Con tutto il mio cuore rimasto – Rosario Palazzolo

Con tutto il mio cuore rimasto di Rosario Palazzolo è un libro complesso, seppur narrato dalla semplice voce di un bambino. Il protagonista del volume targato Arkadia, Concetto Acquaviva, esprime dubbi sulla realtà che lo circonda; ogni minore interroga ciò che conosce per la prima volta, ma spesso tendiamo a dimenticare le difficoltà di tutti i nuovi giorni che abbiamo incontrato durante la crescita. Le amicizie, la scuola, la famiglia, ma anche gli elementi che meno rimangono impressi, che diamo per scontati. E così abbiamo esaminato, da piccoli, le discendenze dei nomi o i tic linguistici, ma con un pensiero laterale che esulava dai costrutti degli adulti.

La nonna diceva sempre a Concetto che era troppo puro di cuore, e aveva ragione da vendere. L’ingenuità però è l’arma che permette al giovane di sopravvivere, di andare avanti. È genuino e si diverte a sentire le storie del padre meccanico, che usa strumenti e oggetti di lavoro per costruire i suoi intrecci, segue i precetti che impara a scuola e a catechismo.

Ha un interlocutore speciale: Gesù. Nel suo quadernetto intesse un dialogo con la persona più speciale di cui abbia mai sentito, prova a spiegare eventi, a trovare il filo in una vita breve ma ricca di drammi familiari e interiori. Proprio la religione, quel Padre Ettorino, finirà per aggiungere problematiche indicibili. In questo, il monologo di Concetto è formidabile e rende unico Con tutto il mio cuore rimasto.

Nella solitudine di una stanza da cui non può uscire – scoprirete il motivo leggendo il romanzo – confida tratti del suo mondo, e lo fa nella sua lingua; è una voce ricca di neologismi, calchi siciliani, strutture ancora incerte ma di ottima trasmissione al lettore.

Concetto arriva forte e chiaro, si spiega nelle note, commenta persino la Vita di San Francesco, e nella stanza in cui è segregato conosce la rabbia e la determinazione. Qui vediamo al meglio la bravura di Rosario Palazzolo, drammaturgo, che non snatura il personaggio e anzi ne mostra la crescita improvvisa che solo il dolore, purtroppo, sa formare. La credibilità della scrittura emerge anche dai muri di testo con pochissimi punti, a ricreare le scarse pause dei bambini che, puntualmente, terminano di parlare con la voce strozzata dalla mancanza di fiato.

La costruzione dell’intreccio svela le carte poco a poco e i colpi di scena sono ben calibrati. La bellezza di certi dialoghi mi spinge a cercare altri testi di Palazzolo, ma di certo Con tutto il mio cuore rimasto terrà un posto speciale.

A dir la verità la narrazione sembra perfetta per un film, e la mia speranza è di poterla ammirare sullo schermo.

Aniello Di Maio

Aniello di Maio è nato l’ultima volta a Castellammare di Stabia (NA), ma si definisce pescarese per evitare lo spirito di competizione. Allevato da un diplomatico presso l’ambasciata spagnola, ha acquistato un veloce eloquio, così veloce che è meglio leggerlo che ascoltarlo. Ha amato così tanto studiare Lettere moderne che ha trascorso almeno il doppio degli anni fuori corso, un po’per l’ansia dilagante, un po’perché non riesce ad essere serio a lungo. Neanche in quattro righe di biografia.

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