Dizionario degli amori impossibili – Ivan Talarico : recensione

Ivan Talarico riesce sempre a sorprendere i suoi fruitori, a partire dalle poesie fino alle canzoni, e Dizionario degli amori impossibili non è da meno. Siamo di fronte alla sua prima opera di narrativa, e speriamo ovviamente di poterne avere ancora.

L’agile volume nasce nel catalogo Neo e fiorisce nelle librerie dei cuori infranti, delle persone in aria di conoscenze, degli sposini che non sanno a cosa andranno incontro. Laddove c’è traccia di incontri sentimentali, il libro è libero di agire.

Il tema sembra congeniale all’autore, perché figura spesso nelle sue produzioni. Tra le sue poesie seguiamo molte storie che, con lo stesso piglio linguistico, si uniscono e si disfano, si ricompongono e si imprimono tra le righe magiche del foglio; e anche le canzoni orbitano attorno alle relazioni spesso e volentieri.

Del resto è un campo così ampio da poterne scrivere, appunto, un Dizionario degli amori impossibili, catalogati rigorosamente in ordine alfabetico per argomenti dominanti. 52 racconti brevi (ma anche brevissimi) per comprendere qualcosa in più sui rapporti di coppia. Sì, perché le situazioni sono grottesche, fuori dal comune, impossibili, ma gli amori del volume racchiudono molti dei tic e delle idiosincrasie che finiscono per svilupparsi nelle unioni affettive di oggi, ieri e domani.

È davvero difficile parlare della scrittura di Ivan Talarico senza riportarne estratti, quindi vi beccate il suo Silenzio:

A Etio e Finomèna fin da piccoli piace giocare, ma non perdere.

Così quando iniziano a giocare al gioco del silenzio, nessuno si arrende all’altro.

Passano i giorni e i genitori credono che i bambini siano diventati muti. Passano gli anni e ormai tutti sanno che loro non parlano più. Si fidanzano e si sposano senza dirsi mai “ti amo”. E questo succede a molti, che non si amano veramente. Ma loro in realtà si amano profondamente e anno dopo anno il loro amore cresce taciturno. Danno alla luce un bambino e una bambina. Alla nascita del primogenito sembra quasi che Etio stia per parlare, ma è un falso allarme.

Invecchiano insieme e, sul letto di morte, finalmente lei lo guarda e gli dice «Addio».

Lui le risponde, felice di aver vinto, che il gioco è finito, ma in realtà l’ha perduta per sempre.

Ecco, la scrittura è limpida e chiara, e in questo modo può esprimere con estrema chiarezza ogni corto circuito concettuale. Tutte le storie mettono a nudo i problemi che noi stessi creiamo sui ricami delle coperte in cui ci avvolgiamo per sentirci protetti, e che invece diventano mantelli che bloccano le possibilità di dialogo con l’esterno. Dizionario degli amori impossibili è la forbice con cui sfilacciare la pesante cappa di incomunicabilità, è una raccolta di exempla per mutare in meglio. Qualora non dovesse riuscirci, rimane un libro ricco di umorismo grottesco, una collana di perle surreali e spesso poetiche, una cassetta di pioli per salire sul ripido rilievo della lingua italiana dalla parete del gioco linguistico mai fine a sé stesso.

Il caso più evidente è nella scelta dei nomi, la cui importanza è testimoniata dall’elenco in coda al volume. Ivan Talarico diventa un novello Adamo e conia nomi nuovi per i suoi personaggi, perfetti nella loro originalità, come Attima e Secondo, Sidro e Vantia, Divelto e Stolia.

I capitoli sono commentati in apertura con le illustrazioni di Antonio Pronostico, che rappresenta le lettere del dizionario con una coppia in posizioni improbabili, unita ma distante, esattamente come per l’immagine in copertina.

Nell’attesa del prossimo libro, per attenuare la voglia di divertita bellezza che lascia questo volume, potete approfondire l’autore sul suo canale youtube. E sul sito trovate anche gli accordi delle canzoni!

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

Lascia un commento