, Davide sarà anche un giovane autore ma la sua poesia è già ricca di contenuti; ed il suo lavoro non è solo il frutto di una passione ma anche di studio e dedizione. I componimenti sono brevi e lo stile è semplice, rendendo il messaggio chiaro e fruibile a tutti; una poesia per tutti ed una poesia nel ritrovarsi.

E un giorno divenimmo il nulla è la prima opera di Davide Fiorentini, e le sue esperienze di vita sono ancora tutte in divenire. Mi viene spontaneo chiedermi cosa potrà riservarci una raccolta più matura; ma mentre aspettiamo la sua prossima opera togliamoci subito alcune curiosità con un paio di domande.

Davide, mi incuriosisce molto il titolo, tant’è che sono andata subito alla ricerca di un collegamento all’interno del testo. Cosa ti ha portato a sceglierlo?

L’ho scelto perché racchiude il senso d’angoscia che provai a sedici anni, quando stavo lentamente diventando un adulto. Ma il fattore scatenante fu soprattutto il turbolento rapporto con la fede dei miei genitori contro il mio scetticismo. Il titolo è praticamente l’ultimo verso della poesia “La terra non si è fermata”. Originariamente il titolo doveva essere “Rose dall’immondizia” ma venne giudicato troppo puerile, tuttavia, anche se l’ho scelto sotto i consigli degli scrittori Giovanni D’Alessandro e Giancarlo Giuliani, devo ammettere che avevano ragione.

Un’altra cosa che mi è subito apparsa molto ben curata è la struttura dell’opera, il modo in cui hai organizzato le tue poesie; rispettano le date di composizione o qual è stato il parametro per riordinarle?

La maggior parte rispettano le date di composizione, ma non fedelmente: le prime poesie le scrissi in piena adolescenza e le seguenti fino ai ventun anni, tuttavia alcune di esse hanno dovuto rispettare un cammino che inizia da un profondo senso d’insicurezza per poi condurre a una luce in fondo al tunnel… L’ultima poesia della raccolta, per esempio, fu tra le prime che scrissi, eppure nella fase dell’editing ho ritenuto più sensato inserirla verso la fine.

Visto che si parla spesso della tua età, e del fatto che scrivi da quando avevi sedici anni, queste cinquantuno poesie quale effettivo arco temporale ricoprono?

Sostanzialmente ricoprono un arco di cinque anni… Inizialmente ne scrissi tante altre ma durante la fase dell’editing sono state modificate o cancellate, poiché erano troppo banali.

Cosa hai in mente per il futuro, stai già lavorando ad una nuova raccolta?

È quasi pronta! Sarà il proseguimento della prima.

Se dovessi dedicare due versi a Bookrider quali sceglieresti?

Se posso, vi dedico la poesia “Asini e spiriti dimenticati”.

Ed infine il gioco più atteso nelle nostre interviste, ti propongo una coppia di termini e devi scegliere uno per coppia, via:

Inferno / paradiso

Mare / montagna

Musica / cinema

Digitale / analogico

A colori / in bianco e nero

Dolce / salato

Carver / Qabbani

Oriana D'Apote

Oriana D'Apote classe ’93 un pendolo che oscilla tra la Puglia e l’Abruzzo. La mia prima natura è quella di ascoltatrice di storie, con l'animo inquieto sempre alla ricerca di qualcosa, il dettaglio, la poesia. Sogno di acquistare centinaia di fiabe illustrate, leggo storie crude. Vivo come il protagonista di un noir a colori dove alla fine prenderò il cattivo, risolverò il caso.

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