Clorofilla – Giulio Mosca : recensione

Giulio Mosca è noto su Instagram come Il Baffo; il suo feed è caratterizzato da bellissime vignette in cui i due giovani amanti protagonisti si scambiano effusioni e pensieri più o meno profondi. Chi ci è passato almeno una volta, avrà sentito il forte impulso di condividere uno dei suoi post, o almeno screenshottarlo per ricordo. Clorofilla è il suo quarto libro, la sua terza graphic novel (ha scritto un volume di poesie dal titolo Le poesie si possono disegnare) e il suo primo lavoro per Feltrinelli Comics.

Se ho definito Limoni di Emanuele Rosso una raccolta di brevi case study sulle relazioni tra uomo e donna, posso azzardare che Clorofilla ne è un esempio abbastanza articolato.

Infatti il protagonista della graphic novel ripercorre tutta la storia con la sua ragazza, mentre la loro auto sta per cadere in un burrone, proprio come accade nei film.

Alfonso, questo il nome del nostro eroe, è un grafico che ha un romanzo nel cassetto e ha la strana fissa di portare la macchina da scrivere con sé nei bar come fanno nei telefilm americani. Conosce Martina ad una cena a quattro e scatta qualcosa tra loro. I due iniziano a messaggiare, a frequentarsi e, con il tempo, diventerà qualcosa di serio.

Clorofilla 1 - Il baffo
Mi raccomando, niente di serio

Come succede con una piantina, vediamo la relazione di Alfonso e Martina crescere pian piano, fiorire, maturare e, ad un certo punto, appassire. In ogni capitolo viene narrato un flashback in cui il protagonista ricorda quanto ogni aspetto della relazione fosse meraviglioso all’inizio della sua storia d’amore e di come pian piano le cose siano cresciute e poi rovinate. Un pessimista o un realista direbbero che è il ciclo della vita: ogni cosa è destinata a finire. Per nostra fortuna Il Baffo è un sognatore innamorato (Martina esiste!) e ci regalerà un tenero e botanico lieto fine.

Clorofilla 2 - Il baffo
Tipico esempio di due cuori e una piccola giungla

Se conoscete già lo stile di Giulio Mosca, o se avete sbirciato il suo profilo Instagram, avrete notato che ha uno stile inconfondibile proprio come i suoi baffi. Le sue tavole sono caratterizzate da un tratto semplice ed una tavolozza di colori essenziale e poco naturalistica. Alla semplicità fa da contraltare la creatività dell’autore; la sua bravura sta dunque nell’ideare situazioni che, essendo quotidiane e banali, colgono l’animo dello spettatore. Nelle vignette del Baffo, quotidiano e poetico si incontrano; e sembra di entrare visivamente in una stupida canzone d’amore di Tommaso Paradiso o nella stanza dal soffitto viola di Gino Paoli (NdA. Il mio account Spotify fa strani accostamenti, me ne rendo conto). Inoltre l’autore mette in bocca alla sua coppia tutte quelle cose un po’ stupide, romantiche e zozze che effettivamente diciamo (o vorremmo dire) nei momenti di profonda intimità.

La storia di Clorofilla riesce ad esaltare questo giocare tra reale e irreale soprattutto andando oltre la rappresentazione della dinamica di coppia. Ci presenta quindi una storia abbastanza articolata e avvincente. Si passa dall’istantaneità tipica dei social a qualcosa di più “alto” e complesso pur mantenendone l’atmosfera e lo stile.

Leggere Clorofilla mi ha fatto riflettere che in amore non è mai tutto perso (o quasi); lo consiglio a tutti i millennials, soprattutto a quelli romantici, appassionati e sognatori. <3

Laura Perrotti

Nata quasi trent’anni fa, non ricordo un momento della mia vita in cui non ho avuto un libro sul comodino. Amo tutti quei romanzi che riescono a farmi andare lontano (ma non troppo) con la fantasia… sarà per questo che sono finita a voler occuparmi di cinema? Ho uno strano debole per i classici dell’Ottocento francese e del Novecento italiano ma non sono la tipica snob che tira dritto davanti alle nuove uscite.

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